Montagna, spazi e marmotte - Valle Varaita

in #writing5 years ago

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Ed eccoci a salire per impervi sentieri nei grandi spazi della Montagna, la Montagna della Val Varaita, in provincia di Cuneo, la Provincia Granda.
Esiste al termine della Valle un luogo che si chiama Bellino, che è un cosiddetto comune diffuso, un comune composto da tanti borghi e frazioni nessuno dei quali porta il nome di Bellino…spero di essere chiaro.

Prima di arrivarci facciamo una salita molto bella e un po’ faticosa al lago Bagnour attraversando il Bosco d’Alevé. Dislivello 410 m, non tanto, ma subito la pendenza è tosta per dei principianti.

Ma che sensazione passare nel bosco d’Alevé, un bosco incantato dice qualcuno!

Per me è il contatto con la maestosità dei pini è la dimensione della natura complessa e avvolgente che mi dà forza.
Il toponimo è di origine occitana e significa bosco di pini cembri e l’Alevé è la cembreta più estesa delle Alpi. Si tratta di un bosco antichissimo che si fa risalire alle grandi glaciazioni del quaternario.

https://www.vallidelmonviso.it/valle-varaita/1044-2/

Fu ricordato nell’Eneide di Virgilio e anche nella Historia Naturalis di Plinio il Vecchio.
Ma la sorpresa più bella quando arriviamo in alto, è il Lago Bagnour, una piccola oasi lieta e sospesa tra cielo e terra. Certo le oasi sono nei deserti…ma le puoi trovare anche in montagna se hai immaginazione.

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Non siamo in Alaska o in Amazzonia, siamo in Italia a pochi passi dalla civiltà tecnologica o tecnoillogica, eppure si sa che di Italia ce n’è solo una, come la mamma. Insomma niente di enorme, ma così romanticamente pacificatore.
Ci siamo fermati lassù e per un attimo avremmo voluto non muoverci mai più.

Poi siamo andati a Bellino, l’ultimo paese di un ramo della valle, dove abbiamo alloggiato piacevolemente per 4 lunghi giorni di fine agosto.
Come dicevo Bellino è un luogo indimenticabile. Non è eccezionale per chissà quale prodigio della natura, ma perché ha una semplicità dedicata tutta alla montagna.
Dieci sono le borgate che lo compongono.
https://www.comune.bellino.cn.it/index.asp

In questo luogo trovi le sue meridiane, un patrimonio gnomonico costituito da 34 quadranti solari datato tra il 1734 e il 1934, un patrimonio completamente restaurato.

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E anche per queste meridiane Bellino è chiamato “Bellino solare”.
https://www.comune.bellino.cn.it/archivio/news/Le-Meridiane-di-Bellino_88.asp

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A Bellino ci sono anche un importante Osservatorio astronomico e il Museo del Tempo, nella Borgata Celle.

Ed eccoci a salire verso Pian Taversagn e lungo l’antica facile mulattiera.

Ma laggiù qualcosa si muove!
E’ la prima marmotta dell’anno che vedo.
Si muove grigia e agile lungo il torrente e poi sulle rocce. E’ un cucciolo di marmotta.
In alto la mamma marmotta fa la guardia, accucciata su una calda roccia.
Col mio binocolo Bushnell la guardo sorvegliare la prole.

Si sale e si fatica e ci si ferma un attimo accanto al torrente.

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Rocce, pietre…non c’è una roccia uguale ad un’altra, non c’è un albero uguale ad un altro, non c’è un filo d’erba uguale ad un altro. E’ così la montagna, una cosa complessa, varia, che forma un unicum che non ti stanca mai e ti rapisce con le sue dimensioni.

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Si fatica, ma i trekkers (non i fans di Star Trek) sanno che è una sana e gradita fatica.
Arrivo a 2010 metri di altitudine in questo vasto altopiano.
Il paesaggio è ampio e ti induce a leopardeschi pensieri d’infinito.
C’è vita. Una baita, un’altra baita, due cavalli e un mulo in un recinto.
Una baita dove piacerebbe vivere per qualche giornata a vedere il sole scendere dietro catene di montagne colorate di rosso e magari all’alba scorgere i camosci pascolare a pochi metri e fuggire arrampicandosi su rocce a picco.

