Selenya: l'Ombra di Porpuraria - Capitolo 11- La fuga

in #ita5 years ago

"Stupido stupido stupido! Perché non ho reagito quando ci hanno catturato? Se lo avessi fatto adesso non saremmo qua." Gano si lamentava da quando li avevano lasciati soli in quella stalla.

"Ma se mi hai difeso da quell'uomo puzzolente?! Ti fanno male le ferite?" Il volto di Batina era trasformato dal pianto.

Dopo la cattura tutto era diventato confuso, lo sparuto gruppetto che era uscito dalla montagna li aveva trascinati all'accampamento. Il loro capo, un tipo strano dalla pelle cadaverica, non dette molta importanza alla loro cattura, o almeno così credevano Gano e Batina. Li guardava con aria schifata e, nella lingua di Porpuraria, diede ordine ad alcune persone di rinchiuderli nella stalla.

Mentre i carcerieri spogliavano degli oggetti e delle armi i due prigionieri successe l'imprevedibile…
"Ma tu sei una puttana di Anello Fruttato! Finalmente una donna della mia città, è da tanto tempo che non possiedo una donna vera. Sei la ricompensa che mi ha mandato il nostro Dio!"
In un attimo Batina fu schiacciata al muro e le mani dell'uomo iniziarono a toccarla avidamente. Quell’aggressione aveva acceso in Gano una scintilla sopita e, senza riflettere, cercò di strappare la donna dalle attenzioni moleste dell’uomo; gli altri carcerieri, che erano abituati alla lotta a differenza di lui, lo bloccarono in un istante e, a forza di pugni e calci, gli fecero perdere i sensi prima di gettarlo dentro una gabbia posta in un lato della stanza.
Batina era spaventata, ma si rese conto che ormai poteva contare solo su sé stessa per impedire all'uomo di possederla.
L'occasione si presentò quando quell'essere puzzolente cercò di baciarla… con tutta la forza che aveva gli morse la lingua, il sangue aveva un sapore metallico mentre un pezzo di carne si staccava dal suo posto. Uno schiaffo violento pose termine a quell'incubo. Batina sputò il pezzo di lingua che aveva morso, e, insieme a improperi e insulti, fu gettata nella gabbia che si chiuse alle sue spalle. Era rimasta sola con Gano ancora svenuto.

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Foto di oscar h da Pixabay

I due prescelti non era in grado di dire quanto tempo fosse trascorso prima dell'arrivo di quella strana donna, ma, sapevano che quella era la sola occasione che avevano per tornare liberi. Ogni parola detta alla donna era la verità, invece di mentire preferivano tacere. Gano non emise un suono per tutta la conversazione, ma, quando la serratura che li rinchiudeva fu aperta, corse immediatamente a prendere le armi e gli oggetti che gli avevano sottratto.

Ti ringrazio infinitamente per averci fatto uscire dalla gabbia, ma dobbiamo ancora confidare in te per uscire da qua. Batina recupera le tue cose, non possiamo lasciare qua niente, sono tutti oggetti indispensabili per la nostra sopravvivenza.” Allungò la mano verso la loro salvatrice “Posso riavere il libro? Dopo saremo ai tuoi ordini finchè non usciremo di qui.

La donna senza nome si strinse tra le spalle e porse il libro a Gano, e diede il primo ordine:
C’è una guardia all’ingresso; l’unica via di uscita è dal tetto. Ho fissato una corda che vi permetterà di salire. Seguitemi.

Senza il minimo rumore la videro arrampicarsi in alto verso il buco sul soffitto. Gano saliva rapidamente, mentre Batina mostrava grosse difficoltà; una volta arrivato sul tetto, l’uomo aiutò la compagna a salire tirando a sé la corda. Erano tutti e tre sul tetto e sotto di loro l’accampamento pullulava di guardie.

Usando solo un linguaggio fatto di gesti, la donna ordinò loro di seguirla lungo il tetto e calarsi giù dal lato opposto alla porta. Camminavano sulle assi del tetto quando -CROCK- un'asse si ruppe sotto il peso di Gano. Immediatamente guardarono sotto per capire se fossero stati scoperti, ma nessuno sembrava aver notato il rumore. Arrivati al limitare del tetto saltarono tutti giù, le donne in maniera silenziosa, ma la spada di Gano cadde sopra delle vecchie botti arrugginite rompendole. Non serviva accertarsene, erano certi di aver destato l'attenzione.

