Selenya: l'Ombra di Porpuraria - Capitolo 10- Il viaggio
"Gano… il mio sogno… ma allora chi me lo avrà mandato?"
Quella domanda senza risposta aleggiava nell'aria mentre si preparavano a partire per cercare nuovi indizi. I loro vicini erano un popolo di guerrieri e non amavano presenze straniere a casa loro, ma il destino che guidava i passi dei due prescelti aveva indicato proprio il popolo della Luna Rossa come i detentori del prossimo indizio.
Avevano una scorta di cibo e acqua, il lasciapassare del Re e due cavalli, ma, secondo le guardie alla porta del tempio, non era equipaggiamento sufficiente per quel viaggio. Dovevano prendere delle armi per proteggersi, e solo presso Bottega dei Fabbri si riuscivano a trovare, oltre al Campo Addestramento ovvio. Purtroppo la città di Campo Addestramento era dal lato opposto, mentre quella di Bottega dei Fabbri era una piccola deviazione che non gli avrebbe fatto perdere troppo tempo.
I due accettarono il consiglio e galopparono velocemente verso la città dei fabbri e degli armaioli. La città non era tra le più grandi del Regno, anzi, era piccolissima e ospitava gli artigiani migliori di Porpuraria; coloro che non lavorano nelle officine di famiglia, si arruolavano nell'esercito o al tempio. Non c'era spazio per altro lì.
La città apparve inaspettata davanti a loro, il rumore dei martelli sul ferro si poteva udire da lontano e non si interrompeva mai, notte e giorno senza sosta i fabbri colpivano e colpivano il metallo rovente per creare ogni tipo di oggetto.
Non esisteva nemmeno un nobile a capo della città, quindi Gano e Batina furono obbligati a chiedere aiuto al vecchio che stava a guardia della porta. Beh… stava a guardia… diciamo che stava in piedi vicino alla porta a guardare l'orizzonte.
"Ci perdoni buon uomo, le guardie del tempio ci hanno mandato qua per cercare un equipaggiamento adatto per andare a Tlicalhua. Sapete indicarci l'artigiano migliore per i nostri bisogni?" Gano aveva parlato schiettamente, non avevano tempo per giri di parole o sotterfugi.
"Lasciate i cavalli in quel prato e seguitemi" disse l'uomo con una voce roca e graffiante "L'artigiano che fa per voi ha l'officina in fondo a questa strada. Non sembrate militari, quindi vi servono armi semplici e leggere, facili da usare anche da persone inesperte."
"Ma come avete fatto a capire che non siamo militari o guerrieri?" Chiese ingenuamente Batina.
"Ho creato specchi per i cortigiani del Re per trent'anni, so riconoscere i miei clienti migliori!"
L'uomo camminava lentamente, ma nonostante tutto arrivarono in fretta davanti ad una porta leggermente socchiusa. Il rumore che proveniva era leggermente diverso da quello delle altre officine, ma non avevano motivo di non fidarsi del vecchio.
Il caldo li investiva con forza mentre aprivano la porta ed entravano nella stanza. L'officina era una grande stanza circolare con alle pareti scaffali e rastrelliere piene di armi e, nel centro esatto, sotto una grossa apertura nel soffitto, c’erano la fucina e due banchi da lavoro. In un banco una donna matura e molto muscolosa batteva del metallo, nell'altra un uomo con un braccio metallico stava riscaldando dentro il forno il pezzo che stava lavorando.
La donna aveva appena smesso di martellare e, mentre scaldava il metallo, si rivolse ai due giovani.
"Se Matusalemme vi ha portato da noi allora siete in cerca di qualcosa di speciale. Quale professione avete svolto fino ad oggi? Per quale motivo desiderate un'arma? Avete mai usato armi prima di oggi? Parlate uno alla volta e siate sinceri. Solo così le armi vi potranno scegliere."
Batina si stringeva il busto con le braccia mentre con voce tremante iniziò a parlare.
"Sono stata una cortigiana fino all'ultima luna gialla prima del buio. Successivamente ho aiutato il Re in alcune indagini e adesso sto cercando di aiutare Gano a risolvere il mistero della Luna Viola. Siamo diretti a Tlicalhua per cercare un nuovo indizio per questo mistero. Non ho mai usato armi in vita mia."
La donna aveva alzato le braccia verso l'apertura sul tetto e, mentre mormorava parole in una lingua sconosciuta, il vento si stava alzando dentro l'officina e sembrava accarezzare le pareti e le armi appese. Improvvisamente la donna smise di parlare e, con occhi bianchi, pronunciò una sola parola.
"Akrobato"
Uno stiletto ed un pugnale si staccarono dalla parete e caddero ai suoi piedi.
