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RE: La grammatica cinematografica come fattore di oggettività

in #ita6 years ago (edited)

Temo che sia tutto soggettivo ma ripeto che se impariamo a leggere l'arte ne apprezzeremo sicuramente di più le varie sfaccettature e significati.

Questo è il più grande errore (dal mio punto di vista) del tuo approccio (ma non solo tuo): non c'è nulla da temere della soggettività (che non è individuale, ma sociale, culturale), perché è proprio questa soggettività sociale e culturale ad essere importante per me.

Quando Truffaut in una delle riviste più importanti al mondo di cinema ( Cahiers du cinema) tratta Hitchcock come autore, la reazione dei tanti recensori di servizio fu la stessa che potresti avere tu se parlassi di Zalone come il nuovo Marlon Brando.

Ma quello che è importante (decisivo) del gesto di Truffaut non è quello di aver posto una maggiore consapevolezza (tecnica e quindi non soggettiva) sul cinema di H. (si può anche interpretare così, ma non è la mia interpretazione), ma di aver fatto una vera e propria proposta culturale: per me è grande cinema anche questo, pare voler dire Truffaut perché la mia visione del cinema e del cinema come arte è anche questa (ed ha fatto anche il regista per portare avanti la sua idea). Stiamo parlando di una vera e propria proposta culturale. Qual è la tua proposta culturale? Educare le persone ad avere maggiore consapevolezza del cinema a partire da alcuni aspetti tecnici (da grammatica)? Se il tuo obiettivo è questo io mi contrapporrò in modo deciso, perché sono contrario a questa "missione", perché credo che proprio questo approccio culturale è quello che rende oggi così raro leggere di proposte culturali innovative e suggestive.

Un critico d'arte potrà emozionarsi meno di uno che non ha mai letto un libro di fronte all'urlo di Munch ma molto probabilmente riuscirà a percepirlo ed apprezzarlo meglio o sicuramente in maniera più completa.

Per me questa tua frase è una forte ingenuità, ma la cosa che mi lascia più sorpreso è questo: come mai scrivi questa frase per rispondere al mio post? Evidentemente non lo hai letto (bene), hai pensato immediatamente di rispondere perché alla fine mi ripeti lo stesso concetto che ho contestato.

Perché ti comporti così? Ma perché siamo in una piattaforma social dove i contenuti non sono importanti, è importate la partecipazione (quantitativa) e la retorica, quindi perché mai leggere in modo approfondito i post, e perché mai rispondere in modo pensato? Ci si affida alla propria retorica, tanto nessuno si accorgerà di questo, tranne chi se ne accorge (non perché è più intelligente, ma perché è più interessato).

Mi dirai, ma io non ho fatto questo, non l'ho voluto fare! Ti risponderei: lo fai senza pensare, ti affidi al tuo scrivere, alla tua retorica senza darti il tempo di pensare.

E la mia critica è molto più profonda che riguardo ad una semplice competenza della grammatica cinematografica (o artistica). La mi critica riguarda la politica e l'etica, vale a dire porsi questa domanda: qual è il mio modo di partecipare alla discussione pubblica (alla cultura) e con quali obiettivi? Io penso che il tuo approccio sia lo stesso di quello dei politici che tanto critichi. E che molto probabilmente, non ti rendi neanche conto di questo, ed è perciò che ti parlo in questo modo (non per polemica), quando mi accorgerò che la tua posizione è strumentale non sarò più motivato a cercare un confronto con te.

Sort:  

Imparo da te ogni volta che scrivi qualcosa (e lo dico senza ruffianeria o retorica).
Mi piace dibattere con te.
Fatico però a spiegarmi.
La mia mission sono i contenuti e non la retorica, non la didattica.
Cerco di portarla avanti parlando di cose sulle quali posso contribuire ad un dibattito o ad un'informazione "competente" (passami il termine) ma anche su cose che non so e che vorrei sviscerare meglio perchè reputo interessanti e/o importanti.
Aspetto tuo feedback ovviamente.

