Per chi (e perché) scriviamo?
Quando scriviamo, che si tratti di un post qui su Steemit, sul nostro blog personale o di pensieri buttati su un foglio di carta, per chi (e perché) lo stiamo facendo?
Già da tempo meditavo di scrivere un post su questo argomento ed i recenti avvenimenti all'interno di SPI mi hanno spronato buttare giù queste righe. E voglio farlo a modo mio, mettendo nero su bianco i miei pensieri così come mi vengono in mente, senza troppi filtri, senza troppe riletture e stravolgimenti.
Non ho mai avuto la passione per la scrittura, almeno durante gli anni del liceo. O meglio, ho sempre odiato i temi: le troppe regole da rispettare, un certo linguaggio da mantenere e la paura di toccare argomenti che avrebbero potuto urtare la sensibilità del professore a cui spettava il compito di correggerlo (dite quello che volete, ma essere obiettivi è difficile anche per gli insegnanti) non sono mai stati un grosso stimolo.
Insomma, ho sempre odiato i temi in classe (ed i risultati ottenuti durante gli anni di scuola ne sono la chiara dimostrazione). Tuttavia, ho sempre cercato un mezzo per condividere le mie idee, i miei pensieri, i miei interessi, i miei dubbi e le mie conoscenze con gli altri.
Ecco, quindi, che mi sono trovato, nel corso degli anni, ad aprire numerosi blog, tutti senza un obiettivo ben preciso, se non quello di essere una sorta di diario personale dell'autore.
Nonostante questo, non sono diventato ricco e, quindi, posso affermare con assoluta certezza di non scrivere solo per guadagnare qualcosa. Certo, ogni centesimo guadagnato attraverso la pubblicità o, qui su Steem, con gli upvote è sempre ben gradito: che ci piaccia o no, è il vil denaro a mandare avanti il mondo. Un blog, poi, ha dei costi e, inoltre, una ricompensa economica per il tempo speso a scrivere è assolutamente legittima.
Tuttavia non dovrebbe essere la fame di denaro o di gloria a spingerci a scrivere. Scriviamo, in primis, perché sentiamo la necessità di condividere la nostra opinione in merito a quel determinato argomento. Pensiamo, magari, di avere dimestichezza con quella tematica, facciamo approfondimenti e ricerche, quindi apriamo il nostro editor e le nostre dita iniziano a scorrere sulla tastiera. Ma, prima di procedere con la pubblicazione, aspettiamo, rileggiamo, correggiamo, modifichiamo, tagliamo ed incolliamo fino a quando non ci sentiamo pienamente soddisfatti del nostro lavoro.
E, allora, per chi scriviamo?
A questo punto, la risposta mi pare scontata: scriviamo per noi stessi, per soddisfare quel nostro bisogno di condividere una parte di noi con chiunque voglia leggerci.
Non lo facciamo per gli altri, non direttamente. Eppure gli altri giocano un ruolo chiave: senza di loro, infatti, senza qualcuno che si prenda la briga di leggere, scrivere non avrebbe alcun senso.
Scriviamo per noi stessi, quindi, per rendere pubblici e fissare, in maniera indelebile, i nostri pensieri. Ma lo facciamo consapevoli del fatto che abbiamo bisogno degli altri, di chi, cioè, legga questi nostri pensieri e li arricchisca aggiungendo il proprio intervento. Anche la più piccola interazione, un commento veloce o una critica costruttiva aggiunge ricchezza.
Insomma, non si scrive per gli altri ma si scrive agli altri.
Solo dopo aver buttato giù questi miei pensieri, mi sono ricordato di questo post scritto da @serialfiller. Lo avrete sicuramente letto anche voi ma, vista la tematica trattata, mi è sembrato opportuno menzionarlo.
Ti resteemmo la mia risposta che ho dato al post di @serialfiller :
Articolo molto interessante che si inserisce pienamente nella cornice di questi giorni. Come sempre il giusto compromesso, secondo me, sta nel mezzo. Alla fine la nostra scrittura finisce per essere ciò che siamo, difficilmente potremo scrivere in altro modo, quindi è naturale che si debba scrivere per se.
Però si può sempre scegliere di chi o cosa scrivere pur facendolo per se stessi. Steemit ci concede grandi spazi per scrivere sia per se stessi che per gli altri e spesso sperimentare può diventare anche una cosa divertente.
scriviamo perchè certe volte non le sappiamo comunicare in altro modo...perchè parlare non sempre è sufficiente ne necessario, scriviamo perchè cosi sembra che i pensieri siano più concreti...
Bellissimo post, ci pensavo proprio ultimamente, anche in seguito ai recenti avvenimenti e commenti.