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Nessun camoscio.
Mi accontento di un’altra famigliola di marmotte.
E' sempre una sorpresa vedere una marmotta.
Bisogna accoglierle con sguardo di bimbo queste sorprese!

Si mette a piovere. Non importa, siamo rudi camminatori di pietre.
Fradici ritorniamo a valle.
E ci facciamo una bella cena alla locanda L’Enventoour dove anche pernottiamo.
Il gestore è un tipo interessante, che ha passato parte della sua vita lavorativa nei rifugi di montagna e ama la Montagna.

Piatto tipico di queste parti le Ravioles che sono specie di gnocchi ripieni di formaggio del posto. Buonissimi.
E una birra artigianale, marca “Gli antagonisti” prodotta nel paese di Melle, sempre in Va Varaita.

Un'altra ascesa il giorno dopo.
Sbagliamo sentiero e ci troviamo allegramente in mezzo ad una piccola mandria di mucche che ci guardano perplesse. (Che ci fanno qua questi stranieri!)

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Le mucche, da vicino, sono grandi ruminanti, grandissimi…buongiorno.

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Abbiamo qualche vago timore che possano improvvisamente innervosirsi e caricarci, incornarci e così via. Ma è un timore che viene fugato dal buon senso. Queste mucche sono abituate all’uomo e forse ci guardano aspettandosi che diamo degli ordini, che le facciamo muovere.
E qua entra in ballo la nostra conoscenza sommaria della transumanza.
La transumanza è lo spostamento delle mandrie dalla pianura all’alpeggio, in alta montagna.
Questa è la transumanza verticale o piccola transumanza.
Diversa è la transumanza orizzontale (detta anche grande transumanza) che è lo spostamento di mandrie o greggi per vari chilometri da un punto geografico all’altro, da una regione all'altra, onde trovare pascoli fertili.

La transumanza all’alpeggio avviene, di solito, a fine giugno quando il tempo è buono e sulle montagne ci sono prati di verde e gustosa erbetta, che gli animali brucano con somma letizia.
Verso settembre, ottobre le mandrie vengono riportate in basso alle stalle.
Le mucche e i vitelli e i buoi vengono lasciati liberi giorno e notte, di solito, con controlli periodici dei pastori.
In casi più comodi le mandrie vengono riportate alle stalle se queste sono vicine all’alpeggio.
La cosa positiva in tutto questo è che l’allevamento è sano e le bestie crescono serene, pronte ad essere munte, dando ottimo latte e pronte ad essere…macellate…dando ottima carne.
(Vegetariani e vegani mi scusino per questa finestra “carnivora).
Parlando con un pastore che da anni fa questo mestiere, emerge che per i piccoli allevatori, il profitto proviene, purtroppo, solo dal macello perché il latte non dà più sufficienti introiti.
E mi raccontava il pastore che comunque egli si affeziona alle sue mucche, le riconosce dal carattere e dai comportamenti, ognuna ha la sua personalità e quando è il momento fatidico di portarle laggiù, ne è dispiaciuto.
E racconta che le mucche in qualche maniera presagiscono dal suo comportamento cosa sta per succedere.

Chiusa questa finestra sulla pastorizia eccomi per una nuova salita.
Impugnando un bastone di sostegno, salgo e salgo.
Ascolto il verso delle marmotte, vedo un falco pellegrino, un sordone (piccolo uccello che vive sulle Alpi), scorgo un picchio muratore, e lontano mucche e vitelli e qualche raro trekker in questo uggioso fine agosto.
E continuo a salire, non mi fermerò mai, sono ancora qua che salgo…in omaggio alla Montagna,

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ma anche in omaggio alle mucche e alle marmotte.

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Le foto sono dell'autore

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Luoghi splendidi da vivere in mezzo alla natura. Poi ci si ferma a gustare un buon caffè a Pontechianale sulla diga e voilà, giornata Top. Ciao.

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Keep up the good work!

posti bellissimi e d'incanto....io amo molto gli animali e in specie delle vacche mi colpiscono gli occhi grandissimi e bellissimi come pochi

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