PEPE ALZA GLI OCCHI ALLA LUNA
DUE
Non sposta molto nella tua testa se torni o meno a quel giorno del tuo sessantatreesimo compleanno: nel momento in cui Simonetta è piegata su di te e i suoi capelli nascondono parte dello sterzo, mentre guardi un vecchio risalire a piedi i tornanti della collina, accompagnato dai suoi cani.
Quando lei ha detto: “ma guarda se in un momento come questo devo pensare a far da mangiare a mio marito”, per poi andarsene, tu sei rimasto lì ad aspettare che Annibale tornasse dal bosco. Inevitabilmente l’avevano soprannominato il tartufaio.
Quando l’hai fermato ti ha chiesto se potevate parlare al bar, perché era affamato.
Adesso puoi tornare a quando hai dato un calcio nel sedere a Pepe, perché l’hai visto ingoiare della roba raccolta sotto le foglie.
Poi in rapida sequenza puoi vedere che perdi l'equilibrio e scivoli in un canalone, all'interno di un bosco fitto e ricolmo di tonalità giallastre e rosse quando rialzi lo sguardo, poste poco prima di un cielo terso: le foglie.
Con Pepe che addenta il tuo colletto, ti lecca il viso e cerca di rianimarti. Proprio dove un tronco ti ha colpito, mentre rovinavi, sullo zigomo.
Sul taccuino c'è scritto “ricordati che se non sei capace di addestrare il tuo cane a portare la museruola devi tenere sempre con te un pugno di sale, per farlo vomitare se addenta della roba nel bosco”
Poi c’è un momento dove puoi vederti, in ufficio, che alzi la voce con il tuo capo area mentre ti domanda il terzo resoconto commerciale della mattinata.
Immaginare che nel silenzioso lavoro di un tartufaio si nascondono preziosi e occulti segreti, è un simbolo incostante della speranza.
“L'esercizio quotidiano di quella ricerca, tuttavia, può riportare l'animo a degli istinti ancestrali”, dice Annibale
Mentre ora Pepe è in terra rigido.
Con le zampe raccolte e il ventre rivolto verso l'alto. Guaisce. Emana puzza intensa quando cerchi di alzarlo e il ventre, contratto, viene affaticato.
TRE
Sul taccuino c'è scritto “ricordati che nessuno ha escluso che la tua malattia sia stata causata dal lavoro da impiegato di banca e dai calmanti e antidepressivi usati per anni”, poi ancora “se te ne dovessi dimenticare, hai deciso di scrivere su un taccuino per ricordarti come sei rinato”
Il cane fora fra una farnia e un ginepro. Torna con la bocca semiaperta e lascia cadere una pallina nera rugosa, poi si mette a sedere in attesa del premio.
Sul taccuino hai scritto “ricordati di leggere Il termine della vita dei fratelli Grimm”.
Il cane scava vicino ad un salice, mentre un tizio sbuca fuori da dietro dei rovi e ti punta al collo la lama del suo vanghetto. Uno che gira nel bosco con un cagnolino da tartufo, non è che quando si trova una lama alla gola possa fare un granché. Può giusto promettere che non tornerà mai e mai più in quella zona.
“Se vuoi divertirti tu da queste parti, amico, io vado più in là” leggi ora dal taccuino.
Per poi tornarci dopo qualche giorno.
Nel resoconto hai poi aggiunto: “ricordati che si chiama impotenza appresa ed è quello che ti ha insegnato la quotidianità lavorativa: se lo prendi in quel posto dal mondo intero non puoi far altro che fregartene di tutto”.
Ora, quando torni al presente e domandi a Chsezera se c'è Pepe, lei fa spallucce e torna a parlare al cellulare. Nel taccuino c'è scritto “ricordati che un cane non abbandona mai e poi mai il suo padrone”.
2 di 4, continua...
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