E l'archetto...?
Miei cari aspiranti violinisti, avete ragione. Nel mio post dedicato al violino e all'arte liutaia non ho fatto menzione dello strumento necessario a suonare: l'archetto. Non è stata proprio una dimenticanza, in realtà, perché la sua storia è in parte separata da quella del suo compagno di vita.
Tuttavia, per dare all'archetto Cesare quel che è di Cesare, inizierei col dire che col nome archi si indicano tutti gli strumenti musicali di un'orchestra sinfonica suonati per mezzo di questo elemento, vale a dire il violino, la viola, il violoncello e il contrabbasso.
Esistono poi altri strumenti simili, come la viola da gamba, o, per citare altre culture oltre alla nostra, quelli della tradizione cinese, come l'Huqin:
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La storia dell'archetto in Occidente inizia relativamente tardi, rispetto ai primi passi degli strumenti musicali della cultura greca, che infatti si limitavano alle corde pizzicate a mano:
Come dicevo, la storia dell'archetto a un certo punto si differenzia da quella del violino, tanto che i due strumenti, anche se sono un corpo e un'anima, sono realizzati anche due artigiani differenti. E, mentre la patria incontestata dell'uno è Cremona, gli archettisti più rinomati sono in Francia. Alla morte di Antonio Stradivari nel 1737, infatti, segue di poco quella dei suoi figli ed eredi, cosa che permette ai liutai francesi di comprare i cimeli cremonesi e di trasferire così la tradizione oltralpe. La forma moderna dell'arco viene poi sviluppata a Parigi da F. Tourte e a Londra da J. Dodd e W. Cramer, che realizzano la curvatura verso l'interno e fissano una vite senza fine per la tensione dei crini.
Ma come funziona l'arco sulle corde? Quando il musicista le sfrega non riduce la sua lunghezza di vibrazione, come accadrebbe usando un dito o un altro oggetto poggiato su di esse, poiché l'attrito che si provoca non è di tipo statico: infatti la corda "saltella" contro i crini per via della loro rugosità naturale, aumentata dal trattamento con la pece greca, una sostanza resinosa che si applica in genere ogni volta prima di suonare. La maggiore o minore pressione dell'arco sulle corde, poi, produce effetti di accentazione, attacco o crescendo, impossibili con i modelli più antichi, perché proprio la curvatura dell'archetto barocco consente l'effetto cantabile tipico dello stile del Seicento.
A questo punto non so voi, ma a me dopo tanto parlarne è venuta voglia di ascoltare qualche meraviglia. Per cui vi lascio con il Concerto per due violini e orchestra BWV 1043 di J.S. Bach.
Wow! Ma c'è di che innamorarsi del violino
Se torno a nascere...
Bellissima e interessante storia, non avevo mai pensato alla storia che effettivamente ha anche l'archetto.complimenti.
Grazie, sono contenta ti sia piaciuta.
Interessante...mi viene voglia di Vivaldi. Ma, i crini immagino che debbano essere sostituiti ogni tanto. Immagino che abbiano un numero di ore di utilizzo prima che debbano essere cambiati, oh no?
Certo, e anche la bacchetta, che a lungo andare può subire deformazioni. Ma si tratta di tempi molto lunghi che naturalmente dipendono anche da quanto viene suonato lo strumento.
Interessante! Ma quindi sei una violinista?
Magari! No, faccio l’insegnante di latino e greco, però ho una grande passione per la musica.
...si ma il pernambuco non esiste, dai... che diavolo di nome è...?!! 😜
Sembra roba da Harry Potter 😂
E' vero!!