ONDE D' EMOZIONI
Il sole picchiava quella giornata, un tempo veniva definita primaverile. Doveva essere una temperatura mite, piacevole, rigenerante; purtroppo non era così, era aprile, ma sembrava luglio. Eleonora si tolse il giacca leggera color panna e riguardò il mare turchese, poi verso la diga davanti a lei, che si snodava per 5 chilometri verso il faro. Quel luogo era per lei importante, l'aveva accolta innumerevoli volte donandole pace, nei momenti difficili e nelle giornate serene con gli amici. Ascoltò le onde che si infrangevano pigre tra le rocce della diga e guardò di nuovo verso il mare in lontananza, uno dei suoi sogni era trovarsi in una barca con il solo orizzonte del mare che brillava sotto i raggi del sole.
Mare mare mare, solo mare.
Fu così che all'orizzonte notò una barchetta a vela, sembrava una piccola gemma bianca e solitaria in mezzo a una distesa immensa azzurra. Dondolava pigra tra le onde, indolente come se nulla la potesse disturbarla. Eleonora desiderò potersi teletrasportare nel piccolo veliero e prendere il mare aperto, lasciare la sua piccola isola, una stretta lingua di sabbia, vicina a una della isole più importanti e famose d’Italia, Venezia. Il Lido di Venezia in passato era chiamata Isola d'Oro, per le sue spiagge e per l'ospedale che si affacciava sul mare, rinomato in tutta Europa. In seguito aveva cominciato a far parlare di sé per la Mostra del Cinema. Era un peccato che ora lo spazio che occupava l'Ospedale al Mare cadesse in rovina, soprattutto la piccola chiesa al suo interno, Santa Maria Nascente, e il teatro Marinoni, che in passato intratteneva le persone ricoverate all'interno dell'ospedale. In quel presente l'ospedale era stato venduta dal comune a un impresa che in seguito era fallita. In seguito lo spazio ormai decaduto era stato invaso da vagabondi e drogati. Non sapeva se era un bene ma ora era stato acquistato di nuovo in attesa di diventare un Resort di lusso.
Abitava in quell'isola da sempre, l'amava per il suo mare, per la laguna, per le infinite strade ombreggiate dai pini marini, per il vento che in autunno fischiava e il rumore del mare in tempesta. Il suo sguardo tornò alla piccola imbarcazione. Fece un sospiro, era un momento difficile, aveva trovato un lavoro come segretaria presso uno studio medico, che le riempiva le giornate, ma che non la soddisfaceva e la stressava, provocandole forti attacchi d'ansia. Non era a suo agio e non avrebbe resistito a lungo. E sua madre, che avrebbe subito una complicata operazione, in quei giorni. Sembrava che nessuno vedesse le cose come erano. Rimanevano tutti in silenzio, in attesa. Era per questo che era tornata in quella parte del Lido, angosciata e in preda a un altro attacco d'ansia, aveva preso la sua bicicletta e si era rifugiata là.
Improvvisamente sentì una presenza, erano giorni che lo sentiva più vicino.
Il nonno Carlo amava il mare, era stato marinaio, e dopo aver lavorato una vita aveva provato a comprarsi una piccola imbarcazione, ma i costi erano proibitivi e così si era accontentato di un modellino di un veliero. Sorrise al pensiero del nonno Carlo, un uomo sensibile e coraggioso, severo ma gentile. Chiuse gli occhi, quanto avrebbe voluto che in quel momento fosse con lei.
La sua mente improvvisamente si proiettò nell'imbarcazione a vela, le sembrò di sentire il dondolio dell'imbarcazione, sentì il suono delle onde. Dopo di che la sua mente formulò un pensiero come se arrivasse dall'esterno:
È nella semplicità delle cose, che tutto si compie."
Aprì gli occhi lentamente, sorrise sussurrando "Grazie nonno!"
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