Visione politica negli anni Venti del Nuovo Millennio

in #ita7 years ago (edited)

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Anni e anni fa, insieme ad alcuni amici, ho contribuito all’apertura di una sede di rifondazione comunista nel mio piccolo paesello di provincia. Erano i tempi di Bertinotti e dei no global e il Comunismo, in Italia e non solo, mi sembrava l’unica alternativa proponibile per cercare di combattere il sistema capitalistico dominante, che, ai miei occhi, era chiaramente fonte di disuguaglianza ed iniquità, benessere per pochissimi e sfruttamento per tutti gli altri. Quest’ultimo pensiero non mi ha mai abbandonato, anzi si è andato man mano rinforzando, ciò che è mutato è il modo in cui l’avversione per questo sistema si è andata manifestando negli anni.

L’esperienza con Rifondazione durò poco, non solo per alcuni contrasti interni ma soprattutto perché, frequentando qualche riunione di partito, mi apparve subito chiaro che più che l’anticapitalismo a molti importava solo il protagonismo. Decidemmo di chiudere la sede prima delle famose elezioni in cui, nell’Ulivo di Prodi, confluirono sia Bertinotti che Mastella. A cosa avrebbe portato questa “larga intesa” ci apparve subito chiaro e perciò decidemmo di dissociarci. In effetti, quello che accadde dopo, con Bertinotti presidente della Camera e Mastella Guardasigilli, non fece altro che confermare le nostre paure e, in effetti, quell’alleanza micidiale segnò l’inizio del declino inarrestabile della sinistra italiana.

A partire da quella esperienza, mi dissi non solo che non aveva più senso essere Comunisti nel nuovo millennio ma anche che mai più mi sarei fatto una tessera di partito. L’unica idea che già mi era chiara allora e che nel corso degli anni si è andata rafforzando è la visione anticapitalista della politica. L’anticapitalismo, la necessità di combattere il sistema economico-finanziario dominante che mette il Profitto davanti a qualsiasi Diritto, è, secondo me, il Principio fondante di qualunque azione politica che abbia senso supportare. Tenendo ben chiara una cosa però: l’alternativa al Capitalismo non è, o non è più il Comunismo, come a torto o a ragione ci hanno sempre portato a credere, ma l’alternativa è un sistema che forse non è ancora stato ben definito, ma che sicuramente non tarderà, speriamo, a manifestarsi come l’unica o una delle migliori vie percorribili dall’umanità intera per un reale progresso e non una semplice sopravvivenza. Anche questo "anti" nel nome non deve far pensare solo ad un antagonismo aprioristico, ad un essere contro per partito preso, ma ad un'alternativa consapevole e ragionata ad un modello di sviluppo non più sostenibile.

“Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi, ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato.”
KARL MARX

Per abbattere le disuguaglianze, per arrestare l’inquinamento incontrollato del pianeta, per combattere l’alienazione e la mercificazione degli esseri umani si devono intraprendere tutte le strade che possono portare quantomeno ad aprire una breccia nel sistema, a minarlo dalle fondamenta se non ad abbatterlo completamente. Questo sempre, anche quando l’azione anticapitalista non è immediatamente evidente, anche quando la parola anticapitalismo, divenuta in Italia quasi un tabù al pari di Comunismo, non è mai menzionata e quando, ad un’analisi superficiale, sembrerebbe si stia parlando proprio del contrario. Coerente con questa idea di base, ad esempio, tra la Clinton e Trump, scrissi che avrei preferito quest’ultimo. Non perché quel buffone capitalista a metà strada tra Berlusconi e Mr Bean mi fosse simpatico, tutt’altro, ma perché l’alternativa, la Clinton, non era altro che una diretta emanazione dell’élite capitalistica americana ed essendo “di sinistra” (che Marx mi perdoni!) sarebbe stata più difficile da contrastare con i mezzi classici, come utilizzando la stampa “progressista” o facendo leva sull’orgoglio “progressista” degli americani. Trump, invece, mi sembrava la scheggia impazzita che avrebbe portato Caos e scompiglio, facendo finalmente apparire evidente anche agli occhi dei più distratti la necessità, nostra come italiani e di tutti i popoli europei, di smarcarsi sempre di più dall’abbraccio mortale della nazione che più di tutte difende il sistema capitalistico. In effetti, anche se è ancora presto, questo sta succedendo: di fronte alle folli idiozie di Trump, non ultima la brillante idea di spostare l’ambasciata USA a Gerusalemme o di uscire dall’accordo sul nucleare stipulato con l’Iran, molte nazioni europee e non solo, stanno prendendo le distanze dagli USA.

Allo stesso modo, non dico che tra Renzi e Berlusconi (quando erano loro le alternative) avrei preferito quest’ultimo, non esageriamo, ma tra i due sicuramente Renzi è il più servile al potere delle banche e delle multinazionali. Berlusconi è come Trump, anzi è Trump ad essere come Berlusconi, senza peraltro averne quella naturale empatia che molti ammalia, entrambi cani sciolti, ma con troppi scheletri nell’armadio per non essere facilmente ricattabili. Su Salvini preferirei non fare un’analisi politica perché lui non ha una visione politica ma semplicemente è un raffinatissimo opportunista (la raffinatezza nell’opportunismo non è qualità da molti, comunque), che rinnegherebbe anche l’intera Lega, per non dire l’intero Nord Italia se ciò servisse ad aumentargli la popolarità. Per quanto riguarda i 5 stelle, mi tocca dire, purtroppo o per fortuna, che sono gli ultimi che ancora dicono e propongono qualcosa di sinistra in Italia, ad eccezione di quei partiti le cui performance elettorali assomigliano al risultato della Nazionale ai Mondiali 2018. Questo sempre se i 5 stelle, è notizia di queste ore, non si alleino con la Lega, la qual cosa li porterebbe ad una brutta fine di sicuro, visto che il Sud non li ha votati per poi trovarseli in un Governo con Salvini, che fino a poco tempo fa si divertiva a cantare cori contro i meridionali.

Quindi, per concludere, credo che in effetti in questo primo ventennio del nuovo millennio non abbia più molto senso parlare di categorie politiche ormai superate, come Comunismo e fascismo, se non come esempi da cui prendere spunto o da cui smarcarsi completamente.
Ciò che conta e che dovrebbe, a mio avviso, orientare qualsiasi scelta di voto è una visione indirizzata all’anticapitalismo, perché solo smarcandoci da questa concezione antisociale ma ahimè dominante del mondo che è il Capitalismo (o libero mercato, liberismo, ecc…) si potrà aprire una nuova era di pace, benessere e prosperità per il mondo intero

Non siete d’accordo?

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Immagini CC0 creative commons

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Che lo sia il M5S lo credo, o almeno l'ho sempre creduto fino alla naotizia del possibile accordo con la Lega. Benchè salvini sia un abile approfittatore e ha cercato di dare un volto nuovo alla Lega, non dimentichiamoci che sono sempre il partito di Bossi, Borghezio, Belsito e co. e nonostante se la siano sempre presa con Roma ladrona (a parole), sono gli stessi che commerciavano illegalmente in diamanti, truccavano i conti (infatti la magistratura gli ha sequestrato i bilanci) e pagavano le spese dell'allora cerchio magico. Per non parlare del loro razzismo e dei loro vari voltafaccia (Salvini l'anno scorso promettava dovunque che mai si sarebbe alleato con Berlusconi). Se questa è l'alternativa all'europa capitalista, allora stiamo ancora più rovinati di prima...

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