Riflessioni nel cuore della metropoli (un racconto by @kork75)
Adesso sono di nuovo qui, nel cuore pulsante di questa metropoli, un formicaio umano che mi avvolge. Da tempo vivo in periferia, ma ora mi accorgo che il quartiere non è cambiato di molto. Negozi, bar, ristoranti, la scuola e la chiesa sono ancora lì.
Ricordo la nostra estate al mare, quella trascorsa insieme alla zia di tua madre e ai tuoi cugini, quando eravamo giovani: quattordici o quindici anni? Come un flashback, sento il profumo di salsedine e vedo l'abbagliante luce del sole che si rifletteva sui tuoi capelli. Eri bellissima, irraggiante. E io, timido e impacciato, mentre mi tenevi per mano, ho lasciato che quel momento magico scivolasse via tra le mie dita; eri già la mia diva.
Tornare in questo luogo, dove ogni angolo mi ricorda te, è come aprire una ferita che non si rimargina mai. Quel mazzo di fiori appassito che ti regalai alle medie è un simbolo tangibile della mia speranza perduta, un primo segnale del mio fallimento. Mi sento come un naufrago su un'isola deserta, circondato dall'acqua, ma che sta morendo di sete.
Ogni volta che incrocio qualcuno che ti assomiglia per strada, il tempo sembra fermarsi. Il tuo sorriso e la tua risata sono un'arma che mi trafigge il cuore anche a distanza di anni. Eppure continuo a cercarti, come un'ombra che insegue un fantasma. Ricordo ancora il palazzo dove vivevamo con le nostre famiglie, con le scale adornate di gerani e il portone verde. Camminando, forse lo raggiungerei. È lì che ho provato i primi battiti d'amore e lì ho lasciato che morissero, soffocati dalla mia indecisione.
Mentre percorro le strade familiari con il cuore pesante di ricordi, noto una figura in lontananza che somiglia incredibilmente a te. Il mio respiro si ferma e il tempo sembra congelarsi. Avanzo lentamente, sperando di non essere deluso. Quando mi avvicino, realizzo che non sei tu, ma la tua migliore amica dell'epoca.
"George?" domanda sorpresa, riconoscendomi. Il suo sorriso è familiare e mi riporta indietro nel tempo.
"Non ti vedo da anni!"
"È vero. Come stai?" rispondo, cercando di nascondere la mia sorpresa, mentre mi stampa baci e mi elargisce convenevoli.
"Sto bene, grazie! E tu? Cosa fai ora? Sei tornato in città?" chiede con un'espressione curiosa tempestandomi di domande alle quali non ho il tempo di rispondere.
"Sono qui per alcune cose personali" rispondo vagamente, evitando dettagli che non voglio condividere.
"Capisco" dice lei annuendo. Inevitabilmente il discorso finisce su di te.
"Devo dirle che ci siamo incontrati. È bello ricordare i tempi passati. Dovrei dirle di chiederti l'amicizia sui social. Lo farò sicuro! Stanne certo."
Mi sento eccitato all'idea di poter entrare in contatto con te.
"Sì, sarebbe bello. Scambiamoci i numeri di telefono" le propongo.
Iniziamo a parlare dei vecchi tempi, delle estati al mare e delle risate spensierate. Ma mentre conversiamo, il mio sguardo si fa serio.
"Parlami di lei. La vedi ancora?" chiedo.
Mi dice che ormai sei diventata un'attrice famosa e vivi una vita tua tra Hollywood e New York.
"Ti ricordi di quando eravamo giovani e tu non avevi mai avuto il coraggio di dirle come ti sentivi?" Le sue parole colpiscono come una freccia e la mia indecisione torna a tormentarmi.
"Ho sempre pensato che ci fosse tempo" rispondo quasi d'istinto, vergognandomi subito dopo per quella risposta; dentro di me so che è solo una scusa.
"Comunque, come ti ho detto, sono in contatto con lei sui social" aggiunge.
"Allora le dirò di darti l'amicizia. Teniamoci in contatto anche noi; non facciamo passare altri vent'anni."
Ci scambiamo i numeri di telefono e mentre lo facciamo una sensazione di nostalgia mi pervade; altri baci, abbracci e poi saluti, questo incontro inaspettato sembra aprire una porta a nuove possibilità.
Dopo l'incontro con Sandra e pensando a ogni volta che ti vedo in TV, sui rotocalchi e al cinema, il senso di colpa mi attanaglia come una morsa. Avrei potuto dirti tutto; avrei potuto lottare per te. E invece ti ho persa per sempre, gettandoti tra le braccia di un altro; e sì, è successo anche questo. Poi l'adolescenza finisce e inizia la vita, che ci ha allontanati prima dal quartiere, poi dalla città e infine da noi: quando abbiamo smesso di scriverci e telefonarci? Mi chiedo spesso se tu, anche solo ogni tanto, provi lo stesso dolore che provo io e se ti penti di qualcosa. Ma forse è meglio così; forse è meglio dimenticare ed andare avanti.
No non posso dimenticarti e poi dopo questo incontro inaspettato cammino con una nuova determinazione. La mia mente è in tumulto: l'amicizia sui social? Potrei finalmente affrontare il dolore e la paura che mi hanno bloccato per anni? Potrei scoprire e recuperare tutta la parte della vita privata che hai vissuto lontano da me? Questa possibilità mi eccita ma allo stesso tempo mi spaventa tremendamente.Eppure so che non riuscirò a farlo: spiare il tuo profilo a partire dall' anno 2004, il tuo ultimo sms.
Ti vedo ovunque, in ogni volto che incrocio. Sarà perché sei su quella enorme pubblicità ai bordi dell'autostrada? Ma non solo: mi sembra di scorgerti tra la folla della metropolitana e di sentire il tuo profumo nell'aria, profumo di viole. E ogni volta il mio cuore si stringe in una morsa dolorosa. Forse è una punizione che mi sono inflitto da solo, un castigo per la mia codardia.
Prendo lo smartphone e ti cerco sui social. Una telefonata? Rispondo: "Sì cara, ho finito adesso. Sono in centro... Prendo il primo taxi per la stazione e torno a casa. Baci ai bambini."
Greetings by @kork75👋
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