L'ultima Macedonia di fine estate: storia di un viaggio a Skopje (episodio 4)steemCreated with Sketch.

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Skopje, Monte Vodno, la Croce del Millennio. Foto di proprietà dell'autore

Giunti a metà della nostra permanenza a Skopje e visitate già le principali attrazioni della città, è giunto il momento di esplorare anche i suoi dintorni. Le opzioni possibili per i due giorni rimanenti (l'ultimo abbiamo in mente di dedicarlo al totale relax e ai souvenir) sarebbero quattro, ma due di esse, la gita ad Ohrid, città dallo splendido lago omonimo patrimonio dell'Unesco e quella alla capitale del Kosovo, Pristina, risultano difficili per questione burocratiche, di tempi e costi.

La scelta per la prima delle due (della seconda parleremo domani, ancora ignari che ce ne sarà successivamente una tanto obbligata quanto inaspettata) è così ricaduta sulla Croce del Millennio, situata in cima al Monte Vodno. Per raggiungere la funivia che porta all'attrazione che domina Skopje (è visibile in un qualsiasi punto della città) si può optare per il pullman o i taxi, ma noi, da buoni camminatori, preferiamo sempre il mezzo più antico del mondo, i piedi.

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Vista della città dalla strada che porta alla funivia. Foto di proprietà dell'autore

Cinque chilometri non sono molti per chi ama camminare e visitare i posti con una certa lentezza, ma possono diventare infiniti se si sbaglia strada. Più o meno a metà infatti, Il buon Google Maps ci manda inizialmente su un sentiero di montagna adatto solo a camminatori esperti, che dopo pochi passi decidiamo saggiamente di abbandonare e dopo aver recuperato un po' di energie a suon di wafer e succo di frutta, comprati in un supermercato della zona, grazie ai consigli di una ragazza, troviamo la strada alternativa, percorribile a piedi da tutti.

Ad un certo punto però, sospettiamo che la sua esistenza sia in realtà da ricondurre ad una visione da overdose di zuccheri, dato che verso metà dell'ultimo tratto, a circa un chilometro dall'arrivo, la incontriamo nuovamente, impegnata nella discesa. Di fronte alle nostre facce sbigottite, ci saluta amichevolmente, assicurandosi che per noi vada tutto bene, e ci incoraggia sulla ormai prossimità della meta.

Deve probabilmente essere salita dal sentiero di cui sopra mentre eravamo impegnati con i wafer alla nocciola, e poi ridiscesa velocemente dal percorso semplice. O così, oppure, se preferite un certo romanticismo metafisico, poteva trattarsi di uno dei nostri Angeli Custodi, impegnato a guardarci le spalle e ad indicarci la strada per la durata dell'escursione.

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Foto di proprietà dell'autore

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Foto di proprietà dell'autore

Raggiunta la zona della funivia, che apre a cicli di mezz'ora, ci mettiamo in coda per la biglietteria e in un attimo siamo all'interno della nostra cabina. Il biglietto costa, andata e ritorno, 100 dinari macedoni per gli adulti (circa 1,60 euro) e la metà per i bambini, a fronte di un viaggio in funivia che dura circa dieci minuti. La vista sulla città è spettacolare, ma giunti alla meta si è tentati di abbandonarsi all'"effetto Capo Nord", dato che oltre alla grande croce, altra 66 metri, sembra non esserci altro da vedere.

La struttura a griglia, simile a quella della Torre Eiffel, è stata realizzata nel 2002, per celebrare i duemila anni di cristianità della Macedonia e l'attività evangelizzatrice di San Paolo. In realtà, un po' come in tutti i posti di montagna, basta spostarsi poco più in là dall'attrazione principale per scoprire una varietà di sentieri percorribili e panorami da immortalare.

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Foto di proprietà dell'autore

A qualche centinaio di metri dalla croce infatti, troviamo un parco giochi per bambini, la tanto ambita zona toilette e soprattutto tutta una serie di tavolini e panchine in legno, dalla spettacolare vista panoramica, sui quali consumiamo il pasto comprato dalla panetteria sotto casa (qualche byrek, un paio di simil-pizzette, i classici rotoli con dentro il wurstel, più qualche ciambellina fritta)

Passiamo sul monte Vodno buona parte del pomeriggio, guardando i bambini che si rincorrono su e giù da una grande casetta di legno, mentre sorseggiamo un thè preso al bar per scaldarci dalla temperatura affatto estiva. Nella zona della croce ci saranno malcontati una decina di gradi e se i più giovani sembrano non patire, noi vecchietti, anche timorosi per le nuvole nere che si affacciano all'orizzonte, preferiamo ad un certo punto richiamarli per intraprendere il percorso di ritorno.

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Foto di proprietà dell'autore

In discesa è un po' più facile, ma non trattandosi di biciclette, dove in teoria, naturalmente con degli opportuni freni, puoi permetterti di tornare anche senza pedalare mai, le gambe vanno fatte andare ugualmente, sollecitando altri muscoli. Giunti di nuovo nei pressi del supermercato, un ciclista ci supera a tutta velocità, augurandoci, in italiano, "buona giornata".

