La guerra dei Ducati. 02: Boku di Salor.
Prologo
Nel precedente capitolo abbiamo introdotto la geografia e la politica del mondo in cui questa storia si svolgerà. Oggi, invece, entriamo nel vivo del racconto. Introdurremo un piccolo e delicato personaggio che, sebbene vedremo solo due volte nel nostro percorso, suscita grande simpatia e tenerezza. Lo scopo principale di queste righe, tuttavia, sarà iniziare a conoscere il primo dei tre Signori di questa storia: Il Duca di Ramarok.
Boku era un ragazzino di 8 anni e si aggirava, da quando ne aveva memoria, nei quartieri più poveri di Salor. Ogni giorno si dirigeva verso il mercato per raccogliere qualche scarto di cibo da ingurgitare con avidità. Talvolta cercava di rubare piccole chincaglierie dai banconi per poi rivenderle a qualche passante per pochi soldi.
Solo il sole e le piogge scandivano l'incedere delle sue giornate.
Le miti primavere si alternavano a rigidi inverni caratterizzati da piogge torrenziali che riducevano il terreno in poltiglia fangosa e poi seguivano torride estati nelle quali il sole scaldava la roccia delle case fino a farla diventare rovente.
Boku non aveva genitori e nemmeno fissa dimora. Sua madre l'aveva lasciato ancora in fasce davanti al Convento della Pietà e dopo esserne scappato a soli 5 anni, dormiva nei pagliai oppure sotto qualche porticato o su qualche carro abbandonato.
Salor era una prospera città commerciale annessa al casato del Duca di Ramarok. Ogni giorno decine di persone si riversavano davanti le sue porte nella speranza di poter fare buoni affari. Il mercato era uno dei più grandi dei tre Ducati dopo quello della Città Oscura, la capitale del Duca di Reynwald.
Boku aveva sempre sentito parlare di quest'uomo come di una bestia sanguinaria la cui unica ragione di vita era conquistare Gortash, la capitale del Ducato di Delmdel anche detta Città Eterna. Senza dubbio era un uomo molto più forte, coraggioso ed abile se paragonato al proprio Signore che, al contrario, aveva la fama di essere un pusillanime dedito al vino ed alle puttane nonostante millantasse origini nobili ed esotiche.
"Mi dai quello?"
Boku si girò lentamente in direzione della vocina e vide un ragazzino poco più grande di lui che indicava con una mano sudicia il tozzo di pane che teneva in grembo e che aveva conquistato rubandolo al fornaio in fondo alla via.
"Quanto mi dai in cambio?"
chiese Boku. Il ragazzino pareva pensieroso. Boku scrutò con sapiente esperienza, nonostante la propria età, le tasche del suo interlocutore e vide che nessun rigonfiamento tradiva la presenza di un oggetto da poter scambiare.
"Posso darti una patata e tre noci. Le ho nascoste nello scantinato di quell'edificio abbandonato"
nel pronunciare quelle parole, il ragazzino mostrò i denti neri in un forzato sorriso ed indicò una casa di fronte a loro che aveva tutte le imposte chiuse.
Boku sentii un campanellino tintinnargli nella testa. Era sempre in allerta quando si prospettava una situazione nuova ma una noce era una merce facilmente scambiabile in quel periodo ed il ragazzino ne offriva addirittura tre. Fece un cenno con il capo e si alzò. La sua statura era già considerevole rispetto alla sua età ma il corpo esile tradiva una dieta frugale e saltuaria. Si allontanarono dal porticato che li proteggeva dalla pioggia inoltrandosi in un pantano fatto di fango e merda di cavallo verso l'edificio di fronte. Il ragazzino lo precedeva di mezza lunghezza e si girava nervosamente verso di lui ogni tre passi per controllare che ci fosse ancora.
Arrivati davanti all'edificio si infilarono in una crepa della porta di ingresso e si trovarono al buio in un ambiente che odorava di muffa e verdura marcia.
"Dammi la mano"
disse il ragazzino ed afferrando il braccio di Boku lo condusse in un corridoio stretto e lungo che iniziò a scendere dopo una decina di passi. Durante la discesa delle scale vide una flebile luce di candela illuminare l'ambiente sottostante. Alcune ombre danzavano sulle pareti di una stanza stretta e lunga che, una volta, doveva essere una cantina per il vino ma era diventata il rifugio di alcuni disgraziati come lui.
"Cos'è questo posto?"
chiese Boku. Il ragazzino lo guardò e sfoderò nuovamente il suo sorriso che nella penombra sembrava la caricatura di un elfo dei boschi.
"Mi chiamo Doof e ti do il benvenuto nella nostra dimora"
e a queste parole allargò le braccia indicando una mezza dozzina di ragazzini più o meno della sua età che lo guardavano con curiosità.
