Insieme verso uno sviluppo globale (XV parte)
Salve a tutti steemers, avete ragione, sono stato poco costante in queste ultime settimane, ma… adesso respiro aria di libertà. Dopo Diritto Privato (vi giuro che è stato un parto), ieri ho concluso la mia penultima materia prima di poter essere proclamato Dottore in Economia, Banca e Finanza. Cercherò, quindi, da questo momento di essere molto più presente e soprattutto di non lasciarvi a lungo con l’acquolina in bocca. Capisco che il progetto è alquanto lungo e complesso, molte volte noioso, ma tutto ciò serve per comprendere al meglio il finale. Con questo non voglio rubarvi altro tempo e inizio immediatamente la discussione odierna.
Hello to all steemers, you're right, I've been inconsistent in recent weeks, but ... now breath the air of freedom. After Private Law (I swear that it was a birth), yesterday I finished my penultimate subject before being able to be proclaimed Doctor in Economics, Bank and Finance. So I will try from this moment to be much more present and above all not to leave you long with mouth watering. I understand that the project is quite long and complex, many times boring, but all this serves to better understand the ending. With this I do not want to steal more time and immediately start the discussion today.
THE DEVELOPMENT OF THE NEW POWER
In the previous post we had outlined the fundamental characteristics of the birth of English power. Let us now try to outline this model of development with its peculiarities.
England in the 16th century, even compared to other less developed countries, was certainly an underdeveloped country, especially when compared to the high Italian cities, the Bruges pole, but also to France and southern Germany. Yes, it was a nation that produced and exported raw materials, but did not work them.
The absence of Italy from the Bruges market in the first half of the 16th century (due to the wars that were fought on Italian soil) has allowed England to land for the first time on the Bruges pole with products that replaced, although not in quality, Italian products. The return of Italy to the market in Bruges, in the second half of the 16th century, after the war and peace was achieved, once again brought back the English production that was not able to compete with the Italian one.
This does not mean that English industrial production has waned, because probably (we do not have any certainty) this production has grown, however, satisfying internal demand. On the other hand, we are certain that the start of industrial economic development has very solid roots in the previous development of British agriculture.
Nel post precedente avevamo delineato le caratteristiche fondamentali della nascita del potere inglese. Proviamo adesso ad enucleare tale modello di sviluppo con le peculiarità che gli sono proprie.
L’Inghilterra nel ‘500, anche in confronto ad altri paesi meno sviluppati, era certamente un paese sottosviluppato, soprattutto se paragonato alle città alto italiane, al polo di Bruges, ma anche alla Francia e alla Germania meridionale. Era sì una nazione che produceva e esportava materie prime, ma non le lavorava.
L’assenza dell’Italia dal mercato di Bruges nella prima metà del ‘500 (causa le guerre che si combattevano sul suolo italiano) ha permesso all’Inghilterra di approdare per la prima volta sul polo di Bruges con prodotti che sostituivano, sia pur non nella qualità, i prodotti italiani. Il ritorno dell’Italia sul mercato di Bruges, nella seconda metà del ‘500, superata la guerra e realizzata la pace, ha allontanato di nuovo la produzione inglese che non era in grado di concorrere con quella italiana.
Ciò non significa che la produzione industriale inglese sia scemata, perché probabilmente (non ne abbiamo infatti certezza) questa produzione è cresciuta soddisfacendo, però, una domanda interna. Viceversa, abbiamo certezza che l’avvio di uno sviluppo economico industriale abbia delle radici molto solide nello sviluppo precedente dell’agricoltura inglese.
Another question about industrial development is: was it or was it not important that there was a city so important in terms of inhabitants within England? What role has London played in initiating industrial economic development?
Taking into account the problems of the time, especially in terms of communications, therefore the absence of roads and railways, this posed difficulties in feeding a city that had a large number of inhabitants. We realize that until the eighteenth century, cities like Liverpool, Manchester, Birmingham were certainly considered cities, but they had 3000 inhabitants; they could therefore be considered as poor cities.
