Danza indiana: melodia, ritmo ed emozione
Tra i miei 1000mila impegni una cosa alla quale non rinuncio mai è la mia passione per la danza!
Cominciai a 4 anni con la classica e a 17 feci il mio ultimo spettacolo con una compagnia regionale. Poi negli anni universitari ho fatto un po’ di contemporanea, a Londra qualche sporadica lezione di modern jazz e due anni fa sono approdata alla danza orientale.
Eh si, un cambiamento davvero drastico ma devo essere sincera, la cultura orientale è così affascinante e connessa con la danza, che mi sono totalmente appassionata a questo stile.
Si è soliti racchiudere nella famosa belly dance tutta la danza orientale, ma in questa ci sono mille sfaccettature, derivazioni, mix e addirittura danze completamente opposte.
Ho iniziato con la danza del ventre , fluida e sensuale, ma ciò che mi affascina maggiormente è la
Danza indiana.
Quando parliamo di danza indiana, parliamo di una delle danze più antiche, se non proprio quella che ha gettato le basi di una danza classica. Essa viene associata ad una delle più alte forme espressive teatrali per il suo forte legame alla triade danza-parola-musica e tutto questo è testimoniato nel Natyashastra, antico libro redatto dal saggio Bharata Muni.
Nella cultura indiana, la danza è quindi strettamente collegata al teatro; i danzatori raccontano delle storie sia con la mimica facciale che con i passi , i quali sono tutti emblema di un concetto. Spesso anche le loro preghiere sono rappresentate con gli stessi mudhra usati nella danza, nello yoga e in altre loro discipline.
La danza classica indiana si divide in otto stili: Bharatanatyam, Kathak, Kathakali, Kuchipudi, Odissi, Manipuri, Mohiniyattam e Sattriya.
La più famosa tra queste è la Bharatanatyam, uno stile che coniuga mente/corpo/spirito.
Il suo nome può essere diviso in BHARATA che è il nome con cui gli indiani chiamano la loro terra (ed anche il nome del saggio Bharata Muni) e NATYA che è l’arte drammatica della danza espressa dall’unione della mimica e della narrativa a gesti astratti.
Ma nel nome Bharata troviamo anche le abbreviazioni BHAva (stato mentale) – RAga (scala melodica) – TAla (ciclo ritmico) che corrispondono alle tre caratteristiche fondamentali di questa danza: melodia, ritmo ed emozione.
Oltre alle danze classiche, nella cultura orientale troviamo anche le danze tribali, le danze folk e le danze cinematografiche (come la bollywood che è un mix tra danza folk, classica e influenze occidentali).
Tra le danze folk, legate alla religione o a festività sociali, troviamo il
Bhangra.
Proprio ieri ho fatto uno stage con un maestro indiano su questa danza che lui stesso definisce la danza dell’allegria. Prima ancora di insegnarci i passi, infatti, ci ha detto che per questa danza è fondamentale il sorriso!
Questa danza nasce nella regione del Punjab (regione a cavallo tra india e pakistan), una terra spesso soggetta a scontri e, proprio per questo, i suoi abitanti trovavano sempre pretesti per festeggiare. Questa danza infatti veniva ballata dagli agricoltori per venerare l’arrivo della primavera e quindi periodo di raccolto e di ricchezza.
I suoi movimenti ricordano i gesti dei contadini, resi più armonici e ballati con un ritmo sostenuto ed energico.
Una cosa che mi ha colpito di questo maestro è che in tre ore di stage, nonostante la danza fosse tutta saltellata e richiedeva un sacco di energie, lui non si è riposato nemmeno un momento e aveva uno sguardo sereno e sorridente.
Questo mi ha fatto apprezzare ancora di più questo popolo che nonostante l’occidentalizzazione, ha mantenuto i suoi valori e la sua cultura così ricca di storia e tradizioni.
Io davvero non ne posso più fare a meno e non vedo l’ora di approfondire ancora di più le mie conoscenze in merito.
Abbracci contagiosi a tutti