Se questa è integrazione... TERZA PARTE.

in #ita7 years ago

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... I giorni successivi ricominciai la ricerca del lavoro e di quel gigante buono e gentile che rispondeva al nome di Angelo. Se non era un segno del destino quello....

Avevo chiuso il mio secondo post sull'integrazione razziale, con queste parole.

Quell'incontro era stato capace di restituirmi il buonumore e farmi tornare l'entusiasmo.

Nel momento in cui mi sentivo sola e discriminata, un ragazzo con le sue attenzioni concentrate solo e unicamente sulle mie parole piuttosto che sul mio aspetto esteriore, era riuscito a rimettere in carreggiata la mia vita.

Per questo cominciai ad andare in stazione tutti i giorni, nella speranza di incontrarlo di nuovo. Nel frattempo continuavo la ricerca del lavoro che era diventata una sfida da vincere, perchè avevo necessità di soldi per pagare l'affitto della mia stanza da studentessa fuori sede.
Feci altri colloqui ma i volti degli esaminatori durante l'intervista erano già la risposta negativa che mi aspettavo sin dal loro primo sguardo.

"Troppo qualificata, poco qualificata, troppo giovane, troppo vecchia" ma nessuno si azzardava a dire la verità, cioè troppo "indiana". Anzi a dire la verità ci fu un esaminatore che mi disse che avrei avuto più possibilità rivolgendomi direttamente alla mia comunità. Quale fosse la mia comunità, lo immaginava solo lui...
Inutile dire che lo mandai a quel paese chiarendogli il concetto che ero forse più italiana di lui, visti gli svariati errori con i verbi che commise in quel breve colloquio.

Cominciavo a perdere le speranze ed evitavo in tutti i modi di incrociare il padrone di casa che aspettava da 3 giorni i soldi dell'affitto, quando una sera avvenne il miracolo.


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IL PUB

Mi trovavo in un Pub del centro di Bari per una serata con alcune "amiche" (che termine sopravvalutato) dell'università e visto che il ragazzo che serviva ai tavoli dimenticava sempre la mia Coca-Cola (sono analcolica, come mi piace definirmi) andai a prendermela al bancone.
Siccome le mie colleghe (ecco il termine adatto per definirle) erano già un pò brille, pensai bene di berla direttamente lì, in tutta tranquillità guardando tutta la movida che rideva, scherzava e si divertiva. Io a dire il vero non mi divertivo poi così tanto, ma mi obbligavo a quei momenti di svago per non pensare ad altro.

Mi si avvicinò un tale sulla cinquantina ma ancora abbastanza piacente e pensai che volesse abbordarmi; ecco in questo il mio essere indiana non importava più a nessuno, una bella ragazza da sola va importunata, al diavolo la sua etnia!
Ci parlai distrattamente e alla sua domanda sul perchè bevevo da sola al bancone, risposi tra i denti che lo facevo per l'incompetenza del ragazzo che serviva ai tavoli, che m'aveva fatto aspettare mezz'ora e che non aveva ancora completato la mia consumazione mentre quelle delle mie amiche erano già al tavolo.

Mi fissò con uno sguardo di sfida, poi mi chiese:

"Ok ragazzina, sapresti quindi fare di meglio?"

Gli risposi tra i denti:

"Certo "anzianotti", di sicuro saprei fare meglio di lui.. che ci vuole a portare due consumazioni ai tavoli?!"

Si fece serio, quasi cupo poi esplose in una risata..

"Ragazzina, tu hai più attributi di chiunque qui dentro! Ahahah, anzianotti non me l'aveva detto mai nessuno! Ok, io sono il proprietario del Pub e tu se vuoi da domani puoi venire a lavorarci. Se sei interessata, domani mattina alle 11.00 passa di qui e discutiamo dei dettagli".

Bofonchiai un "OK" quasi sorpresa e imbarazzata e andai dalle mie colleghe. Inutile dire che la mia serata si concluse con quella conversazione, del resto non ricordo più nulla.

Passai la notte a pensare se davvero sarebbe stato un lavoro che sarei stata in grado di svolgere, ma mi servivano i soldi e quindi decisi che avrei fatto una visita ad anzianotti per vedere cosa aveva da offrirmi.

L'ENNESIMO COLLOQUIO

Ore 10.50 ero al Pub.

Ovviamente anzianotti si fece attendere un bel quarto d'ora oltre le 11.00 e poi arrivò bello tranquillo sulla sua Harley. Cacciai in gola il nervosismo che quel ritardo m'aveva provocato. Io sono la classica persona che se gli dici "Ci vediamo alle 11.00" sono sul luogo dell'incontro almeno 10 minuti prima, odio i ritardatari.