It is certain that in the mid-eighteenth century these began to assume a semblance of cities, but they have 40,000 inhabitants. On the other hand, London has always assumed a different function: certainly in the 16th and 17th centuries it was not at all comparable to Venice or Genoa in terms of number of inhabitants, quality of life and wealth.
However, London already knows a demographic development since the eighteenth century and this can only pose great problems. We remember, surely, the curtes; England was not different; certainly, there was the revolution of 1649 (and this determines a lot), but if we keep in mind that the curtes are economic microcosms without outlets, one wonders: how do you feed a city that gradually has a greater number of inhabitants? What, then, did the city of London have in determining an evolution of the British economic system?
Un altro degli interrogativi riguardo allo sviluppo industriale è: è stato o non è stato rilevante il fatto che ci fosse all'interno dell’Inghilterra una città così importante in termini di abitanti? Che ruolo ha svolto Londra nell'avviare lo sviluppo economico industriale?
Tenendo conto delle problematiche di allora, soprattutto in termini di comunicazioni, quindi assenza di strade e ferrovie, ciò poneva difficoltà nell'alimentare una città che avesse un grande numero di abitanti. Facciamo conto che fino al ‘700, città come Liverpool, Manchester, Birmingham erano sicuramente considerate città, ma avevano 3000 abitanti; potrebbero, quindi, essere considerate come povere città.
È certo che a metà del ‘700 queste iniziano ad assumere una parvenza di città, ma hanno 40.000 abitanti. Viceversa, Londra ha assunto sempre una funzione diversa: sicuramente nel ‘500 e ‘600 non era per nulla paragonabile a Venezia o Genova in termini di numero di abitanti, qualità della vita e ricchezza.
Tuttavia, Londra conosce già a partire dal ‘700 uno sviluppo demografico e ciò non può che porre dei grandi problemi. Ricordiamo, noi, sicuramente le curtes; l’Inghilterra non era diversa; certo, vi fu la rivoluzione del 1649 (e questo determina molto), ma se teniamo presente che le curtes sono microcosmi economici senza sbocchi, vi è da chiedersi: come si fa ad alimentare una città che man mano ha un numero di abitanti maggiore? Quale, quindi, importanza ha avuto la città di Londra nel determinare un’evoluzione del sistema economico inglese?
The fact that London is the seat of the court and the embassies, the wealthy owners and the rich merchants, the fact that it possesses a port on the Thames, protected both from an atmospheric point of view and from possible incursions by foreign navies, means that in this city there is an expense. So, all this attracts more people in the city, but what do you do to feed it?
If there is a feudal economy, it is obviously very difficult to feed it, despite the demands in terms of demand have determined (as in the upper Italian cities) the disintegration of the fief. It is clear, in fact, that the demands in terms of demand require that the surrounding areas feed London from a food point of view; to explain better: an essential product like wheat was essential to feed it.
As London develops, however, the nearby economic areas are not sufficient to supply, also due to the difficulty of transport; therefore, it is necessary to draw also to more distant areas, thus allowing merchants and traders to move to more distant places to try to drain the food revenue and bring it to the London market.
Il fatto che Londra sia sede della corte e delle ambasciate, dei ricchi proprietari e dei ricchi commercianti, il fatto che possieda un porto sul Tamigi, protetto sia dal punto di vista atmosferico sia dalle eventuali incursioni delle marine militari straniere, significa che in questa città è presente una spesa. Quindi, tutto ciò attira nella città un maggior numero di abitanti, ma cosa si fa per alimentarla?
Se vi è un’economia feudale, evidentemente è molto difficile alimentarla, nonostante le sollecitazioni in termini di domanda abbiano determinato (come nelle città alto italiane) la disgregazione del feudo. È chiaro, infatti, che le sollecitazioni in termini di domanda impongano che le aree circostanti alimentino Londra da un punto di vista alimentare; per spiegarci meglio: un prodotto essenziale come il grano era fondamentale alimentarlo.
