Cosa eravamo e cosa potremmo essere

in #ita7 years ago

UN VIAGGIO NELLE NOSTRE ORIGINI


Il rientro in Patria è stato a dir poco traumatico. Quando stai lontano da casa, dalla tua famiglia, dai tuoi cari, la nostalgia è sempre pronta li, per bussarti alla porta. Ognuno è ovviamente felice di ritornare, ma quando quell'esperienza era ormai diventata uno stile di vita, forse il sentimento è inverso: nostalgia delle tue abitudini, dei nuovi amici, della città... ma ogni tanto bisogna pure stare con i piedi per terra e prendere la realtà così come si prospetta.

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[CC0 Creative Commons - Immagine priva di copyright]

Durante quelle 12 lunghissime ore di viaggio non feci altro che pensare al passato, al fatto che tutto quello che mi sembrava un sogno era davvero finito, e fortunatamente nel migliore dei modi. Arrivato a Catania, però, sentivo già profumo di casa... è proprio vero, il Sole (vi giuro che in sei mesi avevo solo visto grigio) non irradia calore, bensì felicità. Trovai i miei genitori invecchiati; starete adesso pensando a cosa possano significare soltanto sei mesi. Ebbene, in quel momento sentii la sensazione di come il tempo scorra inesorabilmente e di come la nostra vita sia solo un granello di sabbia, troppo corta per non viverla a pieno!

Il paesello sembrava bandito a festa, tutti curiosi di dove fossi andato durante tutto quel periodo. Ah, a proposito! Sapete chi incontrai mentre, appena sceso dalla macchina, gustavo in un bar un vero espresso?! Il milanese avido, che subito esclamò: "Hei, sei ritornato dal terzo mondo?". Non sapeva che io, invece, dal terzo mondo ci ero partito.

Fu proprio questa la scintilla che fece scoppiare in me il desiderio di capire perché, soprattutto al Sud, ci troviamo in questo stato di arretratezza, dal quale sembra ormai impossibile uscirne. Perché a Milano costruiscono grattacieli e a Messina ancora non sono stati stanziati i fondi per la riparazione delle buche nelle strade? O perlomeno, i soldi c'erano, ma si sono persi. Perché in meno di tre ore un cittadino della Capitale arriva a Firenze (un percorso di ben 271,3 km) e un cittadino siciliano impiega più di tre ore e mezza per arrivare da Messina a Siracusa (161.8 km)? Quasi la metà della strada nel doppio del tempo. Perché gli studenti ambiziosi hanno il bisogno di spostarsi e andare a vivere nel nord Italia se vogliono ottenere una preparazione dignitosa? Perché i casi di mala sanità sono più al Sud che al Nord? Perché una famiglia che voglia trovare un impiego debba per forza emigrare? O accettare 800 euro al mese per 12 ore di lavoro al giorno, a nero soprattutto?

E' proprio da queste riflessioni che ho deciso, insieme all'aiuto dei miei professori di Storia economica, Microeconomia e Macroeconomia, di ripercorrere le fasi dello sviluppo dei maggiori Paesi europei e non, per arrivare a poter stilare delle conclusioni; per capire quale sia la motivazione fondamentale del nostro sottosviluppo (che investe ora più che mai il Mezzogiorno d'Italia) e, in particolare, provare a creare dei nuovi modelli di crescita, che potrebbero essere applicati al nostro paese e che sarebbero in grado di risollevarlo e far di questo un pilastro a livello internazionale.

Vi assicuro che il risultato ottenuto è sorprendente ed inimmaginabile. Purtroppo all'inizio vi dovrò annoiare con molte nozioni della storia trecentesca delle varie nazioni europee, ma questo ci servirà per capire e analizzare pedissequamente l'avvenire. Perdere il passato significa perdere il futuro, e io sono pienamente convinto che è proprio da quello che sta alle nostre spalle che è possibile imparare, riparare e crescere.

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Il presente non contiene altro che il passato; così, ciò che si scopre nell’effetto si trovava già nella causa.
(Henri Louis Bergson)

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