Lenticchie e calamari

in #ita7 years ago

Partecipo al contest di @heidi71.
Grazie!!

“Ma dov’è finita la porta?”. Disse la signora Bianchi reggendo le chiavi che aveva appena, faticosamente, rinvenuto nella borsa.
Si guardò intorno. Niente di quel posto le era familiare. “Strano però”. Pensò. Abitava lì da quasi vent’anni.
Ricapitolando: era entrata; aveva salutato la portinaia, ovviamente senza guardarla (“Che poi che bottone mi attacca quella?”); aveva preso l’ascensore ed era entrato quel fattorino puzzolente con un enorme scatola, invadendo ogni spazio fisico e olfattivo. “Ma si sa, l’omo ha da puzzà” si disse con un brivido.
E poi? Poi aveva sbagliato piano, ecco cosa.
Non era mai salita al quinto. I bambini prima, il lavoro poi, il “Mi faccio i fatti miei che campo cent’anni”, ma soprattutto perché andare al quinto?
Mica era uno di quei palazzi che sali e vedi la città. No, no, era un palazzo dignitoso ma normale, in un quartiere residenziale, in una via di media periferia. Beh no! Diciamo pure semi-centrale. Insomma, al quinto non c’era stata mai neanche a protestare per il rumore. Anche perché i vicini non ne facevano.

Ma quindi? Di chi era quella porta socchiusa?
“Permesso? Buongiorno. Sono la signora Bianchi del quarto piano. Passavo di qui. Sa, ho sbagliato piano. Buffo, no? Mi chiedevo, non ci siamo mai presentati - alle riunioni condominiali viene sempre mio marito – allora mi sono detta, approfittiamo. Diamo un senso a questa stranezza. Ho fatto bene? Disturbo?”.
Dall’ingresso polveroso in cui si trovava non capiva bene che casa fosse né di chi.
Decise in un momento di spirito avventuroso che tanto valeva dare una sbirciatina; non per curiosare, no, ma per seguire quel sesto senso che le pizzicava le nuca e prometteva di rivelarle segreti, tesori nascosti, persone affascinanti... magari famose?

“AH!” urlò la signora Bianchi portandosi le mani al volto. “Che ci fa lei qui?” sibilò a una vecchietta ritta davanti a una parete spoglia, vestita di tutto punto con soprabito, cappellino, scarpe di velluto e ombrello.
“Ci abito”. Rispose una voce piatta.
“E perché sta qui al buio? Non ha caldo tutta coperta?”. Insistette la signora Bianchi.
“No”. Rispose l’altra voltandosi.
“UH!” ululò la signora Bianchi a cui pareva di aver visto un lampo negli occhi gialli che la fissavano. “Cos’è?” Annaspò con voce tremante indicando spasmodicamente un angolo buio della stanza.
“Miao”. Rispose una palla di pelo semovente avanzando verso la vecchietta.
“Aiuto! Aiuto!". Gridò scappando la signora Bianchi, travolgendo uno scatolone bianco sul pianerottolo.

“Dov’è andata?”. Chiese il gatto balzando fra le braccia della vecchietta.
“E' scappata, tesoro”.
“Volevo mangiarla”.
“Lo so, piccolo”. Disse la vecchietta accarezzandolo. “Per questo la mamma ha ordinato la consegna a domicilio”.
E fece cenno di entrare al fattorino che si era affacciato sulla porta.

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😂 una storia con un finale inaspettato! Povero fattorino puzzolente 😁
Miaoooo

;) sono contenta che ti sia piaciuto

non c'è niente di più inquietante che arrivare al piano sbagliato senza rendersene conto. Anzi no, i condomini della signora bianchi. Quelli sì che sono inquitanti!

E vedrai il seguito, e' in arrivo una seconda puntata.

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