I messaggi della signora Caterina
“Cara signora Franca, quello di stanotte era un sogno lunghissimo: qui il terno è proprio assicurato!”
Così disse il signor Piero, quasi allegro, alla barista-giornalista-tabaccaia della porta accanto.
Vicini di casa da quando lei era una bambina e lui un ragazzo, i due, pur vantando una quasi-amicizia che sfiorava il sessantesimo anniversario, ancora usavano rivolgersi l’uno all’altra con un rispettosissimo lei.
La signora Franca aveva sempre avuto un debole per il signor Piero: intanto perché era una gran brava persona, inoltre perché, qualche settimana prima, più prossimo agli ottanta che ai settanta, si era reso protagonista di un atto eroico, rincorrendo due teppistelli che, approfittando del locale quasi vuoto, erano scappati senza pagare i sacchetti di patatine e la coca che avevano consumato, per non parlare delle tasche piene di barrette di cioccolato e dei giornaletti a luci rosse che avevano sottratto dagli scaffali.
Il signor Piero aveva assistito al fatto incredulo, ma non ci aveva pensato due volte prima di partire all’inseguimento dei due che, certi di aver compiuto il delitto perfetto, si erano fermati a sghignazzare tre portoni più in là. E il mite Piero non ebbe bisogno di inventarsi calci rotanti, impugnò saldamente le orecchie dei due fino a trascinarli piagnucolanti a chiedere scusa e a restituire il maltolto.
Il signor Piero non beveva, non fumava e, da quando era diventato vedovo, stava persino attento al colesterolo. L’unica sua debolezza sembrava essere il gioco del Lotto, al quale comunque non giocava mai forte: la regola era “investire” un euro per ogni giocata, al massimo due quando la moglie gli passava i numeri “sicuri”.
Erano passati cinque anni da quando la signora Caterina era mancata. Si erano voluti molto bene ma, per quanto ne desiderassero, non avevano avuto figli. Una sera era andata a dormire presto e non si era mai più svegliata, lasciando il marito completamente prostrato e piuttosto ipocondriaco.
“Stava così bene ed è morta” raccontava scuotendo tristemente il capo a chi gli chiedeva cosa mai fosse successo.
Dire che non tutti i mali vengono per nuocere è una banalissima frase fatta ma effettivamente la signora Caterina, anche da morta, aveva deciso di donare qualche sprazzo di felicità al suo vedovo poco allegro. Così, puntualmente, il giorno prima delle estrazioni, gli si manifestava in sogno e gli dava informazioni utili da tradurre in numeri da giocare.
Il signor Piero non aveva mai giocato d’azzardo, prima di allora, ma un po’ la tristezza, un po’ la solitudine alleviata dalle chiacchiere gentili della signora Franca, fatto sta che progressivamente divenne giocatore abituale e cliente affezionato.
All’inizio prese alcuni granchi micidiali: sebbene avesse capito subito che la moglie voleva che giocasse, visto che nel sogno gli si era presentata vestita da dea greca, con gli occhi bendati ed una cornucopia in mano, Piero non aveva affatto gli strumenti per interpretare i suoi suggerimenti. Ancora non sapeva che un numero non andava giocato così com’era, ma andava letto nel più ampio contesto del sogno e di tutti i particolari che si riuscivano a ricordare, per non parlare delle ruote su cui giocare per le quali esistevano svariate correnti di pensiero… Insomma, aveva assolutamente bisogno di una guida.
E qui, la signora Franca si dimostrò un’ottima aiutante della sua amatissima dea bendata personale.
Quando il signor Piero aveva iniziato, di punto in bianco, a giocare (e a perdere), il primo pensiero fu che il neovedovo stesse cercando una qualche forma di consolazione nel gioco d’azzardo. Le spiacque sinceramente e si preoccupò anche che potesse divenire un vizio. Con grande delicatezza, monosillabo dopo monosillabo, riuscì a farsi un’idea migliore di quanto stava succedendo e mise la sua esperienza cabalistica al servizio del gentile conoscente.
