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RE: Se segui te stesso non perdi mai

in #ita7 years ago

Articolo e video molto interessante e attuale!

Vorrei scriverti qualche mia riflessione in merito, perché ovviamente anche io ho riflettuto sulla questione leva/non leva, disciplina/non disciplina, essere guerrieri/essere umani.

In primis, ecco cosa penso della leva militare: è vero che in alcuni casi un po' di disciplina servirebbe; ci sono molte persone convinte che il servizio militare sia l'unica forma educativa capace di portare disciplina, rispetto, forza. Queste persone avvertono la necessità di un cambiamento, ma non conoscono forme diverse da quelle adottate nel passato.
Per imparare la disciplina ma non in senso di paura, punizione e sofferenza, come fai notare anche tu, ci sono altre forme. Lo sport, ad esempio, i gruppi scout, il servizio sociale. Queste forme di interazione insegnano il valore della disciplina e del rispetto puntando non sulla paura, ma sul senso di responsabilità e sul concetto di gruppo.

Per quanto riguarda il discorso sull'uomo guerriero, beh, credo che anche quello sia un discorso anacronistico e legato ad un tempo in cui la forza bruta era l'unica forma comportamentale che assicurasse la sopravvivenza. Oggi lo stesso comportamento si traduce in forme di auto-imposizione, che sono viste stranamente come elemento positivo. A me hanno insegnato il concetto di libertà personale che finisce dove inizia la libertà dell'altro: è tutto un sistema in equilibrio, se affermo me stessa devo fare attenzione a quel confine che spesso viene valicato, sfociando in forme di aggressività e violenza fisica e/o psicologica.
Quando penso ad una persona realizzata, che si è fatta una vita, mi viene in mente l'idea delle canne al vento: esse si piegano, seguono la direzione del vento, sembrano assecondare in modo passivo gli eventi dell'ambiente in cui sono inserite, ma in realtà non si spezzano. Ecco, penso - e non sono la prima - che l'uomo sia come una canna al vento e che serva a tutti fare un passo indietro e separare l'io dal sé, per capire meglio cosa ci rende realmente felici. E' l'io che ci permette di essere esseri umani, l'io perdura, il sé invece muta. L'io non ha bisogno di essere aggressivo o guerriero per affermarsi.
Una schiera di persone ha riflettuto su questi temi: mistici, laici, esperti, teorici, religiosi, persone comuni. La risposta è spesso concentrata nell'atto di fare un passo indietro e guardarsi dall'esterno. Perché così possiamo capire ciò che realmente conta.
Qual lavoro non mi lascia tempo per vivere? Cosa è realmente importante, cosa mi fa sentire uomo/donna? Avere tempo per me? E allora basta, quel lavoro non è la tua vita, licenziati! (L'ho fatto e da quel momento vivo).
Quella persona ti fa arrabbiare? Perché? Prima di reagire pensaci, magari ti fa arrabbiare solo perché pensi che abbia più di te. Ma non puoi cambiare l'altra persona, devi agire su te stesso per provocare davvero il cambiamento. E, magari, invece di reagire in modo aggressivo, scoprirai che seguendo le tue idee e rimanendo fedele a te stesso, abbandonerai la frustrazione e con essa anche la rabbia nei confronti di quella persona.
Giusto per fare due esempi, va!
Condivido quanto dici, perché penso che per vivere bene occorre seguire se stessi: il nostro corpo e la nostra mente ci lanciano dei segnali e dobbiamo imparare ad ascoltarli, tutto qui. Sono indicazioni che aprono le porte giuste e ci fanno proseguire nel nostro cammino da vincenti - non nel senso che ne da la società, ovviamente.

Se non l'avessi già letto, ti invito a leggere un libro che a me è piaciuto molto; è una lettura leggera ma che fa riflettere e aiuta tanto: Messaggio per un'aquila che si crede un pollo di Anthony de Mello.

Grazie per l'articolo e le riflessioni e alla prossima!

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grazie a te per questo interessantissimo commento!:)

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