Tre per zero è uguale a tre - Libro I - Capitolo XI

in #ita6 years ago

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foto da https://pixabay.com/it/balletto-al-tramonto-tramonto-teatro-2450486/

CAP XI: Meglio di Romeo e Giulietta

Era il day after. Per Garrincha il primo giorno di una nuova vita.
Solo quattordici ore prima era steso sul letto matrimoniale dei genitori di Bianca nudo e pienamente soddisfatto di un amplesso durato ben cinque minuti. Preliminari inclusi.
Solo tredici ore e quarantacinque minuti prima era steso sempre su quel letto, sempre nudo, con Bianca soddisfatta al suo fianco per un secondo amplesso di quindici minuti.
Solo tredici ore, sempre prima, sempre a casa di Bianca, erano entrambi soddisfatti per un terzo amplesso di circa trenta minuti.
Solo dodici ore e cinquanta minuti prima, sempre a casa di Bianca, dovette scappare dalla finestra vestendosi a pezzi nel giardino, perché il padre era rientrato e lo avrebbe fatto a brandelli, dopo averlo scuoiato vivo.
Ora era a letto a casa sua, ore sette in punto della mattina, dopo aver dormito nove ore riempite da sogni che altro non erano il film di quel pomeriggio, a pensare se fosse meglio la realtà del giorno prima o la realtà onirica appena prodotta dal suo cervello.

«Cazzo, il giorno più bello della mia vita.»

E non si riferiva alla sua prima volta, anzi alle sue prime volte, di cui l’ultima definibile a posteriori come una scopata di altissimo livello. Si riferiva a Bianca. Quella ragazza non solo era una gran bella ragazza, non solo era intelligente e dolce, non solo era sveglia e smaliziata quando voleva. Quella ragazza era anche una bomba sia a letto che nel fare da
spalla a Garrincha nelle sue missioni alla ricerca della verità.
Ecco, questo lato di Bianca mi era sconosciuto fino ad oggi. Davvero, dovreste vederla. La ragazza incarna l’immagine della ingenuità. Acqua e sapone, pulita, sempre sorridente, a volte rasenta lo sciocco. E non è finzione, in fondo è tutto questo, tranne lo sciocco. Quello lo usa per non sembrare troppo intelligente, ed era questo che più mi colpiva ora. Non so se fosse stata sempre così o se la mia presenza avesse cambiato le carte in tavola, ma so soltanto che non me la sarei fatta scappare una così, anche se in realtà ne conobbi un altra di Bianca, migliore, ma questa è un altra storia. Il primo amore ti acceca, l'ultimo ti illumina, ma Garrincha era troppo giovane per distinguere le cose, ma abbastanza intelligente da essere consapevole che ad ogni modo Bianca fosse una ragazza sopra la media.

«E’ perfetta. Ci sto da paura, è simpatica, è un cazzo di agente segreto e ha un fisico che… che cosa gli vuoi dire ad un fisico così?» continuò a pensare guardando il soffitto.

«E poi che chiappe….»

«A Romeooo, te voi arzà che devi annà a scola?» interruppe delicatamente la madre, vedendo il figlio ancora in fase meditativa sul letto.

«Si, mi alzo… » disse mestamente, aggiungendo a bassa voce «manco gli unni svegliavano così i figli porco cazzo».

Il ragazzo si alzò con una mossa felina dal letto, fece una rapida doccia e di corsa giù per le scale.

«Ciao Mà, a dopo!» disse quando era già sulla prima rampa. I pensieri erano ancora fissi su Bianca, sopratutto sulle chiappe di Bianca. Non fece in tempo ad uscire dal portone che si sentì strattonare.

«Garrì e allora? Che cazzo di fine hai fatto?»

Era Balbo, che non vedeva l’amico dalla loro ultima missione.

«So passato a casa tua 'sti giorni e non c’eri mai, tutto a posto?» proseguì.

«Balbo tutto alla grande, non puoi capire che settimana. Ho pure scoperto come si chiama il professore.» disse Garrincha.

«Ammazza, proprio una settimana da urlo direi» replicò con ironia l’altro.

«A simpatico, vedi mica è successo solo questo… E’ successo pure che con Bianca…» e non finì la frase, lasciando ad un sorriso beffardo di concludere il significato del periodo.

«Noooo, ma che davvero? E bravo il mio Garrincha!» disse l’amico prendendoselo sotto braccio. «Allora ora ti devo guardare con rispetto, scopatore professionale che non sei altro» concluse Balbo ridendo.

