Insieme verso uno sviluppo globale (IV parte)
Nel momento in cui iniziano le prime crociate, questi normanni erano già andati in terra Palestina e si erano accorti della parte fiorente del nostro Paese, l’Italia meridionale (il passaggio da queste terre per approdare in Palestina era obbligatorio). Prima ancora della prima crociata, infatti, l’unica parte in Europa che ancora commerciava con l’Impero bizantino era la parte meridionale d’Italia, per il semplice fatto che questa terra (da Roma fino a Reggio Calabria) era ancora governata dall’imperatore di Bisanzio. Protetti dalla flotta bizantina, pertanto, avveniva il commercio tra questa area e l’impero romano d’Oriente. Dal 700, perciò, fino all’anno 1000 l’Italia meridionale risulta essere la parte più sviluppata, fiorente nei commerci, mentre l’Italia settentrionale, con Genova, Pisa e Cosenza, è ancora in via di sviluppo. I normanni, quindi, venuti a conoscenza di questi prosperi territori, non certo ben difesi dall’impero bizantino, decidono di collocarsi oltre che in Normandia, anche nell’Italia del sud. Si crea, perciò, anche qui il regno normanno; così come poi avviene nel 1067, i Normanni insieme ai pisani, liberano la Sicilia, liberano Palermo (si conclude quindi la liberazione della Sicilia, mentre la Sardegna e la Corsica erano già liberate) e instaurano un vero e proprio regno dei Normanni. È da questo momento che avviene una divaricazione tra nord e sud che ci portiamo dietro anche oggi. Ma questi normanni cosa erano? Si trattava di cavalieri a cavallo, che nel momento in cui si insediano nel Mezzogiorno, ovviamente acquisiscono un feudo, elemento essenziale per poter sopravvivere.
Quale è, pertanto, la situazione attuale? Nel momento in cui si avvia lo sgretolamento del feudalesimo nel nord del Paese e si assiste alla creazione delle città stato (presenti allora solo nell’Italia del nord; nel Sud, infatti, vi erano già delle entità statali, quale il Regno di Sicilia di Federico II e, pertanto, le città stato non avevano motivo di esistere), nate in funzione del commercio, indipendenti nelle proprie leggi e nei propri regolamenti (mentre nello Stato moderno sei cittadino di Napoli e Milano allo stesso modo, nelle città stato sei cittadino della tua città di appartenenza, senza alcuna possibilità di trasferimento in un’altra diversa dalla tua), ogni popolo che è arrivato a dominare l’Italia meridionale (Angioini, Aragonesi, Spagnoli), formando poi il Regno delle due Sicilie, per installare i propri eserciti aveva bisogno di ripercorrere esattamente lo schema adottato da Carlo Martello. Quindi, nella stessa epoca in cui si riattivano i commerci al nord, bypassando ovviamente il sud, tutti gli invasori siciliani già citati (normanni, aragonesi, angioini ecc.) irrobustiscono il feudalesimo. Mentre, perciò, al nord si sgretola il feudalesimo (microcosmi di economie senza sbocchi), avviando la prosperità delle città-stato, si avvia in Sicilia una monarchia di carattere feudale, che è quella di Federico II e che sarà poi di tutti i successori, che ha nel feudo l’elemento essenziale.
Ebbene questa economia e società di carattere feudale sopracitata, viene sgretolata giuridicamente soltanto nel 1806 (a testimonianza di come sia necessario un lungo periodo di tempo affinché le leggi abbiano effetto), a quasi mille anni di distanza con l’arrivo dei francesi di Napoleone. Quest’ultimo, infatti, invia il proprio cognato in Sicilia e a Napoli come re di Napoli, abolendo quindi giuridicamente il feudalesimo, già abbandonato in Francia nel 1799 con la rivoluzione francese. Da quel momento, ovunque arriveranno gli eserciti napoleonici, aboliranno giuridicamente il feudalesimo. Si noti, però, che l’abolizione è solo giuridica, ma prima che la stessa abbia effetto sulla economia della società passerà del tempo.
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