"Queste sono le armi che ti hanno scelto. Sono armi piccole da difesa. Raccoglile e lascia spazio all'uomo al tuo fianco."
Gano senza lasciare la posizione fece la sua descrizione
"Mio padre non è un uomo, ma molto di più." Doveva dire la verità e non temeva tradimenti dalle persone presenti "ho studiato magia al tempio, ma senza concludere gli studi. Dopo un periodo trascorso come cortigiano a Palazzo, ho gestito la contabilità del Duca dell'Anello Marittimo. Successivamente, insieme a Batina, sto andando a Tlicalhua per cercare indizi per capire il significato della Luna Viola. Da bambino ho giocato con spade di legno e un piccolo arco con frecce dalle piume di gallina."
Nuovamente la donna ripeté l'incantesimo ed il vento, stavolta, raccolse un arco ed una faretra colma di frecce, sembrava che il vento avesse terminato, ma riprese vigore e raccolse anche una spada.
"Per te invece armi da attacco. Adesso potete riprendere il cammino."
Terminata la frase, la donna riprese a battere il martello sul metallo ormai freddo.
"Ma… come andate?" La voce di Batina era carica di paura e tensione "ci liquidate così? Non ci spiegate come usarle, né come mai ci state dando queste armi. Noi stiamo rischiando la vita anche per salvare voi!" La voce era tremolante e calde lacrime scendevano sul volto della giovane.
Gano sorrideva mentre poggiava la mano sulla spalla della compagna.
"Quanto vi dobbiamo pagare per queste armi?" Disse mentre si rivolgeva nuovamente alla donna fabbro.
Rispose l'uomo stavolta
"Non dovete pagare niente. Queste armi non vi appartengono, ma sono in prestito. Quando non saranno più necessarie per la vostra missione, torneranno qua al loro posto. Lo stesso se dovessero rompersi o se uno di voi…" lasciò volontariamente la frase a metà "Donna dalle lacrime facili, al momento giusto saprai come usarle. Abbi fiducia in te stessa. Ora andate, le montagne di confine sono ancora lontane."
Senza aggiungere altre parole, presero le armi ed uscirono all'aria aperta
"Avete trovato ciò che cercavate?" Il vecchio che avevano trovato alla porta li stava aspettando fuori. "Sicuramente si, le armi di questo laboratorio trovano sempre i loro padroni, o meglio… avventurieri. Al termine di questa avventura vi abbandoneranno come hanno fatto da secoli."
Erano di nuovo al portone, i cavalli li attendevano pronti a galoppare di nuovo. Sì voltarono per salutare il vecchio, ma… era scomparso!
Avevano cavalcato a lungo, fermandosi solo per riposare il minimo indispensabile e per mangiare. Non avevano detto nemmeno una parola da quando erano usciti dall'officina dei fabbri. Le montagne di confine erano più alte di quello che avevano immaginato, come avrebbero fatto ad andare dall'altra parte?
"Batina dobbiamo attivare i bracciali, ripeti quello che abbiamo fatto alla montagna del Monolite."
Mentre Gano borbottava qualche strana litania, Batina si concentrava sulla montagna. Appena aprì gli occhi vide uno strano passaggio nella montagna. Una luce viola indicava una grotta che prima non avevano visto.
Foto di Mystic Art Design da Pixabay
Appena ne varcarono l'ingresso la montagna sembrò richiudersi. Non potevano tornare indietro, ma solo andare avanti… Non riuscivano a capire il trascorrere del tempo, ma quando la luce viola scomparve, al suo posto videro il sole accecante e delle rovine.
Le rovine attiravano la loro attenzione “Batina vieni, andiamo a vedere se tra quelle macerie c’è qualcosa che possa aiutarci nella ricerca.”
Più si avvicinavano e più si accorgevano che qualcosa non andava, le costruzioni che da lontano sembravano un villaggio abbandonato si stavano dimostrando un vero e proprio accampamento. Un rumore alle loro spalle li fece sobbalzare e, dalla montagna, uscì un gruppo di uomini armati e con gli abiti pieni di sangue secco. Fu subito caos. Gli uomini sconosciuti erano abituati alla lotta e, senza nemmeno soffermarsi, li trascinarono con loro verso l'accampamento.
Furono vani i tentativi dei due prescelti di liberarsi, ormai il gruppo di banditi li aveva catturati, li stava facendo prigionieri e loro non erano in grado di opporre resistenza.
Selenya: Le sei Ombre della Luna
Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano
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immagini bellissime...personalmente adoro il fuoco e mi stimola il pensiero dell'acqua che lo spegne
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