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in Italy4 days ago (edited)

Un'estate insolita, ovvero la neve in agosto, in diretta dalle fumose e improbabili psichiatriche STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO: IL RETROCASA XVIII
L'infermiere psichiatrico Emilio Lanucci guardava mestamente fuori dei vetri del balcone del monolocale preso in affitto che abitava. Nevicava, nevicava e nevicava, a dispetto dell'agosto inoltrato e del sole che splendeva alto nel cielo. Quello specifico anno, tra l'altro, aveva nevicato pure a giugno e luglio, tale e quale i trent'anni precedenti, ai tempi dei suoi esami di maturità. Nel rammentare antiche memorie del tempo che fu, un brivido gli percorse la schiena. Ma non soltanto l'estate si stava rivelando insolita, una vera e propria estate marzolina. Tutto quanto l'anno in corso, come allora, si poteva definire più marzolino che mai, alle soglie del quarto millennio. Dai vetri del balcone si poteva osservare un prato fiorito tra gli alberi e la campagna in relativa lontananza, la vista del quale avrebbe dovuto rallegrarlo.

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VERANO - INUSUAL - TORMENTA - DE - NIEVES - EN - AGOSTO (l'immagine che partecipa al concorso)

Ma Emilio era assorto in tetri pensieri a causa delle curiosità marzoline che personalmente lo perseguitavano da una vita e a tutt'allora continuavano a perseguitarlo. Tra l'altro, nello specifico anno in corso aveva quasi pure rischiato la galera, esattamente nel mese più marzolino dell'anno, vale a dire il famigerato e più che mai marzolinissimo aprile, non fosse stato per l'intervento del lungimirante professor Albert Heinz, il suo primario ospedaliero.
Quale prima grivia, durante una perquisizione da parte dei dirigenti medici e del caposala, era stata reperita nel suo cassetto dell'armadio del personale sanitario un'immagine di Elliot Rodger, l'assassino di Isla Vista vissuto a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, che ovviamente non ci aveva messo lui. Il suo primario gli aveva creduto, a dispetto delle evidenze che lo tacciavano quale ammiratore di un criminale psicolabile, ma ciononostante, le grivie non si erano fermate lì. Per non parlare della verità inconfessabile che consisteva nel fatto che Emilio Lanucci era anch'egli un incel, ma non si sarebbe neppur lontanamente sognato di ammirare alcun delinquente e men che meno di invidiare o peggio, emulare individui di tal risma. Il suo essere incel si limitava unicamente al celibato involontario e al credere nella teoria della Red Pill. Tutto lì. Emilio non desiderava neppure la vita libertina e dissipata che per l'incel medio frequentante il forum Inceltudine costituiva il più vivo anelo. Nemmeno incolpava la schizzinosità delle donne della singletudine di parecchi uomini, come facevano fin troppi incel. Dopotutto, qualora pur fosse vero che in città alle soglie del quarto millennio la schizzinosaggine serpeggiava tra il gentil sesso, neppure gli ometti scherzavano. Specie coloro che nei forum a tema e dintorni venivano classificati come sei o peggio, come cinque. Ma pure qualche quattro. E se questi ultimi puntavano troppo in alto, perchè mai le donne non avrebbero dovuto fare altrettanto? Tutto quel che semmai all'infermiere Lanucci premeva, era il riuscire a mantenere le apparenze. Detestava suscitare la commiserazione altrui, della quale già ne aveva avute le tasche piene da ragazzo. Preferiva di gran lunga che chiunque lo circondava lo credesse un volcel, vale a dire un celibe volontario. Emilio infatti non confidava le sue pene se non ai colleghi del forum Inceltudine, che non avevano idea di chi lui in realtá fosse e frequentava a insaputa di chiunque, dietro l'username Dimenticatoio. Username perfetto per dimostrare che certe grivie e paturnie vanno dimenticate, anzichè evidenziate.
Pure, quale seconda grivia, per qualche curiosissima ragione, forse ancor più curiosa delle nevicate estive, sembrava che in reparto psichiatrico qualche collega e pure qualche OSS avesse intuito del suo stato e proprio in quell'aprile marzolino dell'anno in corso, dato che si sentiva addosso i loro sguardi significativi. E non perchè fosse un Adone, era certo il Lanucci. Emilio sapeva benissimo di possedere un profilo birdcel*, così come veniva definito nel gergo Redpill chiunque, specie uomo, fosse caratterizzato da arretratezza mandibolare, che nel suo caso specifico si ritrovava particolarmente accentuata da una seconda classe scheletrica, naso pronunciato e fronte spiovente. Secondo i forumini incel, una donna con tali caratteristiche non finiva invece altrettanto penalizzata quanto un uomo, potendo apparire finanche passabile e piacente. Ai colleghi forumini uomini in tali condizioni, l'amministratore Borboncino consigliava