Marte si avvicina
Sono venuto alla luce nel mese di Marzo, ed era un Martedì.
Nasco pertanto nel segno di Marte, non c'è dubbio. Eppure nonostante questa congiunzione astrale che mi lega al pianeta rosso, fonte di curiosità ed oggetto del desiderio di conquista, per il tanto celebrato Marte nutro scarso interesse. Anzi, avrei il terrore al solo pensiero di poter un giorno calpestarne la superficie. Di questo ho certezza.
Quello che penso sia altrettanto certo per i più, o quanto meno assai probabile, è che un giorno l'uomo andrà su Marte.
Il timore per un simile viaggio sembrerebbe stridere con la natura umana, da sempre mossa dal desiderio di esplorazione e dalla curiosità. Compresa la mia. Sarà perchè metto sempre la razionalità davanti alcuni desideri, o perchè in fondo la mia attrazione verso i rischi e verso l'ignoto è sempre in parte ponderata, calcolata, ma allo stato attuale delle nostre conoscenze e tecnologie portare un uomo su Marte e farlo tornare sulla Terra sano e salvo per me è ancora follia. Un sicuro suicidio. A meno che non vogliamo immolare la vita umana in nome della gloria, sacrificarci per un simbolo, quello di conquista e di traguardo raggiunto dopo una grande impresa.
E di questi entusiasti aspiranti suicidi che non vedono l'ora di partire, più o meno consapevoli di quel che li potrebbe aspettare, ce ne sono almeno duecento mila, stando alle stime del progetto Mars One.
Cosa pensiamo di trovare laggiù?
Ma sarà come trovarci sul set del film Atto di forza quando nella scena finale Quaid e Melina, dopo aver rischiato il soffocamento sulla superficie marziana, riescono a salvarsi in extremis pochi minuti dopo l'innesco della reazione nucleare per rendere l'atmosfera respirabile?
E' indubbio che con la dovuta attrezzatura scientifica un uomo fisicamente presente avrebbe capacità di osservazione ed analisi nettamente più efficienti rispetto a quelle di un rover solitario, ma per il momento Curiosity e i due precedenti rover non ci hanno svelato l'esistenza di alcun marziano, benché la presenza di acqua al polo sotto forma di ghiaccio e di antichi solchi che ne testimoniano il passaggio in tempi precedenti, aprono la possibilità a forme di vita passate o presenti.
Ma il solo fatto che una sonda con rover, del peso di circa una tonnellata, sia riuscita ad atterrare con successo sulla superficie marziana e ad essere rimasta operativa così a lungo è stato già un traguardo eccezionale per l'uomo.
In viaggio verso Marte
Consapevoli del fatto che non si potranno mai prevedere tutti gli imprevisti legati ad una missione del genere, e che se impreparati in caso di problemi non si potrà fare nulla, passiamo brevemente in rassegna alcuni aspetti critici:
Ritardo nelle comunicazioni
250 milioni di km, questa è la distanza media tra la nostra sfera blu e quella rossa. Ma in questo momento in cui scrivo siamo davvero vicini a Marte in termini astronomici: fra circa una settimana, oltre all'eclissi di luna, ci ritroveremo ad una distanza minima, 57.6 milioni di km. Anche a questa distanza il ritardo delle comunicazioni con la Terra, che viaggiano alla velocità della luce di quasi 300.000 km/s, sarebbe di circa 7-8 minuti. Immaginate una richiesta di emergenza verso la Terra: 8 minuti solo per inviare la richiesta ed aspettare che torni la risposta. E siamo nel caso migliore, alla distanza media il tempo totale per singola richiesta sarebbe di circa mezz'ora.Aspetto psicologico
Provate ad immaginarvi chiusi per almeno sei mesi con altre cinque (o più) persone in una piccola capsula spaziale (maggiore è la massa, maggiore sarebbero le difficoltà, soprattutto per l'atterraggio) e in assenza di gravità. Non sarebbe come partecipare ad un reality in una comoda casa insieme ad altri giovani ragazzi, dove in ogni caso difetti e insofferenze legate alla convivenza e alle costrizioni emergerebbero; qui non si torna indietro, se ti senti male o ti viene un attacco di panico nessuno potrà fare molto per te. Qualcuno forse avrà anche visto il film The Experiment, ecco, giusto per rendere l'idea, anche se ovviamente nel film le cose vengono estremizzate mentre per una missione ci sarebbero sicuramente preparazioni e selezioni più efficaci. Ma non si sa mai.Pericoli intrinsechi
Un viaggio così lungo nello spazio, oltre a problemi legati al deterioramento della massa ossea ed altri effetti collaterali, esporrebbe più che mai il corpo al pericolo delle radiazioni, che sarebbero trecento volte maggiori rispetto a quelle che arrivano sulla Terra. Per limitarlo occorrerebbe materiale schermante, come l'acqua o il piombo, il che inciderebbe sulla massa della capsula.
E su Marte?
Assenza di rilevante atmosfera, temperatura media di -63°C e tempeste di sabbia. Non ci si potrebbe mai togliere la tuta, se non nella base.
Senza considerare i costi da sostenere per una simile impresa: ad oggi si stimano dai 150 ai 300 miliardi di dollari (la missione che ha portato Curiosity su Marte è costata circa 2 miliardi di dollari).
Insomma il rischio che si corre è che fra qualche decennio si possa avere il dubbio che sia stato un grande passo per un uomo, ma non altrettanto grande per l'umanità, per quanto assurda questa frase possa sembrare ora.
Già proprio oggi che, senza farlo apposta, mentre scrivo questo post, è il 49esimo anniversario dell'uomo sulla luna.
Forse è ancora presto per fare congetture, o giungere a conclusioni definitive. Ma quando verrà quel giorno dovremmo ricordarci le parole di Carl Sagan, colui che nel 1990 chiese di girare la camera della Voyager 1 giunta ormai a 6 miliardi di km dalla Terra, per scattare una foto memorabile, inutile per la Nasa ai fini scientifici, ma piena di importanza per noi tutti nel suo significato simbolico:
«[...] La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. »
Pale Blue Dot
Il puntino luminoso che si vede in quel fascio di luce è la Terra vista da una distanza ormai prossima ai confini del sistema solare.
Forse un giorno, similmente alla foto di Sagan, i primi uomini in viaggio verso Marte vedranno per la prima volta quel minuscolo puntino blu, che comunemente chiamiamo "casa", rimpicciolirsi lentamente dall'oblò.
FONTI WEB: | |
ALTRE FONTI: | Focus TV - Space Tomorrow |
Gran bel post e riflessioni molto minuziose e veritiere. Non siamo pronti per lasciare questo Pianeta, per questo urgono immediatamente misure di sicurezza per la salvaguardia della salute della nostra Terra, misure incisive e con miglioramenti progressivi. D'altronde in un mio post abbastanza recente ho già scritto che la razza umana se non disposta a cambiare non potrà sentire mai nessun Pianeta come la propria casa.
Condivido veramente un bel lavoro