Il viaggio da cui ha avuto inizio la mia vita lontano da casa - When I left home for the first time. Testo in Italiano e Inglese.

in #ita7 years ago (edited)

"Mi raccomando, Claudia, fai attenzione, ricordati dove metti le cose, stai attenta alle persone con cui parli. Mangia, mi raccomando mangia, devi mangiare. Sii gentile ed educata. Non fare cose sciocche Claudia, ok? Mi raccomando, cura il tuo corpo, cura te stessa. Non trascurarti, se hai bisogno di soldi chiedi a noi, se c'è qualcosa che non va chiamaci. Claudia, mi senti?"

Vedevo campagne verdi tutt'intorno a me, guardavo fuori il finestrino di destra e poi quello di sinistra: campagne verdi. E sfocate, perchè mio padre stava andando veloce.
E vi era il tramonto, perché c’è sempre un tramonto nei ricordi preziosi.

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foto personale

"Claudia, ti ho messo le creme nella parte davanti della valigia, ora ti aiutiamo a disfarla poi io e papà dobbiamo andare. Mi raccomando, Claudia, non perdere la carta d'identità, fai attenzione al tuo portafoglio e chiamaci durante il giorno, non sparire.
Mi raccomando...
Mi raccomando...
Mi raccomando..."

La Lancia nera di mio padre stava per uscire dall'autostrada, il cartellone verde recitava: "Latina".
Avevo sedici anni, e stavo andando via di casa.
Avevo sedici anni, e stava andando a vivere da sola.
Avevo sedici anni, e non avevo davvero idea di dove stessi andando.
La pallacanestro, mi aveva portato lì. Un sogno, Il sogno, mi stava portando via dalla mia città, dalla mia famiglia, da tutte le mie certezze, per andare in una casa che non aveva il sapore della mia infanzia, a stare con persone che non avevano il volto dei miei cari.
A stare in una casa e con persone che non sapevo che profumo avessero, che vita avessero vissuto prima di me, dove erano state prima di condividere vita e spazio con me.

Ero una sconosciuta per loro come loro per me.

29 Luglio 2013, quando il presidente della mia società di Napoli mi convocò nella sua stanzetta.
"Claudia, mi hanno chiesto di te. La squadra di Latina mi ha fatto una buona offerta, ti vorrebbero con loro per la prossima stagione."

Io, amante di Napoli e della mia famiglia, ragazza felice ed estramente contenta della sua vita, profondamente fortunata, non ci pensai neanche un secondo.

"Si."
Senza chiedere alcun parere, senza prendermi il tempo necessario: amavo la vita e volevo viverla tutta.

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foto personale

Ma ci pensate? Che incosciente!

Lo dissi ai miei genitori durante una cena. Le loro espressioni non le dimenticherò mai.
La loro unica figlia femmina, la più piccolina, fortemente voluta da entrambi dopo due figli maschi, stava prendendo una strada che li divideva da loro, l'ultima ad arrivare e la prima ad andarsene.
E con il cuore spezzato mi dissero che se mi rendeva felice sarebbero stati felici anche loro.
E la notte sentii mia madre piangere.
E la voce si sparge in famiglia, e in vacanza con i miei zii ogni giorno era un buon motivo per festeggiare la mia imminente partenza, e quanto li ho amati per avermi fatto festa ogni giorno, per avermi dato mille motivi per sorridere nei momenti bui.

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Si, siamo una vera e propria squadra

Ero felice, ancora oggi mi chiedo da dove prendessi tutta quella forza. E pensavo ogni secondo alla vita che mi aspettava, a chi avrei incontrato e quali strade avrei calcato, quali parquet, quali cose avrei fatto, quali occasioni. Fremevo dalla voglia di scoprire l'incognito, fremevo dalla voglia dell'avventura e dell'esperienza.

E non pensavo poi a tutto il resto; al difficile, alla malinconia, alla mancanza.
Che pure sono arrivati, puntuali, come un orologio.

"Claudia, ci senti?"
"Si, scusate. Sono qui. Ho capito, non preoccupatevi; mi curo, mangio e vi chiamo."
"Ci mancherai, piccolina. Sii felice, mi raccomando."
Ed io pensai che quella raccomandazione era la prima che mi piacesse davvero.

E poi mia madre dice una cosa che mi fa vedere la sua fragilità forse per la prima volta nella mia vita, lì ho conosciuto mia madre come donna per la prima volta:
"Ma noi ti mancheremo?"
Mi sembrò cosi assurda quella domanda: possibile che una ragazzina di sedici anni fosse così brava a nascondere le proprie emozioni, e che quella ragazzina fossi io?
Stavo morendo dentro.
La guardo e le prendo la mano, incrocio nello specchietto gli occhi di mio padre e lascio che quelle lacrime che non avevo ancora versato mi bagnassero il viso.
"Siete la famiglia migliore del mondo. Sarebbe impossibile non sentire la vostra mancanza."
Gli occhi di mio padre nello specchietto si fanno rossi, ed io so cosa vuol dire, lui guarda la strada ma è come se stesse guardando dritto il mio cuore, mia madre si asciuga le lacrime con l'altra mano, continuando a stringere forte la mia. Piangiamo tutti e tre, ma con rigore e dignità. C'è un momento di silenzio ma quello sarà per sempre il momento in cui ho detto più cose ai miei genitori, con i quali fino a quel momento avevo comunicato solo a sorrisi.
D'altronde, ho il loro sangue. E loro due si sono scelti dal primo istante in cui si sono visti.