la chirurgia plastica. Ma come gran parte degli incel, Borboncino doveva credere di vivere su Nettuno. In città alle soglie del quarto millennio, chi mai poteva pemettersi di buttare palate di denari in faccia al chirurgo plastico se non un miliardario? E dunque il Lanucci preferiva di gran lunga passare inosservato e mai richiamare l'attenzione altrui per questioni diverse dalle lavorative, di studio o che in ogni caso non avessero niente a che vedere con il suo aspetto e la sua vita personale. Ma sembrava che dal reperimento della famigerata immagine di Elliot Rodger, la sua persona risultasse posta in evidenza. Eppure Emilio Lanucci non aveva mai fatto parola con nessuno a riguardo della sua inceltudine, neppure con il suo migliore amico, l'infermiere Biagio Gralli, che conosceva sin da quando era entrato a lavorare in ospedale, parecchi anni avanti. Strano. Stranissimo, dato che finanche il primario del reparto, il professor Heinz, aveva mantenuto il più assoluto riserbo sulla faccenda e i dirigenti medici e il caposala avevano fatto altrettanto. Da seri professionisti, avrebbero comunque taciuto anche se il professor Heinz non avesse intimato il silenzio.
Ma il peggio, vale a dire la terza grivia di quel famigerato aprile marzolino doveva ancora arrivare, quando per un filo non era finito accusato del tentato duplice omicidio ai danni della dottoressa Rossi e del suo fidanzato, avvenuto durante un evento che si stava tenendo nei giardini dell'ospedale comunale. Quel giorno il Lanucci aveva lavorato nel turno del mattino. All'uscita dall'ospedale aveva incontrato il suo migliore amico, l'infermiere Gralli, che quel giorno avrebbe fatto la notte in reparto. L'amico Biagio aveva dovuto passare per la farmacia dell'ospedale per ritirare il kit di farmaci e dispositivi sanitari periodicamente riservato agli infermieri, che il giorno avanti s'era dimenticato di prendere Avendo notato Emilio particolarmente mogio, aveva insistito per accompagnarlo a casa e s'era trattenuto con lui davanti a una tazza di camomilla, che doveva conciliare il sonno a entrambi. Biagio lo avrebbe lasciato soltanto per rincasare e apprestarsi alla dormita pomeridiana prima di iniziare il suo turno. In realtà, Emilio quel giorno avrebbe preferito andare a trovare una sua parente, una cugina paterna molto più grande di lui, l'unico familiare che gli era rimasto in vita. Ma Biagio Gralli aveva insistito affinchè andasse a riposare perchè non lo vedeva affatto in gran condizioni di spirito. Emilio aveva ascoltato l'amico, o meglio, aveva più che altro ceduto per quieto vivere. Per quanto stanco, avrebbe preferito distrarsi con la sua parente che gli voleva davvero bene e possedeva una certa qual dote che riusciva a metterlo sempre di buonumore. Pazienza, una volta sveglio, qualora non si fosse già fatto buio, sarebbe andato a correre nel prato che nel presente momento guardava dai vetri del balcone mentre cadeva la neve di agosto. Ma no, aveva invece dormito come un sasso durante parecchie ore, quel pomeriggio. Era buio ed era pure ora di preparare la cena. Alle nove si sera, poi, non era certo il caso di andare a correre sui prati. La città, già alquanto pericolosa di giorno, specie nei quartieri periferici come il suo, per non parlare poi degli edifici popolari, di notte poteva diventare alvo di tragedie. A tarda ora e senza avere ancora cenato, non gli era rimasto neppure il tempo di entrare nel forum a tema inceltudine. Ma se l'indomani fosse riuscito a buttarsi giù dal letto più presto del solito, magari avrebbe potuto andare a correre prima di recarsi al lavoro. La corsa lo faceva sentire meglio. Sui prati, poi, gli metteva pure l'allegria dello stare a contatto con la natura, sia pure quella poca natura offerta con il contagocce dalla grigia e fumosa città, votata al cemento armato, all'edilizia selvaggia e ai bagliori del commercio. S'era infatti l'indomani svegliato prima delle quattro del mattino, complice forse il pomeriggio precedente di sonno. In reparto avrebbe dovuto entrare alle sei, quindi il tempo di anche soltanto un quarto d'ora di corsa l'aveva. L'autobus avrebbe impiegato mezz'ora per portarlo al lavoro. Emilio prendeva sempre quello delle cinque e venti quando faceva il mattino. Ma, ulteriore stranezza, non era riuscito a trovare la sua tuta nera da corsa da nessunissima parte. Nell'armadio, al solito posto, non c'era. Forse l'aveva infilata nel cesto della biancheria sporca e non se ne rammentava. No, non c'era. E neppure in lavatrice. S'era allora provato a setacciare tutto il monolocale, compresi il bagno, il ripostiglio e il balcone. Sotto il letto. Niente. Mah. Pazienza, ne avrebbe comprata un'altra, di tuta. In fin dei conti, non avendoci nessuno da mantenere e contentandosi di un vita in modalità minimalista, ben