E' una forma di rispetto e non penso ci voglia della scienza per calcolare gli orari e arrivare puntuali.

In ogni caso, con tutta la flemma di questo mondo, aprì il locale, ripose le chiavi, accese le luci e fece una serie di altre operazioni cal punto che si fecero le 11.30 e non avevamo ancora parlato. Alle 12.00 avevo lezione e il pub distava dall'università almeno 7 minuti a piedi a passo normale e 5 se avessi messo le ali ai piedi (magari dopo una red-bull).
Quindi tagliai corto e gli chiesi cosa aveva in mente. Ho sempre pensato che gli piacesse quel mio modo di essere schietta e diretta, al punto che lo fu anche lui.

Cinque giorni a settimana dalle 20.00 all'1.30 e il sabato fino alle 4.00. Le condizioni economiche non erano neanche male ed eventuali mance erano da dividere con gli altri due ragazzi che servivano ai tavoli.
Pensai che sarebbe stato l'ideale, perchè potevo frequentare l'università, studiare e poi andare a lavorare.

Accettai senza indugi e ci rivedemmo il pomeriggio dal suo commercialista per firmare il contratto di prova con la promessa che il lunedì successivo avrei cominciato. Dopo una settimana lo avremmo convertito in un contratto a tempo determinato. Finalmente avevo un lavoro che m'avrebbe permesso di pagare l'affitto e sopportare le spese quotidiane.

LE COSE STAVANO CAMBIANDO..


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IL MIO ANGELO

Sapete cosa intendo se dico che il caso spesso non sembra essere casuale?

Sistemata la pratica lavoro mi apprestavo a passare il weekend a casa, quindi mi recai alla stazione. Solito sguardo alla fermata dei Bus, ormai senza neanche troppa convinzione.. e il mio sguardo incrociò quello di Angelo.

Erano passati 7 giorni dal nostro primo incontro e lo avevo cercato per tutto questo tempo. Anche lui sembrava fosse alla ricerca di qualcosa e quando mi vide venne con passo deciso verso di me. Ci abbracciammo al pari di due vecchi amici, cominciammo a parlare e il tempo sembrava scorrere a doppia velocità. Con lui mi sentivo diversa, continuavo a vederlo interessato alla mia persona, anche se parlando ogni tanto ci sfioravamo le mani.

Arrivò il mio Bus, lui mi diede il suo numero e mi chiese di contattarlo se l'evessi reputato opportuno.

Lo feci tribolare giusto il tempo del weekend, il lunedì successivo lo chiamai e da quel giorno diventammo uno il punto di rifermento dell'altra in una terra che non apparteneva a nessuno dei due. Ci sentivamo e vedevamo quando era possibile, spesso veniva a passare le serate al Pub solo per potermi guardare e scambiare qualche sguardo.

Era ovvio che quella conoscenza potesse sfociare in una sola cosa: AMORE.

Ci mettemmo insieme e siamo stati tanto bene, almeno finchè lui non mi ha presentata alla sua famiglia dopo tre anni. Sua madre non mi ha mai sopportata e le cose sono degenerate con il tempo.
Quella storia è finita a febbraio di quest'anno dopo quasi sei anni insieme. Progetti, obiettivi comuni spazzati via dall'intolleranza della sua famiglia al colore della mia pelle e alle mie origini. Loro tutti di carnagione chiara e colori chiari grazie alle lontane discendenze scandinave, non potevano sporcare la loro razza con un'indiana senza un'identità razziale precisa.

Vorrei che queste fossero paranoie, ma un giorno vi parlerò anche di questo per farvi capire a quale livello di bassezza si può scendere quando si parla di razza e famiglia.


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L'UNIVERSITA'

Le serate passate al pub di sicuro non deponevano a favore dello studio. Le mattine in facoltà erano più un modo per rilassarmi che un'occasione per seguire le lezioni e studiare il meno possibile a casa.
Sedevo sempre in fondo all'aula, a volte rischiavo di appisolarmi. Non stavo più lavorando per studiare perchè lo studio era diventato un momento accessorio delle mie giornate. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nell'impostazione data alla mia vita.

Angelo tra l'altro cominciava a mostrare segni di gelosia per le mie serate lavorative al pub.

Il tempo passava ed io ero sempre più confusa. Pochi esami dati, tanto stress accumulato. Fu allora che Angelo propose di prendere un appartamento insieme e lasciare il lavoro al pub; lui già lavorava ed aveva un'ottimo stipendio, poteva tranquillamente lasciare il suo appartamento che condivideva con altri lavoratori fuori sede e prenderne uno piccolo per noi due e provvedere a me.

L'entusiasmo arrivò alle stelle, la mia prima convivenza! Con un uomo splendido, premuroso e geloso di me. Sembrava proprio essersi innamorato e non notare la nostra diversità.