Da quel momento, scoprirono di essere un trio fenomenale: la morta era puntuale e doviziosa di informazioni utili, il vivo aveva una memoria eccezionale e la viva sapeva interpretare alla perfezione gli indizi, e lo faceva con discrezione e senza mai approfittare personalmente delle preziosissime soffiate. Sapeva bene quanto possa essere inflessibile una moglie: la signora Caterina voleva che Piero non giocasse più di due euro, e che fosse lui l’unico beneficiario delle sue rivelazioni, e così sarebbe avvenuto. Probabilmente, se qualcuno si fosse messo in mezzo, si sarebbe arrabbiata, e Franca non aveva nessunissima intenzione di inimicarsi una morta, tanto più che si trattava della cara estinta di quella gran brava persona che era il signor Piero.
Questa routine proseguiva da almeno tre anni, e il signor Piero non mancava (quasi) mai l’ambo che gli fruttava talvolta una decina di euro, raramente qualcosa di più, ma si notava che, nonostante non fosse affatto in odore di ricchezza, il signor Piero era sempre meno triste.
Un martedì mattina, però, l'attempato signore non si presentò alla consueta seduta di interpretazione dei sogni. La signora Franca pensò che fosse stato trattenuto da qualche impegno, e non volle preoccuparsi. Quando anche il giovedì trascorse senza la visita del vedovo, la tabaccaia ebbe un brutto presentimento. Del resto, per quanto in ottima forma, non si trattava di un ragazzino, e viveva solo, e non aveva figli, e avrebbe potuto succedergli qualcosa e magari lo avrebbero trovato mummificato dopo qualche mese…
Terrorizzata da questi pensieri angosciosi, chiusa la serranda, si fece forza e, per la prima volta in sessant’anni, andò a suonare il campanello del signor Piero.
Dal citofono, nessuna risposta e tanta angoscia. Mentre era indecisa se chiamare o meno i vigili del fuoco, Piero arrivò trotterellante, le mani dietro alla schiena.
La signora Franca si sentì immensamente sollevata ma un po' imbarazzata per l’intromissione “Mi scusi signor Piero, non l’ho vista per due giorni ed ero un po’ preoccupata per lei”. Di risposta ebbe un largo sorriso: “Franca, mi spiace di averle creato ansia." E dopo un istante, cambiando inaspettatamente pronome "Ti va di entrare per un caffè? Ah... questo è per scusarmi, a mia volta.”, e le porse il piccolo mazzo di fiori che teneva nascosto dietro la schiena.
Doveva trattarsi di un caffè lungo, perché fino alle dieci di sera la signora Franca non fece ritorno al suo appartamento, e i suoi due gatti iniziavano ad avere fame.
Dopo sei mesi, i due convolarono a nozze, con l'esplicito benestare della moglie morta. In quella famosa notte tra il lunedì e il martedì, invece di frasi da interpretare per il gioco del lotto, la signora Caterina aveva fatto sapere al marito che era giunta l’ora di lasciarsi consolare, che la signora Franca era proprio quello che faceva per lui e che, per quanto la riguardava, potevano benissimo iniziare a darsi del tu. E per essere sicura che il messaggio non fosse male interpretato, tornò solo un'altra volta, la notte prima del giovedì del caffè lungo, per ribadire il concetto.
Partecipo con questo racconto al contest di @fulviaperillo "Ho giocato tre numeri al lotto"
Proprio un racconto assai simpatico, complimenti!
Grazie @middleearth! ☺️
Molto carino e gradevole, come racconto, hai narrato una storia delicata e quasi fuori dal tempo odierno, ma questo non toglie nulla al risultato complessivo che è stato davvero alto, complimenti, cara @heidi71
grazie caro @mad-runner :)
Veramente generosa la sig.ra Caterina!
alla faccia di chi dice che i morti sono avari!
spettacolare... avevo iniziato e pensavo... sarà una di quelle rubriche sui sogni... poi faccio lo scrolll e scopro che si tratta di un racconto, bravissima... :)
☺️ grazie 😊
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Carino davvero 😊
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veramente delizioso