«Comunque Garrì ti ricordi che hai un debito con me si?»

«Si me lo ricordo… Mi sdebiterò appena ti servirà una mano.»

«Ottimo, a breve ti faccio sapere, ci divertiremo!» e dicendo così si allontanò per andare verso il motorino.

«Ok Balbo, buona giornata!»

L’amico rispose con un cenno della mano, poi partì con una mezza impennata, con il casco appena allacciato, per non rovinarsi i capelli ingelatinati.

«A proposito di cose da fare, ora ho il nome del professore, come faccio a scoprire chi è e dove abita?»

Eh già, finalmente Garrincha aveva un nome e cognome, e poteva in qualche modo fare delle ricerche su quello strano tipo che era il professore, ma la domanda che si poneva era “come?”.

Quel giorno tra l’altro non lo avrebbe nemmeno incontrato a lezione, per cui avrebbe avuto la testa più sgombra del solito e avrebbe potuto ragionarci meglio, ma non ne ebbe il bisogno.
Mentre infatti era sull’autobus che lo avrebbe portato a scuola, mandò il buongiorno a Bianca, e ne approfittò per scrivere “cm lo scopro k è sto prof?”. Bianca rispose quasi subito, dicendo “ci vd dp scuola love”.

Garrincha lesse solo “love” per ben quattro volte, poi si preoccupò di concentrarsi sul fatto che Bianca lo avrebbe raggiunto finita la scuola. Probabilmente. Durante le successive sei ore il giovanotto si portò avanti con la sua ricerca.
Appena arrivato a scuola prese con se le pagine bianche che erano a disposizione nella cabina a gettoni presente nell’androne principale ed iniziò a cercare lì.

«Arturo Doille, Doille… Ma qui non esiste nessun Doille!»

La prima ricerca fallì miseramente. Non esisteva nessun Doille, nemmeno un parente, un omonimo, nulla, quel cognome non c’era.
Alla quarta ora sfruttò la lezione di informatica per accedere ad internet.
Provò tramite google a trovare quel cognome, ma nulla neanche lì.

«Non è possibile. Questo tizio non esiste. E non esiste nemmeno un padre, un fratello, una famiglia. E’ un fantasma!» pensò tra se e se. A quel punto provò a digitare prima “doil”, poi “doi”, ma niente, non usciva fuori nemmeno un cognome simile. Era al punto di partenza.

«Cazzo. Come fa a non esistere? Come diavolo è possibile!»

Povero ragazzo, si trovava nuovamente con un pugno di mosche. Chi diamine era il professore per poter essere così invisibile? Se scriveva il suo nome e cognome, lo stesso Garrincha spuntava fuori da google, possibile un professore di scuola invece no?
Finirono le sei ore ed il giovanotto uscì dal portone principale della scuola con l’umore sotto i tacchi. Ma ci mise poco a riprendersi.

«Che guardi, i piedi?» si sentì dire.

«Bianca! Che fai qui?»

«Te lo avevo detto ci vediamo dopo scuola» rispose lei sorridendo mentre portò le braccia al collo per stringerlo in un bacio appassionato. Che invidia a vedere quella scena. Avrei voluta riviverla io, ma in quel momento il mio ruolo era di semplice spettatore.

«Perchè guardavi per terra sconsolato?» continuò lei.

«Ma niente, ti ricordi il professore? Ecco ho nome e cognome, ma non risulta né sulle pagine bianche, né lo trovo su google, è un fantasma!»

«Questo è assurdo. Dovrebbe esserci qualcosa su di lui!»

«Esatto! E invece niente, nada de nada, tabula rasa!»

Bianca si prese qualche secondo per pensare. Poi sgranò gli occhi.

«Aspetta, e se chiedi al preside chi è?»

«Ma ti pare che vado dal preside e chiedo chi è?» rispose lui.

«Non hai capito sciocchino, potresti chiedere come funziona in caso di supplenza, cioè come viene scelto il supplente! Da noi ad esempio lo manda il ministero mi pare sulla base di una graduatoria, forse pure da voi è così.»

«Aspetta! Mia zia è insegnante! Posso chiedere a lei!»

«Mi sembra perfetto! Ora però mi offri un gelato, visto che ti ho risolto di nuovo un problema» concluse Bianca andando sotto braccio al giovane e poggiando la sua testa sulla spalla del ragazzo.

«Certo, anche due. Tutto quello che vuoi.» rispose questi sorridendo.

«Tutto quello che voglio sei te.» ribatté lei.

«Cazzo che spettacolo. Altro che Romeo e Giulietta».

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