Gli effetti dei pregiudizi della gente

in #ita7 years ago

man_meditation_night_outdoors_smoke_smoking-943406.jpgImmagine CC0 creative commons

Lui era li.
Seduto sulle scale della scuola ormai chiusa da un pezzo. Lo zaino al suo fianco e le mani avvolgevano gli zigomi. I gomiti appoggiati sulle ginocchia. Davanti a sé passavano di tanto in tanto macchine, motorini e spesso anche biciclette. In lontananza vide una macchina rossa, che in modo sbadato e frettoloso accostava. Una donna col un vesto nero a fiori bianchi scese dall'auto. Finalmente era arrivata la sorella che aspettava da più di due ore. Gli correva in contro e arrivata di fronte a Luca si abbassò sorridendogli.

"Scusami Luca, il capo mi ha tenuta più del previsto al lavoro."

Pose le sue mai grandi su quelle, cicciotte, del fratello e le strinse a sé, lo guardò con occhi dolici e continuò:

"Guarda cosa ho qui? Un panino con la mortadella come piace a te."

Luca la guardò.

"Tranquilla, non è colpa tua se il capo ti ha trattenuta."

Poi osservò il panino.

"Scusa Giada, non ho molta fame. Possiamo andare a casa devo studiare."

La sorella con la faccia cupa lo portò a casa.

Tempo fa Luca e Giada erano rimasti orfani, dopo che i genitori subirono una rapina andata a finire male.
Giada aveva già 22 anni e decise che da quel momento in poi si sarebbe presa cura lei del fratellino che a quel tragico avvenimento aveva solo 8 anni. Ora Luca aveva 13 anni e il primo giorno di liceo non sembrava essere andato bene. Non era affatto contento.

"Allora Luca, il primo giorno di scuola com'è andato?"
"Bene!"

Luca guardava fuori dal finestrino.
Gli risuonavano nella testa le parole cattive del compagno di classe.

"Sei un ciccione di merda. Guarda i rotoli che tieni, sembrano tette!"

Poi tutti in coro che ridevano e ripetevano le sue parole.

Quando furono a casa, Luca si chiuse nella sua stanza.
Fatta sera Giada lo chiamò per la cena, ma lui non si presentò.
Giada, preoccupata, entrò in stanza e con dolcezza gli domandò se c'era qualcosa che non andasse, ma Luca per non darle preoccupazioni gli fece credere che la causa era legata ad un forte mal di stomaco.

"Certo che hai mal di stomaco, non mangi da oggi Luca. Su forza, vieni a mangiare."
"Giada ho 13 anni so quando il mio stomaco ha fame, puoi lasciarmi in pace per favore. "

Giada con l'amarezza nel petto si alzò ed usci dalla camera.
Nei giorni a seguire Luca continuava a digiunare e dopo qualche tempo, causa delle continue prese in giro per il suo lardo, iniziò a non alzarsi più dal letto. La sua stanza sempre buia, le finestre sempre chiuse. Luca non voleva recare altro dispiacere a sua sorella, ma la sua voglia di vivere era smarrita.

Dopo un paio d'anni senza uscire e vedere la luce del sole la sorella, stanca ormai di tutto e a pezzi nel vedere il fratello ridotto ad un osso, non sapendo più cos'altro fare entrò nella sua stanza.

face_shadows_ghost_black_portrait_man_dark_head-903098.jpgImmagine CC0 creative commons

"Luca smettila di massacrare la tua mente. Sono più di due anni che cerco disperatamente di poter rivedere il mio fratellino. Ho perso mamma, papà non posso permettermi un'altra perdita. Se non magi morirai!"

Nessuna risposta udì Giada dal fratello.
Luca però, quando la sorella chiuse la porta della stanza, si fermò a pensare.
Cosa stava combinando.
Come aveva potuto ridursi cosi?
Si mise, faticosamente, seduto sul bordo del letto e fissava il buio. Aveva i capelli arruffati e unti dallo sporco. Provò ad alzarsi, ma cadde a terra provocando una forte rumorata.
La sorella corse verso di lui e accese la luce, Luca istintivamente si mise la mano sugli occhi.

"Luca stai bene?"

Giada era felice di vederlo lì a terra e non sul letto.
Luca fece cenno con la testa che tutto era a posto.
Poi sussurro alla sorella:

"Giada, mi puoi lavare?"

