Il più grande errore filosofico
Il più grande errore filosofico è credere che una cosa (una qualsiasi cosa) è così, è stata sempre così e così sarà sempre.
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E questo è un errore che vedo fare molto comunemente nella nostra cultura dominata dal "pensiero unico" (arrogante) che calcola e conta e misura ciò che trova nell'infinito e poi valuta questo calcolo come civiltà.
L'uomo è egoista, è fatto così, è sempre stato così e sempre lo sarà. Questo dice l'uomo egoista per giustificare il proprio egoismo.
In questo post cercherò di trattare (so che è difficile e probabilmente non sarò all'altezza del compito) alcuni concetti filosofici in modo da collegarli al nostro fare quotidiano, al nostro approccio di progettazione, di lavoro, di vita, vale a dire al nostro fare politico, sociale e culturale. Quello che noi siamo anche se diciamo (ma il dire è di per sé un atto culturale) che non ci interessa nulla di cose così serie e profonde, anche cioè se alla fine consideriamo la filosofia come un gioco linguistico e retorico, adatto a coloro che non sono abituati a lavorare la terra, a risolvere problemi pratici.
Ma prima di armare un nave dobbiamo avere in mente il progetto del viaggio e una volta che siamo in mare essere disposti a rinunciare a quel progetto, solo così potremmo avere gli occhi per modificare la nave, il nostro strumento di viaggio. Questa rinuncia secondo me rappresenta la libertà che un uomo può raggiungere. La libertà dal proprio progetto, che non è necessario realizzare per provare il senso della propria esistenza. Esistenza che è indipendente dai progetti umani. Anche se per molti la narrazione delle vicende umane viene vissuta come modalità per individuare progetti di successo, battaglie vinte e condottieri vittoriosi. Tutto questo nella nostra isola, in una concezione dello sviluppo della civiltà arrogante e illusoria, attravero la quale crediamo che il pensiero che può calcolare sia il miglior pensiero per vivere il mondo.
L'uomo è arrogante, è fatto così, è sempre stato così e sempre lo sarà. Questo dice l'uomo arrogante per impedirsi di affrontare la propria arroganza.
Ma se noi abbiamo progettato l'isola è perché avevamo l'idea del mare. Senza l'idea del mare non avremmo mai avuto la possibilità di progettare (definire, costruire, regolare, sfruttare) l'isola.
Ma il mare infinito sfida l'uomo finito e definito nella sua isola. La sfida non consiste in un superare se stessi, come in una gara sportiva che spinge l'atleta ad un record. Il mare sfida l'uomo a conoscere meglio se stesso dandogli l'opportunità di confrontarsi con l'infinito (con l'altro da se).
L'uomo cerca di superare se stesso, è fatto così, è sempre stato così e sempre lo sarà. Questo dice l'uomo megalomane per evitare di conoscere se stesso.
Ma noi, piccoli umani, non possiamo che saltare da una barca ad un'altra, da una scacchiera ad un'altra, da uno spazio limitato ad un altro. Ma allora, questa sfida dell'infinito, come può essere accolta dagli uomini? Credo in un solo modo: dando rilievo al passaggio tra una scacchiera ed un'altra. In quel passaggio, in quel salto, noi abbiamo esperienza dell'infinito e perciò ci rapportiamo ad esso.
Il contrario di questo: proteggere la nostra isola, a costo della nostra e dell'altrui vita, cioé a costo della vita dell'isola e del mare, allo scopo di non saltare più, allo scopo di morire.
L'uomo protegge se stesso ad ogni costo, è fatto così, è sempre stato così e sempre lo sarà. Questo dice l'uomo chiuso in se stesso per darsi coraggio.
Infine la comunità, l'isola definisce anche la comunità, ne determina il senso morale, le regole di permessi e divieti. Più si semplifica e meno si ha bisogno di vedersi e confrontarsi, più si è rigidi e più si ha forza e potenza, più si è violenti e più si acquista autorità, ricchezza e fama. Ma per fortuna, nel mondo, oltre agli eroi celebrati e raccontati, oltre agli uomini di successo invidiati e stimati, ci sono anche viaggiatori che fuori dalla luce dei riflettori affrontano il mare, sono loro e soltanto loro per me la speranza di un mondo nuovo.
L'uomo protegge la propria comunità ad ogni costo, è fatto così, è sempre stato così e sempre lo sarà. Questo dice l'uomo per scagionarsi dalle guerre fatte alle altre comunità.
Questo tipo di uomo è effettivamente quello che non si arrende nella continua ricerca di una libertà che non otterrà mai... E' il Don Chisciotte che così bene Tarkovskij ha messo in scena nei suoi film.
Yes...
Le tue riflessioni e provocazioni si prestano a un milione di commenti e forse proprio per questo mi lasciano spesso senza parole.
Mi sembra di essere in piazza a chiacchierare con te quando leggo i tuoi estratti, ad ascoltare più che a chiacchierare visto che in questo caso vostr onore: non ho nulla da aggiungere.
Idem...
Un sogno, inseguirlo. Non ci sono poi troppi modi per essere liberi.
Anche da se stessi. Principalmente deve cercare di essere libero da se stesso..
L'uomo è prigioniero, quasi mai riformula l'io o cerca il viaggio.
Ama bearsi, ordinare o anche solo risiedere a corte.
Stare seduti è probabilmente poco gratificante, ma è molto riposante... 😉
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Ottimo.
Pensi che riusciresti ad essere un direttore di un progetto editoriale come lo sono stati Scalfari e Montanelli? Fondatori e azionisti nel consiglio d’amministrazione, ma anche al capo della redazione che coordinavano quotidianamente e articolisti, col loro fondo settimanale che faceva il punto.
Sulla qualità dei tuoi possibili fondi non ho dubbi. Sul resto devi dirmi tu. Ma se è così, tieniti pronto... 😉
Grazie @marcodobrovich! 🙃
Oggi gli Scalfari e i Montanelli che figure sarebbero? Loro erano degli ottimi capitani per le navi che andavano a pescare, quindi erano ottimi pescatori (di lettori potremmo dire? diciamo di lettori paganti), oggi il mare non ha più pesci, è inutile rimanere vicini alla costa, bisogna andare in mare aperto e di capitani a bordo ne servono più di uno (si sa che nei viaggi difficili c'è una grande moria di capitani).😁🙄