Data la velocità della discesa, escludo possa aver avuto il tempo di sentirci parlare nella nostra lingua madre, quindi anche in questo caso le soluzioni sono due: o abbiamo l'aspetto inequivocabile degli italiani anche di spalle, o si trattava di un "collega" della ragazza precedente e quel posto deve davvero essere ammantato di una certa spiritualità.

L'ultima tappa della giornata è in una pasticceria della zona, che vende, a circa un euro al pezzo, fette di torte, brioche e dolci vari. Dopo tanto camminare, direi che ce lo siamo meritati.

A domani.

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Sounds you had an awesome trip over there. These pictures are mind blowing and I'm visiting this post using translator to understand it well. Basically photos already represent our travel blogs and you’ve added such awesome photos to represent Skopje. Looking forward to next episode 😊

Thank you so much for this nice comment and for reading my post! The trip was beautiful and adventurous, with an unexpected ending, worthy of a TV series, which I will tell about in future episodes!

I love adventures and glad that you experiencing that over there. Looking forward to see more. Have a wonderful day!

Ovviamente meritano una cosa del genere, attira la mia attenzione quando parli dell'aspetto degli italiani, direi che è abbastanza difficile smettere di pensare che siano di questo paese quando li vedi, i lineamenti sono inconfondibili,dico questo perché sono entrato nei ristoranti italiani, in questi posti la gente è cordiale, anche il capo, sempre con il sorriso.

È una bella cosa questa, da italiano ti sono riconoscente per le belle parole! Forse è vero che l'aspetto di alcuni popoli è inconfondibile 😄

Wow I am fall In Love with This Beautiful Place

Thank you for your comment, Skopje is really a very beautiful place to visit!

Superinvitante, quella tortina che mi pare ai frutti di bosco (la rossa), ma temo che i paesi europei dell'est non siano per nulla adatti ai celiaci. Pensare che il purtroppo defunto marito di mia cugina (appunto quella celiaca) è del Montenegro, quindi per nulla distante da Macedonia e Albania. Ma mia cugina non sopravviverebbe un giorno, purtroppo.

Ora che mi ci fai pensare, mentre persino nel mio piccolo paesello del Vercellese oggi ne hanno inaugurato uno, nelle capitali dell'est che ho visitato credo di non aver visto nemmeno un negozio per celiaci...

Sicuramente non sono attrezzati perchè non conoscono la celiachia, tanto quanto è semi-sconosciuta pure in America latina (con la differenza che da noi si vendono alimenti alternativi a zero glutine (svariati tipi di riso, che qui è praticamente staple food, ma specie il Brasile è la terra della cassava). La rogna comunque rimane per i celiaci perchè a meno che di non affittare un appartamento, devono rinunciare alle ferie. I celiaci non possono rischiare con le cucine degli hotel a causa della contaminazione incrociata da glutine e non possono accedere a nessun ristorante per lo stesso motivo. Nel mio caso mi arrangio con il metronidazolo e il ciproxin perchè è una malattia infiammatoria cronica intestinale e non la celiachia (in questi casi la contaminazione incrociata quasi non rileva), ma nei paesi dell'est non potrei comunque andare in vacanza e tantomeno viverci, proprio come mia cugina, dato che pare impossibile evitare vagonate di glutine ovunque. E la cosa allora mi fa meditare sopra il fatto che i media potrebbero avercela raccontata (e in tal caso, sai che novità...). I paesi dell'est sono state le zone più esposte all'esplosione Chernobyl, ma curiosamente la celiachia tra loro non esiste. Mentre ci hanno sempre fatto credere che l'altissima percentuale di celiaci italiani, per non parlare poi della tiroidite di Hashimoto (che nella famiglia di mia zia hanno tutte le donne, compresa la cugina celiaca costretta ad assumere l'eutirox dalla tenera etá di 10 anni), sono conseguenza diretta dei cereali contenenti glutine contaminati da Chernobyl. A questo punto, i media se la raccontino pure tra loro, perchè allora hanno cercato di farvi fessi. Chissà qual è la vera causa d'innumerevoli malattie autoimmuni use colpire in Europa occidentale e mietere sempre più vittime, dato che qualche rivista medica s'è pure azzardata ad affermare che in pochi decenni tutti gli italiani sarebbero diventati celiaci.

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Leggendo la parte del ciclista mi hai fatto venire in mente un mio viaggio a Praga con gli amici dove, come successo a voi, chi si avvicinava ci parlava in Italiano anche se in quel momento non stavamo aprendo bocca per dare riferimenti. Probabilmente siamo inconfondibili :)

Credo di sì, magari la forma di gesticolare, la postura o altro. Poi nel caso del nostro ciclista forse era qualcuno che ci aveva già incrociati prima, in salita, senza che ce ne accorgessimo 😄

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