poteva permettersi la spesa. Credeva che non fosse stato birdcel, sicuramente avrebbe figurato come un buon partito, coi tempi che correvano alle soglie del quarto millennio. Invece in vita sua s'era preso talmente tanti due di picche da smettere di farsi avanti con l'universo femminile oramai da anni. Come peraltro, del resto, accadeva pure a parecchie donne in città, a dispetto delle affermazioni degli abitanti del pianeta Nettuno votati all'inceltudine, secondo i quali perfino donne di scarso valore estetico, come essi definivano quelle che ritenevano sotto il cinque, qualcuno sotto il quattro, se la passavano molto meglio di loro. Oramai Emilio si contentava di avere un buon lavoro, rispettabile, e un discreto e sicuro stipendio, cosa che non certo in tanti potevano vantare in città alle soglie del quarto millennio. Da ragazzo, quando la schizzinosaggine unita a una certa dose di spensieratezza aveva caratterizzato anche lui come parecchi suoi contemporanei, ci aveva quasi rimesso la pelle, pur di tentare di conquistare, invano, una bionda mozzafiato musicista in erba, figlia della coppia di architetti più rinomati della città. Conosciuta per puro caso nella nevosa estate dei trent'anni precedenti, durante gli esami di maturità, quando a causa di una manutenzione straordinaria di più edifici scolastici, il liceo che frequentava Emilio era stato temporaneamente sbolognato nella scuola privata cittadina più prestigiosa e cara che si potesse immaginare. Siccome il suo allora migliore amico e compagno di scuola, davvero un bel ragazzo, era entrato nelle grazie dell'elitario circolo sociale della bella proprio grazie al suo aspetto, s'era trascinato dietro pure Emilio, a dispetto del fatto che quest'ultimo veniva pressochè ignorato dalle nuove conoscenze. Che non mancavano di deriderlo non appena girava le spalle. E già, premesso come la buttava in città nel trentesimo secolo: un birdcel figlio di modesti impiegati aziendali di nessun livello che contasse non rientrava tra le compagnie più raccomandabili per i rampolli dell'élite cittadina. Ciononostante, in occasione dei festeggiamenti di fine maturità della bella figlia dei rinomati architetti, che era uscita dal liceo musicale con il massimo dei voti, Emilio aveva accettato un invito per Campo Felice, nome che si sarebbe rivelato ben presto cinico a causa della disavventura che gli sarebbe piombata addosso, una stazione sciistica abruzzese ubicata nei paraggi di Roma e raggiungibile dalla sua città in poco più di due ore in auto. La ragazza amava svisceratamente gli sci. E dato che, a dispetto del periodo estivo, nevicava che era un piacere, tanto che l'agosto pareva proprio gennaio, come non approfittare dell'occasione? Emilio Lanucci, per la verità, non aveva mai visto un paio di sci neppure nei suoi sogni più sfrenati. Quello era uno sport per ricchi e benestanti, non certo alla portata del figlio di due impiegatucci. Ma per amore della bionda musicista aveva fatto del suo meglio per atteggiarsi in un novello Alberto Tomba del trentesimo secolo...rimediandoci la frattura del femore sinistro, del braccio destro e di due costole. Ed era rimasto vivo e senza disabilità motorie permanenti per miracolo. I suoi genitori avevano venduto l'unica casa in cui la famigliola abitava ed erano finiti in affitto per riuscire a pagargli le spese ospedaliere e la successiva riabilitazione. Emilio si sentiva in colpa fino ad allora, pure a distanza di anni dal loro decesso. I suoi genitori erano stati oltremodo comprensivi, non esigendogli di trovarsi un lavoro qualunque, una volta riabilitato, per farsi aiutare con le spese dell'affitto, del condominio e utenze. Dato che, inutile girarci attorno, avevano perso la casa per colpa di tale sua prodezza. E gli avevano permesso di proseguire gli studi. Era stato durante il ricovero riabilitativo che gli era sorto il desiderio di diventare infermiere psichiatrico. Se non poteva disfarsi delle sue più grandi grivie e paturnie, se non poteva avere la ragazza dei suoi sogni, che gli era rimasta nell'anima nonostante la sprezzante indifferenza di lei che rasentava il dileggio, quantomeno da infermiere psichiatrico poteva alleviare le sofferenze dei pazienti che finivano ricoverati a causa di una vita infelice simile o peggio della sua.
Per dire basta al crogiolarsi in pensieri malinconici in solitaria, non potendo andare a correre senza la tuta, si era messo davanti al suo notebook, quantomeno per rimediare una chiacchierata con i colleghi forumini. Ma quella non doveva proprio essere giornata. Non appena aperto il forum, si era ritrovato davanti un link dai caratteri cubitali, postato dalla utente senior Nausicaa Lacunosa. Un fatto di cronaca nera. Quando Emilio ebbe aperto il link, quasi non aveva potuto credere ai suoi occhi...

