Viaggio di carta

in #ita6 years ago

Partecipo a theneverendingcontest n° 4 S4-P1-I1 Contest di @spi-storychain

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Fonte Pixabay

Definisci viaggio.
Viaggio è movimento.
Se dico “ho fatto un viaggio a Roma”, sto dicendo che sono arrivata a Roma e poi ho girato, camminato, visitato, esplorato, fino a che mi sono impossessata della città.
Se dico “faccio un viaggio al mare”, parlo del tragitto, perché stare spalmati sul lettino è vacanza.
C’è gente che prepara i viaggi in modo meticoloso: studia l’itinerario, prenota tutto in anticipo, legge le recensioni dei ristoranti, affitta le biciclette ancora prima di fare la valigia. Altri invece buttano due cose nello zaino e partono all’avventura.
Poi ci sono quelli che si preparano così così in modo da essere sicuri che non andrà bene niente e che si potranno lamentare di tutto.
Ma ognuno ha il suo carattere, si sa.

Luca e Anna, trentenni, cittadini, impiegati, conviventi da due anni ma fidanzati da otto, quell’estate avevano un intero mese di ferie, non succedeva da tempo.
Era l’occasione perfetta per fare un viaggio di quelli che si ricordano, si raccontano a tutti e che rimangono nel cuore e nella mente come momento di vita vissuta a pieno.
Bisognava solo scegliere la meta.
Già.
E accordarsi su cosa fosse un viaggio.
E già.

Se avessero saputo che quella era l’ultima estate che passavano insieme e che da lì a cinque mesi ognuno si sarebbe rifatto una vita forse non si sarebbero affannati tanto. O magari lo sapevano e non volevano crederci. O forse è stata proprio quell’ultima prova progettuale – fallita - a farli scoppiare.
O ancora si è trattato di un insieme di concause come sempre succede nelle cose umane che mai sono semplici come si vorrebbe.

In ogni caso, nell’ignoranza del destino o nella cecità della realtà, ogni sera dopo il lavoro si davano appuntamento in una libreria mega store, salivano al primo piano e pazientemente cominciavano a guardare tutte le guide turistiche nella speranza che un miracolo li tirasse fuori dal pantano esistenziale.

Italia?
Sì, ma dove?
Sud?
C’è la mafia.
Centro?
Tutti quei paesini in salita?
Nord?
Non c’è niente da vedere.
Francia?
Siamo già stati.
Spagna?
Pure.
Portogallo?
Anche.
Germania?
Bah...
Paesi del Nord?
Fa freddo.
Russia?
In macchina è lontana.
Croazia?
Ah no, il mare no.
Grecia?
Ma allora insisti?
Inghilterra?
Per fare le vacanze in città? Allora stiamo qui.

Questo era un nodo insoluto. Luca era convinto che andare al mare fosse un’esperienza terribile dato che odiava l’acqua e la sabbia; Anna invece trovava sfiancante visitare le città perché le sembrava di non muoversi da casa.
Va detto, per onore di cronaca, che l’estate successiva Luca andò alle Eolie e Anna a Berlino.

Stati Uniti?
Ci vuole il visto.
Sud America?
Tutti poveri.
Nord Africa?
Troppo caldo.
Sud Africa?
Troppo caro.
Cina?
Carissima.
Australia?
Improponibile.

Ecco l’altro tasto dolente: i soldi. Il viaggio ideale doveva essere a costo zero o quasi, ma quando avevano provato a dormire in alloggi di fortuna e a mangiare poco o niente si erano avviliti. Terribilmente avviliti.
Spendere qualcosa di più però contraddiceva un sentimento inespresso più che una volontà dichiarata: voglio davvero buttare i miei soldi per passare del tempo con questo/a che poi si lagna tutto il tempo e non mi fa fare quello che voglio?
E il cerchio ricominciava.

Facciamo l’interrail.
Il treno mi annoia.
Un giro con la machina.
È scomodo.
Andiamo in pullman.
See, ci mettiamo due mesi.
Aereo?
Siamo sotto data, costa troppo.
Facciamo un tracking.
Camminar stanca.
In bicicletta?
Neanche ce l’abbiamo.

Appunto. Lo scopo del viaggio è arrivare o andare? Avevano scoperto a loro spese che non la pensavano allo stesso modo.
Qualche anno prima erano andati in macchina a vedere il castello di Dracula, avevano attraversato Austria e Ungheria fino ad arrivare a Brasov dove c’è uno dei tanti manieri attribuiti a Vlad. Avevano visitato in una mezz’oretta circa una costruzione bianca, bassa e tozza senza nessun fascino.
Luca aveva detto: “Bella! Bene ora torniamo a casa, per me il viaggio è finito.”
Anna era rimasta senza parole: 1651 km ad andare e 1651 km a tornare per stare lì così poco? E tutto quello che avevano passato per arrivarci non aveva nessun significato? Era da annoverare solo nella categoria “strada percorsa”?

In montagna?
Allora vado dai miei.
In campagna?
Dai tuoi magari?
Andiamo con qualche amico.

Gli amici. Argomento spinoso. Ne avevano sì, un po’ di lui e un po’ di lei. Di entrambi nessuno. Del resto non uscivano quasi mai per cui frequentavano quelli rimasti dal periodo prima di conoscersi e, inevitabilmente, non li trovavano reciprocamente simpatici.
Quindi in una vacanza insieme agli amici uno dei due si sarebbe annoiato e l’altro si sarebbe sentito in colpa.

E quindi, come finisce questa storia?
Niente, hanno sprecato il mese, sono andati a fare un giretto stitico in Lazio, poi hanno provato a andare a Istanbul e alla fine si sono arresi.
Ma è stato meglio così.

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Great

Preparare un viaggio può essere estremamente snervante. Ma il castello di Dracula mi manca. Davvero non ne vale la pena?

Magari nel frattempo è migliorato ;)

Non c'è un cazzo da fare, ti adoro... Butti giù due righe e vorrei averle scritte io!
Questo è uno spaccato neorealistico da incorniciare. E ho detto tutto.
100%

Ogni volta che scrivi queste cose divento piu' alta, fra un po' butto le scarpe con il tacco perche' non mi servono piu' :)

Allora quando esagero dimmelo che le dico al contrario così ti riabbassi un po' e tieni i tacchi...😉

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Ok, appena divento pallavolista ti avviso :)

Ahah mi sono immaginata in quei colloqui!!!! Io e il mio compagno abbiamo idee molto contrastanti, molto simili ai due protagonisti! Come abbiamo risolto noi? Organizziamo una vacanza per uno e tutti (semi)contenti :D

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Un buon compromesso! Ma poi l'importante e' con chi si fanno le vacanze non dove ;)

Oramai hai definito uno stile tutto tuo e questo è il complimento più bello che sento di farti

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Grazie, sono felice che si senta uno stile!

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