P.S.
Ho letto e capito il tuo post, essendo citato e parte in causa ho voluto portare il mio pensiero sul tema.

ti rispondo solo sul ps: se la tua mission è il contenuto (culturale, inteso come confronto), quando porti il tuo pensiero sul tema devi spiegarlo (visto che io ho detto di non crederlo corretto).
Non è sufficiente dire:

Un critico d'arte potrà emozionarsi meno di uno che non ha mai letto un libro di fronte all'urlo di Munch ma molto probabilmente riuscirà a percepirlo ed apprezzarlo meglio o sicuramente in maniera più completa.

Devi anche spiegarlo...

Io e un critico andiamo a vedere un film, io non conosco nulla del regista, il critico sa tutto, io mi diverto, il critico no: perché il critico lo ha percepito meglio? Perché lo ha apprezzato meglio? Cosa intendi per percepire? Cosa intendi per apprezzare? Cosa vuol dire, in alternativa a "meglio" percepire e apprezzare in maniera più completa?

Domande retoriche le mie, perché essendomi occupato per anni di questi argomenti io mi immagino già le tue risposte (anche se non è detto, e stai sicuro che ti leggerò con attenzione, perché chi è interessato ad approfondire deve leggere e scrivere con una certa attenzione). Ma solo rispondendo a queste domande io potrei dirti il perché non sono d'accordo e proseguire con il confronto.

Io ti porto il mio esempio.
Non sono un accademico di cinema e mezzo tv ma un grande appassionato si, un appassionato che solo per passione ha seguito qualche corso.
Sai che il mio modo di vedere un film è cambiato dopo aver "studiato" montaggio, inquadrature, fotografia e un po di storia?
Quando vedo un film lo guardo attraverso occhi diversi, occhi che reputo più consapevoli.
Questo rappresenta al tempo stesso croce e delizia perchè succederà sovente che resterò deluso o inerme di fronte a film o serie tv "commerciali", banali, prevedibili, sempliciotte (passami i termini per favore o non la finiamo più:)) mentre spesso dovrò "giustificarmi" agli occhi di chi si è annoiato per un film o una serie che mi ha mandato, invece, in brodo di giuggiole.

ieri parlavo in maniera negativa di the tree of life o revenant.
Son film che a me son piaciuti, a tratti anche tanto, ma che sono stati odiati da chi al cinema ci va per spasso, per divertimento e per guardare qualcosa di bello che riesca a trasmettere a pelle qualcosa, riesca al tempo stesso a farsi apprezzare e spiegare perche debba farsi apprezzare.

A me invece piacciono i film che riescono a guardarmi o farmi guardare dentro, senza urlarlo, senza spiegarlo, senza alcun libretto di istruzioni.

Questa secondo me è una sottile differenza che separa il bello per chi è fruitore consapevole dal bello per chi è fruitore "occasionale".

Certo che il tuo modo di vedere i film è cambiato dopo aver fatto dei corsi e studiato cinema, ma questo ha a che fare con la tua poetica, cioè ti devi chiedere: perché ti sei messo a studiare tecnica cinematografica? Io dico che ti sei messo a studiare tecnica cinematografica perché per la tua poetica era coerente farlo per migliorare la tua fruizione non perché è oggettivamente così (e ti dirò che su questo sono in linea con te, cioè la mia poetica è in linea con la tua). Ma non vado oltre queste considerazioni, perché la mia poetica non vede l'arte come espressione diretta di alcune tecniche.
Ma fin qui si tratta solo di poetiche a confronto.
Ma io ho anche studiato "estetica" (come scienza). E l'estetica si chiede: cos'è l'arte a prescindere dalle poetiche personali e culturali?
Bene se tu proponessi la tua poetica spacciandola per una teoria di conoscenza sull'arte io ti direi che stai sbagliando, secondo le regole scientifiche e non secondo i miei gusti personali sull'arte. Quindi ci sono due confronti: uno poetico (quali film ci piacciono e perché) e un scientifico (cos'è l'arte a prescindere dalle poetiche).

Io cerco il confronto poetico ma al tempo stesso mentre scrivo auspico che si scivoli su un tavolo scientifico grazie al confronto con chi legge.

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