L'attesa
Immagine CC0
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È l’attesa a connotare ogni istante della nostra vita.
Crescendo questa cambia identità e spesso diventa frenesia. Non si riesce ad attendere con pazienza, si vogliono bruciare le tappe e spesso l’attesa porta un senso di malessere, ma anche questo è un indicatore di quanto quell’attesa sia importante per noi.
Ad esempio l’attesa per la gita della scuola, per aprire i regali il giorno di Natale, per il primo viaggio in aereo etc..
Le attese più belle sono quelle che ci fanno e ci hanno fatto battere il cuore, quando si attendeva lo squillo, sinonimo di pensiero, del semplice aver pensato l’altro, dell’attesa di quella crocetta su quel foglietto con quadrati da 4 millimetri dove sopra c’era scritto “Ti vuoi mettere con me?” “Si o No?”
Oggi i cellulari hanno limitato tantissimo le attese. Le persone amate non solo le possiamo telefonare, ma addirittura, possiamo video chiamarle e il desiderio di vedere parenti lontani può essere esautorato con facilità. Questo ha portato non ad una eliminazione dell’attesa, ma ad una semplice velocizzazione dei tempi di attesa. È interessante analizzare come più si desidera una cosa maggiore è l’attesa per ottenerla, i 18 anni, la patente, sono tutti esempi di attese lunghissime.
Ma cos’è che ci piace in realtà?
Il raggiungimento della meta? O l’attesa stessa?
Per Leopardi, la soluzione era la seconda, infatti ne “Il sabato del villaggio” è l’attesa che crea una serie di impalcature, di costrutti che reggono l’idea di come sarà quel tanto atteso sabato e non il sabato in sé.
Ancora, nel Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, la volpe insegna al Piccolo Principe l’importanza per l’attesa, quella che precederà il loro incontro e che farà vivere ad entrambi momenti di gioia pregressi al loro incontro, apoteosi della felicità.
Effettivamente l’attesa permette a noi stessi di configurare, immaginare, progettare ciò che ci aspettiamo. In realtà ci fornisce un modo per ottenere ciò che vogliamo subito, nell’immediato, tramite l’immaginazione e non per forza la realtà sarà uguale a ciò che abbiamo immaginato, ma questo non ci deve scoraggiare, né deludere in quanto “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”.
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Attendere non è ormai piú un termine comprensibile nel vocabolario del III millennio. Non si rispetta la Natura con i suoi tempi dilatati e la si forza con uso di agenti chimici per accelerare i tempi di crescita vegetali ed animali; non attendiamo piú una risposta di qualcuno, ma la esigiamo in tempi rapidi, perchè altrimenti "la società ci lascia indietro".
Il nostro corpo è figlio del nostro stesso stress di cui siamo vittime ed autori.
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