Può la Scienza dimostrare la presenza dell'Anima?

in #ita6 years ago (edited)

Fin da tempi remoti, il concetto di anima è stato utilizzato per cercare di dare una spiegazione al fatto che noi non siamo solo corpo e materia, ma abbiamo qualcosa in noi che va oltre il tangibile.

Il termine anima deriva dal latino anima che a sua volta deriva del greco ànemos, che significa «soffio», «vento» e descrive la parte spirituale, l’essenza presente ma intangibile dell’essere umano. Il termine anima inoltre è usato talvolta come sinonimo di psiche, volendo indicare con questo termine sia l’insieme delle nostre capacità affettive, intellettive e conoscitive -la nostra coscienza in pratica- sia l’istinto e l’inconscio, che sono “qualità” imprescindibili dal nostro essere umani.

L’anima ha un ruolo primario nelle grandi religioni monoteiste, in quanto è ciò che rimane di noi dopo la morte, è la nostra parte immortale che proseguirà il viaggio verso il giudizio e la catarsi finale.
Nelle religioni orientali, soprattutto nell’induismo, si utilizza il termine Ātman, termine sanscrito che indica l’”essenza” o il “soffio vitale” dell’uomo e può essere tradotto con il pronome riflessivo , ed è ciò che di noi sopravvivrà attraverso i vari cicli Karmici.
Anche nelle religioni precristiane da cui hanno preso spunto le successive, come lo Zoroastrismo e il Mitraismo, esisteva il concetto di anima e di un percorso che essa doveva compiere per essere giudicata dopo la morte.

Il concetto di anima, così come quello di spirito, nel tempo è stato sempre indissolubilmente legato alla Religione ed è per questo la Scienza lo ha sempre snobbato, relegandolo a materia aleatoria non passibile di indagine, se non a mera superstizione. Lo studio dell’anima è di pertinenza della metafisica, mentre la fisica si occupa del tangibile.
Questo paradigma, però, sembra essere scalfito dalle ultime scoperte scientifiche e soprattutto dall’avvento della fisica quantistica, la quale, volendo semplificare, mette in relazione la Scienza con l’invisibile, descrivendo il comportamento della materia con una serie di leggi che vanno al di là della “corporalità” della materia stessa.

Fondamento della meccanica quantistica infatti è la descrizione delle particelle e delle radiazioni sia come fenomeni ondulatori che come entità particellari, contrapposta alla visione della meccanica classica che descriveva la materia solo come composta da particelle e la luce solo composta da onde.

Il dualismo onda-particella può essere applicato a qualsiasi aspetto della materia e anche alle nostre cellule, in particolare ai neuroni cerebrali, i quali, dal punto di vista quantistico, potrebbero rappresentare la “sede” della nostra anima. Da ciò nasce il concetto di cervello quantistico, coniato in seguito a diverse scoperte in campo della neurobiologia avvenute negli anni novanta.
In questo periodo il fisico inglese Roger Penrose e il neuroscienziato statunitense Stuart Hameroff elaborarono una teoria chiamata ORCH-OR (orchestrated objective reduction, riduzione oggettiva orchestrata), secondo cui la mente umana funziona come un computer quantistico. Vi sono, secondo tale teoria, delle strutture neuronali (presenti anche nelle altre cellule), ovvero i microtuboli che, paragonabili ai qubit dei computer quantistici (il qubit rappresenta l’unità di informazione quantistica), possono presentarsi in diverse configurazioni quantistiche a seconda dei processi cognitivi in atto. Inoltre, questi microtubili sarebbero tutti quantisticamente correlati e la loro reciproca interazione creerebbe quel fenomeno che noi chiamiamo “coscienza”.
Successivamente, nel 2012, due scienziati austriaci dimostrarono che i canali ionici presenti sui neuroni (responsabili dell’attivazione e inibizione neuronale) si comportavano anch’essi in maniera “quantistica” (cioè come onde generanti un campo magnetico) e ipotizzarono un loro coinvolgimento nei “fenomeni di generazione della coscienza”.

Partendo da queste basi e da altri lavori simili, in maniera un po' controintuitiva, anche l'anima può essere spiegata in termini neurobiologici e quantistici.
Essa è un’entità soggettiva e individuale e sembrerebbe il risultato di un'attività mentale priva di qualsiasi inibizione in cui mancano informazioni spaziali e temporali; è amorfa e immateriale ma può diventare cosciente attraverso fenomeni di “riduzione”.