Ci buttammo e prendemmo un piccolo trivani nel quale vivemmo i successivi tre anni.

Solo che cominciai a fare la casalinga più che la studentessa a tempo pieno.. Angelo cominciò a mostrarsi un pò maschilista, voleva che gli cucinassi anche il pranzo mentre io avrei dovuto frequentare l'università.
Fare la spesa, pulire casa, cucinare... l'Università finì nuovamente in secondo piano al punto che decisi di prendermi una pausa da essa.

Da essere schiava dei soldi per pagare affitto, tasse universitarie e libri mi ritrovai schiava nel ruolo "forzato" di casalinga. Lui mi diceva che guadagnava abbastanza per poter provvedere a noi due e che non c'era bisogno che io studiassi o lavorassi.

Io avevo il sogno di laurearmi e provare a diventare una giornalista e lui me lo stava uccidendo.

Spesso non era neanche farina del suo sacco, ma della sua famiglia che voleva la classica donna che sta a casa a provvedere al marito ed ai figli. Donna che non potevo neanche essere io, visto che ogni volta che si parlava dell'argomento scendeva il gelo e partivano i tentativi di dissuasione per evitare che un nipotino indo-italiano interrompesse la discendenza di piccoli vichinghi che affollavano quella famiglia.

A conti fatti era ovvio che la storia dovesse finire in maniera negativa solo che io non me ne rendevo conto.

Ho fatto i conti con la mia coscienza, mi sono fatta forza ed ho concluso la mia relazione per la gioia di quegli ignoranti. Angelo ha cercato in tutti i modi di farmi cambiare idea ma ero ormai partita con la decisione di riprendere gli studi e farlo da sola, senza zavorra.

La nostra storia non aveva un futuro e la sua famiglia era riuscita a far scemare un sentimento che all'inizio e per i primi tre anni senza di loro, era forte e impetuoso.

Non so cosa mi riservi il destino, se ci sarà una famiglia in grado di accettare che il proprio figlio sposi una ragazza di origini indiane. Ma per adesso non mi pongo il problema, non voglio più uomini a intralciare il mio cammino.
Ho ben chiari i miei obiettivi e sono molto determinata nel raggiugerli. Lo avrete capito anche dalla mia partenza su Steemit: non lascio più nulla la caso, non mi faccio più cogliere impreparata.

Cinque esami mi separano dalla laurea e anche se non sto frequentando con grande costanza perchè vado a Bari al massimo uno o due giorni alla settimana, ci sto mettendo tutta me stessa per dimostrare ai professori che voglio quel pezzo di carta. Devo ammettere che all'interno dell'Università non ho subito episodi di discriminazione, forse perché l'ambiente universitario di Bari è già multi-razziale da tanto tempo e forse altri, prima di me, avranno subito delle discriminazioni alle quali il tempo ha posto dei rimedi.


Al solito mi sono dilungata molto, ma se siete arrivati qui in fondo, vi ringrazio per la lettura.

URI.

Sort:  

Accidenti Uri, hai superato le 1900 parole in questo post! Ma la cosa che mi sconvolge è che leggendo il tuo racconto non si senta per niente il peso di questa lunghezza.
Sei una scrittrice con delle capacità comunicative uniche, complimenti!


Mi spiace per tutto quello che hai dovuto passare, spero che per tanta sofferenza la vita d'ora in poi ti riservi tanta felicità e soddisfazioni. Tu vai avanti per la tua strada perchè sei davvero in gamba!

Per puro caso sono capitato nel tuo post e ti posso solo dire che sei davvero molto brav....forse un tantino lungo per i miei gusti, ma ben fatto! Per la questione del razzismo non entrò nel merito! Io sono fatalista e ottimista, quindi se non è andata a lieto fine si vede che qualcosa di meglio ti aspetta là fuori ! Un saluto @giornalista

Quando leggo i tuoi post mi sembra di leggere un libro, aspettando sempre il prossimo capitolo... Prima o poi ci spiegherai come fai a "sfornare" post di qualità ogni giorno! P. S alla "discendenza di piccoli vichinghi" sono scoppiata a ridere ahahah. Complimenti, come sempre!

Determinazione, fierezza, volontà, convinzione nei propri mezzi, questo si sente scorrere nelle tue parole, ed sono condivisibili questi atteggiamenti, perché sono logiche conseguenze di quello che hai passato, e spero che presto diventino davvero ricordi del passato.
I pregiudizi sono sentimenti odiosi, e come tali vanno condannati.

Dopo il patatrack di questa sera solo ora ho letto il tuo post e lo ritengo veramente bello.

Per il resto cerca di chiarire il tutto.
Ciao

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