La macchina si ferma, il navigatore dice che siamo arrivati.
Il momento di silenzio continua ma tengo ancora stretta la mano di mia madre prima di avvicinarmi alla portiera per aprirla.
Gli occhi ti entrano dentro come missili, e gli occhi che avevano i miei genitori quel giorno sono stati un fuoco che ancora oggi arde dentro di me.

Questo è stato il primo capitolo della ragazzina che mi sono lasciata alle spalle; questo è stato il primo capitolo della mia vita lontano dalla famiglia.
Qui conobbi me stessa, conobbi i miei genitori e guardai in faccia la mia vita: era meravigliosa, e si stava facendo vissuta.

from here in english

"Claudia, pay attention, make sure you remember where you put your stuff, pay attention about people you talk to. Eat, please eat, you have to eat. Be kind and nice. Don't do stupid things Claudia, ok? Take care of you. If you need money or something else call us, ask us. Claudia, are you hearing me?"

There were green farmland around me, i saw out of a vehicle window, before right then left: green farmland.

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personal immagine

"Claudia, i put your hand cream in your bag, now your dad and me will help you, then we have to go. Don't lose your document, pay attention to your wallet. Call us during the day.
Make sure you...
Make sure you have...
Make sure you are...
Make sure..."

My dad's car went fast, going to "Latina".
I was 16 years old, and i was leaving home.
I was 16, and i was living alone.
I was 16, and i had no idea where i was going.
My basketball dream's, brought me there. Far from my hometown, from my family, all my certains. In a house that didn't taste like my childhood, with people who weren't my family.

I was a stranger to them like them to me.

It was July 29th 2013, when the president of my basketball society called me.
"Claudia, the Latina's team has made an offer for you, they want you with them next season"

I was happy, lucky, my family is wonderful, deeply in love with my life, and yet ... I said yes!

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personal immagine

Yah, I was an unconscious!

I told the news to my parents during a dinner. I will never forget them faces.
Their only daughter, the youngest, deeply desired after two sons, was leaving home. The last to arrive and the first to leave.
And with a broken heart they told me that if I was happy they would be too.
And at night I heard my mother cry.
I had one summer left to stay with all my family. And it's been a wonderful summer.
Everyone gave me reasons to smile in the dark moment.
And i were so thankful for that.

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Yes, we are a really great team

And i was happy, still now i wonder where i took all that strenght.
And I thought every second of the life that was waiting for me, who I would meet and which roads I would take, which parquet, what things I would have done, what occasions. I was excited by the desire to discover the unknown, I was thrilled by the desire for adventure and experience.

And I didn't think about everything else; to the difficult, to the melancholy, to the lack.

"Claudia, are you hearing?"
"Yes i do, sorry. I'm here. Dont' worry: i take care of me, i'll eat and i'll call you."
"I'll miss you, darlin'. Be happy."
and that "be happy" was the most beautiful thing I had heard.

Them my mother says something that makes me see her fragility perhaps for the first time in my life, there I met my mother as a woman for the first time:
"But will you miss us?"
what a question!, i tought: is possible that a girl of sixteen was so good at hiding her emotions, and that this girl was me?
I was dying inside.
I look at her and take her hand, I cross the eyes of my father in the mirror and I let those tears that I had not yet poured wet my face.
"You are the best family in the world, it would be impossible not to miss you."
The eyes of my father in the mirror turn red, and I know what it means, he looks at the road but it is as if he were looking straight at my heart, my mother wipes the tears with the other hand, continuing to tighten the mine. We cry all three, but with rigor and dignity. There is a moment of silence but that will always be the moment when I said more things to my parents, with whom until then I had communicated only to smiles.

On the other hand, I have their blood. And they have chosen each other from the first moment they met.

The car stops, the navigator says we have arrived.
This was the first chapter of the girl I left behind; this was the first chapter of my life away from the family.
Here I met myself, I met my parents and I looked at my life: it was wonderful, and it was being lived.

Sort:  

A volte la vita ti prende per la collottola e tu devi decidere se farti trascinare o fuggire via. Hai avuto un gran coraggio, ma sicuramente per il meglio ;)

Certamente, questa scelta mi ha cambiato la vita, dandomi la forza di essere quello che sono :)

"Quali parquet"... cmq storia intensa, ciao Cla!

Te ne sei andata prestissimo da da casa. Ci racconterai come andò?

Senz'altro, a mano a mano spero di riuscire a creare e mettere insieme tutti i piccoli pezzetti della mia vita; ne dovrebbe uscire il mio presente e la persona che sono. Credo che anzittutto questo serva a me!

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