PostIT - n.62

Quante persone possiamo essere contemporaneamente? Donne e uomini, madri e padri, figlie e figli, nipoti, amici, amanti, fratelli e sorelle, colleghi, compagni di squadra, stranieri e conterranei, cittadini o migranti, un nickname su uno schermo, passanti che si incrociano su un bus o tra le strade della vita. Se ci si pensa, non si è mai gli stessi con tutti: ogni lato della personalità si esprime in modo diverso a seconda di chi si ha di fronte. Ci prendiamo le libertà più profonde con chi intimamente conosciamo e con cui si condivide davvero, fianco a fianco, un pezzo di strada; per alcuni possiamo essere le persone migliori del mondo, per altri ancora le più antipatiche. La verità non pende mai da un solo lato. E allora, quanti io esistono nell’arco di una sola giornata? Possiamo essere contemporaneamente tante persone e avere la libertà di farlo, senza pensarci, magari chiedendo scusa se si supera di troppo un confine. Possiamo essere completamente noi stessi, se vogliamo. Libertà: una parola che evoca cieli immensi e voli senza fine, con le ali spiegate. Ma anche il volo più libero prima o poi deve affrontare la tempesta: superare ostacoli, sfide e difficoltà per tenersi stretta la libertà di andare. Libertà è l’etimo della parola del giorno: liberazione, ovvero la restituzione della libertà. Che è quella storica che festeggiamo oggi, di scioglimento delle catene del giogo fascista e nazista, ma che diventa anche riflessione sulla libertà che abbiamo o pensiamo di avere. Che ci è stata restituita e che oggi non è alla portata di tutti. Che dobbiamo custodire e utilizzare saggiamente anche per prenderci la libertà di osservare, ascoltare, capire e tendere la mano a chi non ha neppure la libertà di opporsi alle violenze, a chi ti strappa i sogni e la vita, a chi ti getta bombe sulla testa e a chi ti impedisce di essere te stesso in tutte le infinite sfaccettature dell’io. Oggi, come sempre, sarete tante persone diverse in un giorno solo. Tra queste, cercate quella che riflette e datele ascolto. Buona lettura.

@dlenoz: disegno su carta di Ercole Farnese.

"Qual è il senso di tutto questo realmente?''

Continua a domandarsi Damiano innumerevoli volte. Nella profondità della notte, il Bianco cammina solo nel complesso, finché si imbatte nella stanza di Beatrice, quella ragazza che gli ha trafitto l'anima ed era come una calamita: ne viene attratto in una maniera sconsiderata. Beatrice è sveglia e insieme decidono di allontanarsi dalle stanze. I due innamorati, in un momento di pura magia, odono delle grida provenienti dalla Tana... Cosa starà succedendo?

La casa di carta è la serie spagnola che ha spopolato su Netflix (che ne ha acquistato i diritti qualche mese dopo la sua uscita). È una serie di 15 episodi su una rapina che avviene nel corso di pochi giorni, ma è particolare rispetto ai classici colpi in banca.

Se dovevo finire di nuovo sui giornali sarebbe stato per la rapina più grossa di sempre: 2400 milioni di euro.

Questo furto avviene nella zecca di stato di Madrid: la banda, composta da uomini e donne identificati con nomi di città come copertura, decide di far stampare tantissime banconote di euro nuove di zecca e impossibili da rintracciare. @serialfiller ci spiega come questa serie abbia varie impronte che ricordano il professore Walter White di Breaking Bad, Le iene di Quentin Tarantino e Point Break di Kathryn Bigelow. La serie presenta due difetti in particolare: l’eccessiva sospensione dell’incredulità richiesta allo spettatore e il mancato approfondimento della causa sociale che porta i rapinatori ad effettuare il colpo. Quest’ultimo tema è davvero importante e non viene sviscerato come meriterebbe.

Matera, capitale di cultura: oggi la esploriamo da un punto di vista diverso dalle solite "cartoline" dei famosi sassi! Perché guardare il lato inedito delle cose non può che fare bene.

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