RE: La grammatica cinematografica come fattore di oggettività
Uhm... Penso che questo tipo di discorso potrebbe finire per essere dannoso. Un certo tipo di oggettività penso che esista nella valutazione di una qualsiasi poetica.
Lascio da parte l'aspetto "artigianale" che è chiaramente oggettivo (non sempre o in tutte le circostanze, lo ammetto, ma spesso lo è, o comunque nel novero dei gesti compiuti per costruire un'opera d'arte gran parte di essi lo saranno; mi riferisco al fatto "bene o male", tecnicamente).
Quindi lasciamo da parte questo discorso e focalizziamoci sulla poetica visto che l'intento è quello di parlare d'Arte. La poetica offre un'esperienza al fruitore. Che tipo di esperienza? E' quel tipo di esperienza empatica che dall'autore si trasferisce all'opera, dall'opera all'osservatore e dall'osservatore al resto dell'umanità per poi tornare indietro e iniziare nuovamente il giro, un cerchio o, per meglio dire, una spirale. E' l'ego di un autore che attraverso la sua opera manifesta un qualche tipo di universalità. Tutti questi passaggi hanno bisogno di completa sincerità, di assoluto altruismo, di nessuna paura nel mostrare ciò che si è. Sto parlando di autenticità di un'opera. Ma non confondete questo discorso col copyright :D L'autenticità è una predisposizione secondo la quale l'unico scopo del "fare" è l'opera d'arte, a costo di tutto e tutti.
Se questo esiste, esiste l'Arte!
Non so se avete capito quello che intendo, è molto difficile da spiegare (ed è forse per questo che a un certo punto si preferisce parlare di artigianato, non di arte, oppure che si inizia a dire che l'unica cosa che conta è il gusto, o l'affinità delle proprie convinzioni con ciò che si crede stia raccontando l'opera. Tutti dettagli! Insignificanti!).
Bene, quando questa auntenticità viene colta e respirata, dunque si sta parlando d'Arte. Qui sta l'oggettività, tant'è vero che tutte le grandi opere della storia non contravvengono mai a questo che, per come la vedo io, è un'assioma (considerato che finora ha sempre funzionato: dalle pitture rupestri all'Astrattismo).
Come riconoscerla questa autenticità? Qui casca l'asino (sempre che non sia già cascato qualche riga fa). Non tutti lo possono fare o potranno mai farlo, molto pochi; soltanto quelli che nel corso della loro vita hanno sviluppato un certo tipo di sensibilità artistica. Probabilmente in parte anche innata, ma in gran parte educata, nel corso dei decenni, a riconoscere i sintomi di questo approccio artistico. Sintomi che generano determinate sensazioni e impressioni che in molti casi sono inspiegabili utilizzando la parola. Ecco la difficoltà: ancora non siamo in possesso di nessuno strumento che possa descrivere esattamente questa esperienza. E io credo che il bravo recensore è colui che in qualche maniera riesce ad ovviare a questa mancanza riuscendo ad avvicinarsi il più possibile all'espressione del concetto che vorrebbe.
Credo sia molto più difficile fare critica che non fare Arte. Non è un caso se guardando alla storia possiamo ricordarci di tanti artisti, ma di molti meno critici. Provate a farlo l'esperimento: quanti artisti ricordate? quanti critici? Sono certo che la schiera dei primi sarà molto più nutrita nella memoria di tutti noi!