*Nel termine birdcel mi sono imbattuta per caso nelle mie ricerche. Il significato è esattamente quello della descrizione del viso di Emilio in questo capitolo, ma non credo affatto sia penalizzante quanto l'universo incel che vive su Nettuno afferma. Quanto al pecedente termine volcel, sta per voluntary celibate, in contrasto con incel che significa involuntary.

Disclaimer: immagine creata con bing.com (intelligenza artificiale) per seguire le regole del concorso Digitaly crea un'immagine (attraverso l'uso della IA). Quanto al testo, invece, è farina del mio sacco.

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Disclaimer in English: image created with bing.com (artificial intelligence) to follow the rules of the Digitaly competition create an image (through the use of AI). The text, on the other hand, is all my own work.

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Disclaimer en español: imagen realizada con bing.com (inteligencia artificial) para seguir las reglas del concurso Digitaly crear una imagen (mediante el uso de IA). En cambio, el texto es toda cosecha mía.

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The image of snow in August creates such a surreal and terrifying atmosphere for Emilio Lanucci's story. Your ability to combine his dark thoughts with the eerie weather really captures the reader's imagination. The juxtaposition of his personal struggles and the strange world around him makes for a fascinating narrative. Good luck Emilio's character is deeply developed and relatable in his inner battle. The way you explore his insecurities and interactions with his peers adds a rich layer to the story. An unusual summer backdrop with snow only adds to the sense of otherworldliness and isolation he feels. This is a beautifully crafted piece.

Thank you friend for the appreciation! This post is a chapter of the second part of my e-book STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO (the timing environment is the XXX century in an unnamed city😂), dedicated to steemit and began last year for the sake of Digitaly.

Thank you, friend!
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