Via via che Londra si sviluppa, però, le aree economiche vicine non sono sufficienti a rifornire, causa anche la difficoltà dei trasporti; è necessario, perciò, attingere anche ad aree più lontane, quindi dare la possibilità a mercanti e commercianti di spostarsi in località sempre più lontane per cercare di drenare il ricavato alimentare e portarlo sul mercato di Londra.
Of course, London could also have obtained supplies abroad using its own port: all this, however, meant importing and consequently exporting; in fact, there is a need to balance the trade balance. However, there may be an imbalance (positive or negative) in the trade balance (more exports or more imports) for any country, but the balance of payments must remain in surplus.
What distinction is there between the two? The trade balance consists only of exports and imports (export and pay me in gold, amount and payment in gold); in the balance of payments, for example, foreign assets and investments, whose profits escape the trade balance (it was at the time always gold that arrived in the coffers of the state).
If the balance of payments is, therefore, positive, even if the trade balance is negative, the economy can move forward in the short term. As you can see, therefore, it was necessary not to unbalance the commercial balance of London and, therefore, to prevent imports from entering the city. Thus, increasingly distant areas are being mobilized gradually. To do this it is necessary, however, to build roads, canals, bridges, railways and is, in fact, what happened.
But this capital that demographic increase has? This and much more in the next post!! See you soon steemers!!
Certo, Londra avrebbe anche potuto rifornirsi all'estero utilizzando il proprio porto: tutto ciò, però, significava importare e di conseguenza esportare; vi è, infatti, la necessità di equilibrio della bilancia commerciale. Può esserci temporaneamente per qualunque paese uno squilibrio (positivo o negativo) della bilancia commerciale (più esportazioni o più importazioni), tuttavia la bilancia dei pagamenti deve rimanere in attivo.
Che distinzione c’è tra le due? La bilancia commerciale è costituita solo da esportazioni e importazioni (esporto e mi pagano in oro, importo e pago in oro); nella bilancia dei pagamenti incidono, per esempio, le attività e gli investimenti esteri, i cui profitti sfuggono alla bilancia commerciale (si trattava all'epoca sempre di oro che arrivava nelle casse dello stato).
Se la bilancia dei pagamenti è, quindi, in positivo, anche se quella commerciale è in negativo, l’economia può andare avanti nel breve periodo. Come si nota, perciò, era necessario non squilibrare la bilancia commerciale di Londra e, quindi, evitare che per alimentare la città ci fossero delle importazioni. Così, man mano vengono mobilitate aree sempre più lontane. Per far ciò è necessario, però, costruire strade, canali, ponti, ferrovie ed è, difatti, quello che è avvenuto.
Ma questa capitale che incremento demografico ha? Questo e molto altro nel prossimo post!! A presto steemers!!
Reference sources:
"Storia economica dell'Europa pre-industriale", C.M. Cipolla - 1980 - pdfitalia.link
"Documenti per la storia economica dei secoli XIII-XVI", F. Melis - 1972 - LS Olschki
"Storia economica d'Italia: dall'Ottocento ai giorni nostri", V. Castronovo - 1995 - Einaudi
"Mercanti inglesi nell'Italia del Seicento: navi, traffici, egemonie", G.P. De Divitiis - 1990 - Marsilio
"Navigazioni e viaggi", G.B. Ramusio - 1985 - Einaudi
"La situazione della classe operaia in Inghilterra: in base a osservazioni dirette e fonti autentiche", F. Engels, E.J. Hobsbawm, R. Panzieri - 1955 - Edizioni Rinascita
"Storia d'Inghilterra", M.M. Rossi - 1966 - Sansoni
"Storia di Inghilterra", G.M. Trevelyan, G. Martini, E. Panicieri - 1965 - Garzanti
"Storia economica: dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione informatica", E. De Simone - 2018 - books.google.com
"La prima rivoluzione industriale", P. Deane, C. Rosio - 1971 - Il mulino
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