"Nel segno dei padri" di Giacomo Marinelli Andreoli
Fonte Pixabay
Seguire il richiamo dei libri, questo è ciò che consiglio sempre a chiunque scelga un buon libro da leggere, e premettendo che ogni libro può diventare un buon libro secondo i gusti del lettore, anche questa volta seguire il mio istinto e il discreto richiamo dei racconti tra gli scaffali non mi ha tradito.
In una libreria Libraccio della splendida Firenze mi sono ritrovata tra le mani questo splendido esempio di letteratura storica contemporanea; era esattamente quello che cercavo, ciò di cui avevo bisogno, ciò che desideravo leggere.
Vi riporterò una frase del libro, una di quelle che più mi hanno colpito e da lì vorrei riuscire a trasmettere tutta la mia emozione nel leggere queste pagine: “E le azioni di vostra madre continueranno sicuramente ad agire anche dopo la sua morte, presteranno testimonianza ai successori di un tempo difficile e del suo rinnovamento, della strada faticosa che passa dalla logica perversa dell’"uno contro l’altro” alla logica umana dell’”uno con l’altro”; che realizza il passaggio dalla volontà del rifiuto e dell’odio a quella della curiosità e dell’empatia”.
Il racconto, che con il suo entrare nella Storia in punta di piedi vi rapirà dalla prima all’ultima pagina, riporta una storia vera, una storia di colpe perdonate o forse di colpe inesistenti, le colpe dei padri che ricadono sui figli, le macchie della nostra Storia così indelebili da rischiare di macchiare i cuori.
Non voglio svelarvi la trama solo porvi una domanda… un figlio ha colpe verso un altro figlio se entrambi hanno perso il loro padre per mano di una guerra assurda, seppur di sue nazionalità nemiche? E se uno fosse figlio di un tedesco e l’altra figlia di un italiano morto per l’assurda regola di guerra che ad ogni tedesco ucciso corrispondevano 40 italiani da trucidare? Avrebbero colpe loro, l’uno nei confronti dell’altra, seppur entrambi bambini di appena un anno di età che non hanno mai potuto vivere pienamente loro padre? A voi la risposta, a voi le riflessioni.
Io ho finito di leggere questo libro dieci giorni fa, ho sentito l’esigenza di contattare l’autore, un giornalista, e una persona davvero garbata e brillante, sento molto forte il bisogno di recarmi nei luoghi descritti, la bella Gubbio nel cuore dell’Umbria, non per visitare i luoghi del racconto, non si visita come un monumento artistico un luogo di disgrazia per i nostri predecessori, bensì per rendere omaggio a dei caduti di guerra, uomini che forse non hanno mai nemmeno imbracciato un’arma ma che per colpa di una guerra fatta di armi ed odio sono morti in breve tempo senza sapere nemmeno loro il perché, se esiste un perché in tanto orrore.
Ho riflettuto a lungo sul senso di vittoria di una guerra, di un conflitto, qualsiasi esso sia, che si chiami Guerra Mondiale, Guerra dei Balcani;
povertà, immigrazione, qualsiasi conflitto socio-politico- culturale capace di privare l’uomo della sua umanità, dell’empatia, parola oggi tanto usata e che personalmente adoro definire con il verso della poetessa polacca Szymbroska che recita “ascolta come mi batte forte il tuo cuore”, ogni conflitto muore ed inevitabilmente si rianima come una terribile fenice, forse è a Storia stessa ad essere una fenice, eppure non lascia né vinti né vincitori…nessuno può vincere avendo provocato dolore, non esistono vittorie sull’odio, e nessuno può vincere senza annoverare tra le sue fila innumerevoli vinti. Anche se la Storia inevitabilmente si ripete, non lascia guerre e popoli senza vinti, siamo tutti vinti dalla Storia se questa è caratterizzata dal male, ma possiamo vincere superando, come i due protagonisti del racconto, le colpe dei nostri padri.
Spero che questo racconto possa essere letto nelle scuole, nelle biblioteche e che possa in qualche modo tramandare un pezzo di Storia che ci sta sfuggendo dalle mani inesorabilmente; questa è la vera Storia, quella degli uomini e delle donne che purtroppo ormai non ci sono più, e col passare degli anni si avranno sempre meno loro testimonianze; conserviamole e custodiamole gelosamente ma soprattutto capiamole e riflettiamoci, saranno il nostro bagaglio culturale, l’unico modo per non creare altri vinti e falsi vincitori, saranno quello che la mia professoressa di storia ripeteva sempre quando temevamo di dimenticare nomi e date stampate sul libro, saranno la nostra vera Cultura, saranno “tutto ciò che ricorderemo dopo aver dimenticato ciò che abbiamo imparato”.
Il libraccio <3 Da brava lettrice non ho potuto fare a meno di leggere con interesse questo post e appuntarmi il libro ;)
Posso consigliarti di aggiungere su fb l'autore, se sei fortunata riesci pure a beccare qualche presentazione. Mi fa piacere che ci siano persone interessate all'argomento proprio in virtù di quello che ho scritto.