Il viaggio di Josephine
La ninfa Josephine
Da una sorgente sulle pendici di un'altissima montagna, nacque un giorno d'autunno la ninfa Josephine. A generarla erano stati l'acqua della sorgente ed il primo sole di un'alba di ottobre.
Josephine era agile e snella, nuotava tra le acque facendo piroette e capriole. Prima in un torrentello di montagna, poi in un fiume più grande e poi ancora nel più grande fiume del mondo.
Fin dall'inizio, prese ad interagire con il mondo circostante: le piante ai bordi del fiume che lambiva e nutriva con l'acqua e il sole di cui era fatta; i pesci sempre diversi mano a mano che cambiava il corso d'acqua.
I fiori degli argini, soprattutto margherite gialle e bianche, amavano il suo passaggio, ma sapevano anche che lei non sarebbe mai tornata indietro, non poteva, era nata per viaggiare nell'acqua corrente e di questa doveva seguire il destino. La ninfa Josephine era tenera e scherzosa, di piccole dimensioni, ma di fattezze piacevoli. Capitava che le creature d'acqua, ma anche quelle di aria e di terra, si innamorassero di lei e lei di loro. Ma il loro amore era di breve durata, perchè terminava necessariamente con lo scorrere del fiume.
Lei era sola, in realtà, tutto ciò che le stava intorno era provvisorio, ma, nel suo mondo di ninfa, non c'era bisogno di situazioni durevoli, bastava cogliere l'attimo, per un grande amore, o una passione, o anche solo l'osservazione della bellezza. Era dotata di una memoria prodigiosa e ricordava tutto nei dettagli, ogni storia e creatura con cui si era incontrata fin dalla nascita. Aveva la proprietà di non invecchiare, di rimanere sempre fanciullina e godere dei giochi d'acqua che tanto le piacevano. Quando scendeva la notte, si addormentava facendosi cullare dalle acque e sognava moltissimo. In genere si svegliava vicino agli argini, cullata da ninfee o giunchi, e da lì riprendeva il suo viaggio, sempre nella stessa direzione.
Il fiume era talmente lungo che attraversava mille paesaggi diversi, con persone diverse, case e chiese di ogni tipo. Nulla era mai uguale a quanto le era apparso in precedenza. Nei primi tempi, qualche volta aveva pensato con nostalgia alla sorgente, ma poi si era resa conto che non poteva bagnarsi due volte nello stesso fiume o tantomeno risalirlo.
Così, mentre ascoltava i suoni della natura e le storie di umani che il vento raccontava, nuotava felice tra le acque, a volte calme, a volte turbolente. Ma lei era fatta di acqua e neppure le rapide potevano nuocerle.
Il tempo passò e, infine, giunse alla foce del fiume: si guardò indietro e sapeva che non l'avrebbe più visto. Ormai c'era il Mare ed avrebbe continuato a volteggiare tra le onde, per sempre.
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The nymph Josephine
From a spring on the slopes of a very high mountain, the nymph Josephine was born one autumn day. The water of the spring and the first sun of an October dawn had generated it.
Josephine was agile and slender, swimming in the water doing pirouettes and somersaults. First in a mountain stream, then in a bigger river and then again in the biggest river in the world.
From the beginning, he began to interact with the surrounding world: the plants at the edge of the river that lapped and nourished with the water and the sun it was made of; the fish always different as the water course changed.
The flowers of the banks, especially yellow and white daisies, loved its passage, but they also knew that she would never come back, she could not, she was born to travel in the running water and she had to follow destiny. The nymph Josephine was tender and playful, small in size, but with pleasant features. It happened that the creatures of water, but also those of air and earth, fell in love with her and she of them. But their love was short-lived, because it necessarily ended with the flow of the river.
She was alone, in reality, everything around her was temporary, but, in her nymph world, there was no need for lasting situations, it was enough to seize the moment, for a great love, or a passion, or even only the observation of beauty. She was gifted with a prodigious memory and remembered everything in detail, every story and creature she had met since birth. She had the property of not getting old, of always remaining a little girl and enjoying the water games she liked so much. When night fell, he fell asleep cradled by the water and dreamed so much. Generally he woke up near the banks, lulled by water lilies or rushes, and from there he resumed his journey, always in the same direction.
The river was so long that it crossed a thousand different landscapes, with different people, houses and churches of all kinds. Nothing was ever the same as what had appeared before. In the early days, he sometimes thought of the source with nostalgia, but then realized that he could not get twice in the same river, or even climb it.
So, while listening to the sounds of nature and the stories of humans that the wind told, it swam happily through the waters, sometimes calm, sometimes turbulent. But she was made of water and even the rapids could not harm them.
Time passed and finally reached the mouth of the river: he looked back and knew he would not see it again. Now there was the Sea and would continue to twirl in the waves, forever.
Hello. It's so beautiful what you wrote.
Send you ninfa love.
If you want, you can see my photos, and follow too!