"Correte senza voltarvi. Dobbiamo arrivare laggiù ed entrare in un cunicolo nella roccia. Veloci prima che ci raggiungano!"

Non avevano fatto in tempo a recuperare la spada che un urlo echeggiò nell'aria.
"Allarmeeeee! Stanno scappando. I due prigionieri si sono liberati. Con loro c'è anche un'altra donna! Allarmeeeee!"
Una pioggia di frecce iniziò a volare nella loro direzione e, solo quando entrarono nella grotta, si interruppe.

La donna senza nome li spinse in un angolo mentre iniziava a parlare.

"Ci hanno scoperti e se avete risorse per salvarvi la pelle questo è il momento di usarle. Io non vi aspetterò né vi salverò di nuovo. I miei compagni mi aspettano al termine di questo cunicolo. Datevi da fare!" E nel suo modo silenzioso di muoversi scomparve nel buio.

"Gano, adesso cosa facciamo?!" Chiese Batina spaventata.
"Abbiamo i bracciali, loro ci aiuteranno a salvarci. Non dobbiamo perdere di vista quella giovane però o saremo perduti. Corriamo là dove è scomparsa e quando sarà il momento, sapremo che fare." Prese la compagna per mano ed iniziarono a correre.

Dei rumori provenienti dalle loro spalle gli fecero capire di non essere soli.
"Batina, chiudi gli occhi e non riaprirli finché non te lo dirò io. LUMOJ" e una luce accecante invase il minuscolo spazio dentro la terra. "Questo li bloccherà solo per pochi minuti, ma almeno ci darà il tempo di attivare i bracciali. Vieni corri insieme a me, appena sentiremo di nuovo i loro passi dovrai attivare i bracciali"

Nonostante il forte bagliore non riuscivano a vedere dove fosse andata la donna, ma qualcosa diceva loro che non era lontana. Gli inseguitori erano rimasti bloccati, le imprecazioni arrivavano ben chiare alle loro orecchie, ma l'incantesimo si sarebbe estinto in pochi minuti.

"Eccoli, sono laggiù li vedo!" Gli inseguitori si erano ripresi e avevano guadagnato terreno.

"Batina tocca a te, il potere del bracciale."

Fermi in mezzo al cunicolo i due si misero vicini. Gano mormorava tra sé e sé parole incomprensibili, Batina invece, in silenzio, cercava nel bracciale e dentro di sé la magia. Un lampo viola fuoriusciva dal bracciali dell'uomo, mentre grossi rovi crescevano occupando per intero l'apertura e bloccando la strada. Ma non era un ostacolo sufficiente… bastavano pochi colpi di accetta per creare un accesso.
Batina allora aprì gli occhi, un raggio viola colpì il soffitto creando una frana. Adesso avevano abbastanza tempo per uscire di lì.

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Foto di Susan Cipriano da Pixabay

"E così siete dei maghi!" La voce della donna senza nome li fece sobbalzare. "Perché non avete usato la magia per liberarvi?"

"Non siamo maghi, anzi… sono questi bracciali che ci permettono di fare magie, ma…" Batina non riusciva a guardare la donna, provava come una sorta di vergogna "In realtà non è che abbiamo ben chiaro come usarli… ci stiamo allenando. Possiamo proseguire con te? Mi sembra chiaro che da soli non abbiamo speranze di sopravvivere nella tua terra."

Un sorriso si allargava sul volto della donna "Il mio nome Nahua. Se i miei compagni vi accetteranno potete venire con noi, altrimenti… spero che vi lascino in vita. Venite, l'uscita è proprio qui sopra."

Con un ultimo sforzo uscirono ritrovandosi finalmente all'aria aperta.

Selenya: Le sei Ombre della Luna


Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano

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I fulmini nella mano della tipa mi ricordano un bacino idrico di un fiume alpino (deliri geologici).

divertentissimo avere i bracciali per fare magie ma non saperli usare...

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