Nei mesi successivi Boku elesse quel luogo a propria dimora. Finalmente aveva un tetto sulla testa e nelle notti più fredde poteva stringersi agli altri alla ricerca di calore. Imparò a conoscere i suoi nuovi compagni e ad apprezzarne pregi e difetti. Tutti erano mossi da un autentico desiderio di rivalsa verso una società ingiusta; tutti avevano un passato burrascoso caratterizzato da abbandoni, percosse e maltrattamenti; ma soprattutto, tutti cercavano di sopravvivere. Nella cantina di quel palazzo abbandonato dimoravano cinque ragazzi e tre ragazze. Ognuno di essi cercava di collaborare e di assicurare la sopravvivenza al gruppo talvolta anche a discapito di se stessi con un'umanità ed un'empatia davvero encomiabile.
Lo stesso Doof, sorpreso ad uscire furtivamente dalla porta dell'edificio in un giorno d'estate, fu agguantato da una guardia cittadina che lo percosse furiosamente per sapere chi altri si nascondesse all'interno: il poveretto negò fino alla morte la presenza di altre persone dichiarando che era l'unico a soggiornare in quel luogo che gli abitanti della città giuravano fosse abitato dai fantasmi della famiglia che vi abitava precedentemente e che fu decimata dal colera.
Ogni giorno i ragazzi gironzolavano per la città alla ricerca di cibo e piccoli affari e la sera si trovavano nella loro tana per raccontarsi le storie apprese dai passanti, si scambiavano ciò che erano riusciti a racimolare e cercavano di trovare delle vie di fuga dalla povertà che li opprimeva.
Negli ultimi mesi, le voci più insistenti che riuscivano a carpire riguardavano storie di sangue e di lontane battaglie. Erano racconti di morte nei quali il Duca di Reynwald si spingeva sempre più a nord giorno dopo giorno. Il cammino di quest'uomo conduceva a Gortash ma su quel cammino c'era anche Salor e questa considerazione infiammava i cuoi dei ragazzi tanto d'ammirazione quanto di paura per il futuro.
Boku temeva che se il Duca di Reynwald fosse arrivato a Salor, sarebbe stato ucciso da qualche sua guardia o bruciato in qualche rogo appiccato dai nemici. Talvolta si svegliava di soprassalto nel cuore della notte completamente sudato perché sognava di essere trafitto da Reynwald in persona sebbene non conoscesse nemmeno il suo viso. Aveva saputo di una grossa cicatrice che attraversava la guancia sinistra del condottiero e nei suoi sogni si trasformava in un serpente che gli mangiava gli occhi senza pietà.
Altre voci parlavano del Duca di Delmdel, cugino di Reynwald. Costui non stava certo a guardare l'avanzata del suo avversario nonché consanguineo ed anche lui aveva intrapreso una campagna di conquiste nei territori del suo Signore. Tuttavia, nonostante fosse pressato su più fronti, il Duca di Ramarok, Signore di Salor, si limitava ad osservare lo scorrere degli eventi perdendo territori di mese in mese ed annaspando in goffi tentativi di diplomazia che terminavano sempre con la testa del suo emissario recapitata al mittente.
Boku non sapeva quale sarebbe stato il suo futuro ma di sicuro non voleva diventare come Ramarok il vile. Anelava ad essere saggio come Delmedel e potente come Reynwald ma per ora doveva accontentarsi degli scarti che i passanti gli gettavano come se fosse un cane.
Da li a poco, tuttavia, il suo destino sarebbe cambiato profondamente. Il Dio della Guerra aveva grandi piani per lui.
Solo che Boku ne era ancora all'oscuro.
Epilogo
Dopo aver conosciuto la geografia del mondo nel quale si svolgerà la nostra storia, in questo secondo capitolo abbiamo introdotto il primo dei personaggi di questo racconto. Rivedremo Boku più avanti ma non è il caso di anticipare altro. Abbiamo inoltre introdotto il flaccido e pauroso Ramarok che saprà regalarci altre perle di inettitudine in futuro.
Nel prossimo capitolo andremo direttamente a Gortash, la città eterna del ducato di Delmdel. Lo faremo introducendo un altro personaggio che avrà un ruolo fondamentale nel racconto: il suo nome è Schoer!
NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.
Indice
Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:
Sfoggi, giusto per utilizzare un termine che si sposa a meraviglia con il Medio Evo, una grande proprietà di linguaggio, associata alla stesura di un racconto molto ben fatto e interessante, molto valido tutto quanto, complimenti, caro Vittorio...
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Hai una grande capacità descrittiva @vittoriozuccala
Il tuo racconto sebbene è solo la prima puntata mi piace molto come mi piace l'ambientazione che hai scelto...vado subito a leggere la terza puntata
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Grazie caro.
Avere lettori appassionati é bellissimo.
Ho appena pubblicato il quarto capitolo
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