La sorella lo pose delicatamente sul letto e corse a preparargli la vasca.
Quando la vasca fu pronta, Giada lo spogliò.
Luca avvolgeva il collo della sorella col braccio sinistro e la osservava.

"Scusa Giada se non sono forte."

Arrivati in bagno Luca dovette fare i conti col vedere il suo nuovo aspetto.
Lo specchio rifletteva il suo corpo.
Sulle guance erano presenti delle fosse, aveva occhiaie molto marcate.
Si vedevano perfettamente le ossa delle spalle e delle anche, le coste si potevano contare la pelle sembrava disegnarle.

Penava a come poteva essersi ridotto cosi, per parole che altri avevano detto.
Si faceva schifo.
Poi vide il riflesso della sorella che si trovava alle sue spalle. Non la riconobbe, sembrava invecchiata di 10 anni. La sua espressione cupa era davvero inquietante.
Le lacrime spingevano verso l'esterno, non poteva resistervi.
La sorella lo strinse al petto.
Percepiva il suo calore, sentiva il suo cuore e ascoltava le sue soavi parole.

"Sssssh Luca, non piangere tu sei forte."
"Non è vero Giada, io sono uno stronzo. Tu mi hai curato e io cosa ho fatto? Ti ho distrutta."

Giada lo dondolava:

"Sssssh Non hai fatto nulla, sono io che non mi ero resa conto di ciò che ti stava accadendo, ma tu sei forte Luca."

Lo pose nella vasca calda e con una spugna iniziò, delicatamente, a insaponarlo.

"Luca non posso perderti, tu sei tutto ciò che rimane della nostra famiglia."

Dalle parole della sorella lui trovò la forza di ricominciare, lui doveva prendersi cura di lei.
Doveva proteggerla, doveva renderla felice.

Nei giorni che susseguirono, Luca ricominciò a magiare, a parlare, a vedere la televisione. Vedeva finalmente sua sorella serena o almeno più tranquilla. Piano piano il suo corpo si trasformava, diventava sempre più forte. Spesso, però, vi erano ricadute che lui riusciva a contrastare, a combattere.
Si ripeteva che avrebbe cambiato la sua vita in meglio, senza ascoltare i pregiudizi degli altri.
Passarono anni prima di uscire completamente da quella situazione di depressione, ma alla fine ci riuscì.

Ricominciò il liceo e quando lo ebbe finito entrò nella polizia.
Voleva proteggere la societa in cui viveva e tenere al sicuro le persone che amava.

Dopo aver ottenuto il posto di lavoro in polizia, Luca conobbe la donna che le avrebbe donato i suoi figli.

Anche la sorella si sposò e si fece una sua famiglia.

Luca non avrebbe mai smesso di ringraziare la sorella che gli aveva dato la forza di reagire e diventare quel che ora era.

Ora Luca era nel giardino della sua casa con i suoi figli e sua moglie.
Si mise seduto sulle scale della sua casa, con le sue morbide guance tra le mani.
I gomiti sulle ginocchia.
Le macchine, i motorini e le biciclette passavano di tanto in tanto.
Il sole gli batteva sul capo.
In lontananza la macchina rossa, che frettolosamente stava parcheggiando.
Da li una bella donna, con un vestito nero a fiorellini bianchi scendeva raggiante.
Tra le sue braccia stringeva, avvolto in un lenzuolo azzurro, il suo nipotino.
Luca sussurrò alla sua mente che la sorella fosse la donna più bella del mondo.
Poi si alzò e sorridendo alla sorella le andò in contro e la strinse forte a sé.

Bisogna combattere sempre e lasciare alle spalle i pregiudizi della gente.

hand-1615796_960_720 (1).jpgImmagine CC0 creative commons

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Purtroppo viviamo di pregiudizi, che ci piaccia o no. Rispetto al passato i nostri pregiudizi sono meno urlati e più latenti, ma sono ancora li...temo.
Complimenti per l'inventiva.

I pregiudizi sono solo una prova da superare. Dobbiamo sapere noi a quali voci dare ascolto e filtrare ciò che può realmente servire per migliorarci ,da ciò che è solamente rifiuto.

Bellissimo, scrivi molto bene. Mi piace molto questo articolo!

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