Mi hai riportato alla mente i tempi della scuola e il fatidico tema; quando davanti al foglio bianco con su solo il titolo, penna in pugno e testa china, mi arrovellavo il cervello per ricercare le idee, dopo aver rubato con gli occhi qualche altra piccola distrazione dall'ambiente circostante. Il tema, l'argomento dai noi non scelto, o scelto tra due o tre sempre da noi non scelti, e di cui eravamo costretti a scrivere. E dovevamo farlo anche bene, centrando la sostanza e curando la forma, rispettando le regole della sintassi, dell'ortografia, ecc.. pena il voto negativo che faceva media. Una lurida e rapida scaletta era sempre consigliata prima di stendere la brutta. Quando non si conosceva bene l'argomento, o rientrava tra gli argomenti più lontani dai nostri gusti, era il solito dramma.
E come hai giustamente osservato, bisognava anche considerare il soggettivo giudizio del prof, non si trattava pertanto di pensieri in libertà, ma più che altro oserei dire di pensieri in libertà vigilata.
Adesso assistiamo all'evoluzione digitale di questa scena: tra le dita tormentiamo una tastiera, e al posto del foglio e le sue righe vuote abbiamo la schermata bianca con il cursore lampeggiante, che ci dice "ehi, sono qui, sto aspettando che scrivi..".
Dopo le reminiscenze rievocate, posso solo dirti che sono pienamente d'accordo con te: scriviamo per noi stessi, ma affinché gli altri possano leggere. E' così da sempre.
Del resto che senso avrebbe se nessuno leggesse mai ciò che scriviamo?
Chi scrive spesso è consapevole (o almeno dovrebbe esserlo) che non sempre sarà capito o apprezzato, che lo sarà solo per una cerchia molto ristretta, o che lo sarà molto più in là, spesso dopo esser passato all'altro mondo. Ma non per questo verrà meno al suo desiderio, che in fondo è quello di ognuno di noi, di lasciare il proprio segno.
Sarò banale ma appena ho letto ho rivisto la mia prof di italiano delle superiori con gli occhi truccati stile Betty Boop che mi dice "bel tema, scritto bene, ma contenuti... 5 e mezzo".
Ho sempre odiato scrivere perchè non sapevo mai che dire, di cosa parlare...
Adesso le cose sono cambiate... non si comunica più a voce ma per scritto su internet e ti trovi di nuovo adolescente davanti ad uno schermo bianco e un solo pensiero..."e ora che scrivo?".
Gli incubi della scuola non ti abbandonano mai ma almeno il 5 e mezzo perchè hai scritto una colonna e mezzo invece che due non te lo da più nessuno....
In effetti non dovrei dirlo, ma c'è un chiaro riferimento ad un fatto successo davvero a scuola. Non è successo a me, ma ad un mio compagno di classe, che si è visto rifilare un 5 e mezzo non tanto per i contenuti, ma per aver, evidentemente, infastidito l'insegnante (in quel tema aveva evidenziato come, nel sistema scolastico, ci fossero delle lacune, delle problematiche da risolvere).
Scrivo per sfogarmi e anche per piacere e non lo nego anche per farmi leggere!
Anche perché, se poi nessuno ci legge, che scriviamo a fare?
PS: grazie per la menzione al voto incatenato!
Il tuo post partecipa al voto incatenato, non spezzare la catena aderisci anche tu, segui il link: https://steemit.com/ita/@road2horizon/voto-incatenato "
Grazie per il post. Io scrivo per far conoscere la musica che possa acompagnarvi in questo complicatissimo mondo della blockchain e per capire meglio come viverci sereni e in armonia.
Però lo fai anche tu, sotto sotto, per una questione di soddisfazione personale, vero? Soddisfazione o appagamento che, magari, deriva dal sapere di essere riuscito ad accompagnarci "in questo complicatissimo mondo della Blockchain".
Si caro @ageeksdiary la mia soddisfazione personale è proprio quella. Hai centrato in pieno, per quello che ancora non mi ritengo soddisfatto.
Fare il cantautore è un lavoro gramo, lavori sempre, non guadagni un fico secco, sono molti gli insuccessi, le delusioni che devi sorbirti. Ma allo stesso tempo adoro questo mestiere che ho scelto ormai da quasi 15 anni e sono oltre 30 che suono. Perchè basta anche una sola persona ogni tanto che si senta meglio grazie alla musica che produci e il tuo lavoro ritrova il senso che cercavi. Questa è la vera soddisfazione personale e allora alla tua domanda di questo post rispondo che hai ragione tu scrivo per una soddisfazione personale.
Non si finisce mai d'imparare e di migliorarsi. Ho ancora da scrivere altre canzoni e trovare il modo di presentarle meglio, di promuoverle.
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