La nostra coscienza -il nostro - sembrerebbe essere il risultato di tre stadi evolutivi. In uno stadio primitivo, la nostra attività mentale è completamente disinibita ed include solo i bisogni primari dell’organismo e percepisce il sé e il mondo come un tutt’uno. In un secondo stadio alcuni processi mentali vengono inibiti e la mente acquisisce consapevolezza di sé e del mondo circostante e inizia a percepirsi come a sé stante rispetto alla materia circostante. Il terzo e gerarchicamente ultimo stadio di sviluppo del sé (sé riflessivo) è correlato a funzioni corticali superiori, come la memoria, le funzioni esecutive, l'autocontrollo, la mentalizzazione, le metacognizioni e altre abilità cognitive complesse.
Ciò che causerebbe la “salita” della coscienza attraverso questi tre stadi sarebbe appunto un’inibizione, una “riduzione” via via crescente dell’attività mentale. Se non si operasse questa riduzione dell’attività, saremmo sotto l'influenza costante di un fiume di stimoli e non saremmo in grado di prestare attenzione a nessun compito. Questa inibizione non avviene in maniera netta ma attraverso una serie di passaggi: vi è una riduzione prima ad eventi mentali inconsci e poi ad eventi mentali coscienti, acquisendo man mano concezione del tempo e dello spazio. Questo processo di riduzione è parallelo alla maturazione della corteccia frontale del cervello e dell'acido γ-aminobutirrico (GABA), che da neurotrasmettitore eccitatorio durante la vita prenatale del feto, diventa il principale neurotrasmettitore inibitorio nel corso della vita.

L'attività inibitoria del GABA e della corteccia prefrontale rende l'anima cosciente, ma essa può ritornare incosciente quando questa inibizione diminuisce. Esempi di attività mentale priva di inibizione possono venire dalle differenze percettive di un neonato, da individui sottoposti a fenomeni dissociazione mentale e da individui sotto effetto di droghe psichedeliche, in particolare mescalina e DMT. In tutti e tre gli esempi sopra citati i processi inibitori mentali sono stati interrotti ed essi condividono la stessa percezione del sé e dell'anima: un mondo senza tempo e senza spazio, percepito come un tutto e causato da un'attività mentale disinibita.

Secondo questa teoria, quindi, l'anima è sia la fonte dell'incoscienza che della coscienza. L'anima contiene l’energia mentale per riempire il cervello, ma deve essere prima “ridotta”, cioè la sua attività deve subire un’inibizione, per diventare una funzione cognitiva del cervello. Ciò avviene per fasi: si parte dall’inconscio, poi profondo inconscio, inconscio dinamico e preconscio. Nella fase finale, l'anima viene ulteriormente inibita e diventa consapevolezza. L'anima non fisica acquisisce così alcune proprietà fisiche quando viene “ridotta” a coscienza nel cervello. L'anima non fisica può essere meglio descritta dalle regole della fisica quantistica, mentre l'anima fisica (il cervello) è meglio descritta dalle regole della fisica classica.

Infine, poiché ormai è chiaro che l'Universo si regge sulle regole della fisica quantistica, tra le strutture dell'Universo e quelle del nostro cervello potrebbero esistere numerose similitudini "quantistiche" che ci rendono tutti, almeno a livello inconscio, parte dell’Uno. Ciò potrebbe anche dar credito alla teoria di una intelligenza cosciente che pervade l'Universo e che in altri tempi si sarebbe chiamata Dio, al di là di tutte le implicazioni teologiche che questa parola porta con se.

L'anima non è materiale; piuttosto, è energia. Nella sua forma energetica, può estendersi all'infinito. L'anima è indeterminata ed è aperta a molte possibilità; usando la fisica meccanica, la rendiamo chiusa e prevedibile. Noi andiamo al di là della fisica, ma non possiamo percepirlo perché la nostra percezione stessa dipende dalla fisica.

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Cco

Fonti:
Orchestrated objective reduction of quantum coherence in brain microtubules: The" Orch OR" model for consciousness. S Hameroff, R Penrose - Mathematics and computer simulation, 1996.

A quantum-mechanical description of ion motion within the confining potentials of voltage-gated ion channels. J Summhammer, V Salari et al.- Journal of integrative neuroscience, 2012

The Soul, as an Uninhibited Mental Activity, is Reduced into Consciousness by Rules of Quantum Physics. Ceylan, M.E., Dönmez, A., et al. Integrative psychal behaviour, 2017

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