Il reddito di base incondizionato se po fà, ma
Qualcuno di voi forse ricorderà il mio articolo sull’argomento di quasi due anni fa. Di recente ho voluto ricontrollare la questione dei costi e rivalutare l’intera proposta con nuove considerazioni. Promemoria: al contrario del reddito di cittadinanza (RdC) attuale, quello di base incondizionato verrebbe elargito senza condizioni su condizioni. Che poi il RdC originariamente aveva quell’intento, fa parte di un’altra storia.
Immagine di dominio pubblico
Partiamo dal presupposto che non condivido più, comprensibilmente a distanza di due anni, delle cose che ho scritto in quell’articolo. Alcune ragioni verranno fuori più avanti.
Un po’ per caso e un po’ per curiosità ho voluto provare a verificare sia il costo netto del Reddito di Base Incondizionato (RBI da ora in avanti) per l’Italia sia per gli USA. Nell’articolo avevo messo un collegamento ad un articolo del World Economic Forum scritto da Scott Santens, secondo me uno dei massimi esperti sul tema, che dice che negli USA un RBI costerebbe intorno ai 900 miliardi di $. Però l’articolo mette solo la cifra, e il collegamento che mette per la frase che contiene la cifra, non rimanda a nulla che considero una spiegazione su come ha ottenuto quel dannato numero. Pur usando quelle poche indicazioni che dà, i conti non tornavano sia per gli USA, 900 miliardi di $, sia per la proporzione grezza che avevo fatto per l’Italia, 186 miliardi di $.
Allora ho provato a domandare in giro come ha ottenuto quella cifra, ho iniziato a fare qualche ricerca e ho trovato un paper che mostra un’altra cifra: più bassa. Ma soprattutto mostra su cosa e come fare i conti.
Ma quanto mi costi?
Molto probabilmente tutto ciò che sapete sui costi della misura risulta sbagliato. Ma non perché lo dico io. Ma perché esiste l’autore del paper precedente, Widerquist, che in passato ha fatto una lista, che va aggiornata, su quanti articoli e testate l’hanno sparata grossa in diversi modi. Perchè? Perché tutti noi, purtroppo anche economisti del mestiere, abbiamo fatto la stessa cosa: moltiplichiamo gli importi mensili dell’RBI (12 mesi *1000$ supponiamo) per la popolazione. Ed ovviamente viene fuori un numero mostruoso.
Questo però prende il nome di costo lordo e a noi interessa il costo netto. Qui viene la parte interessante.
L’autore della cifra più bassa, nel paper The Cost of Basic Income: Back-of-the-Envelope Calculations, con una serie di supposizioni molto semplificanti, ottiene la cifra di 540 miliardi di $, inclusi i costi amministrativi. Si parla di 12 mila dollari per adulto, 4000 per bambino, un’imposta piatta del 50% sul reddito (escluso quello proveniente dal RBI). Voglio stressare quest’altra condizione dello studio:
Passare dal sistema attuale a un sistema UBI implica fare ulteriori
decisioni controverse su almeno due questioni. In primo luogo, sostituirà eventuali altri programmi di spesa governativa? In tal caso, quanto risparmierà? In secondo luogo, quali altri cambiamenti nel codice fiscale accompagneranno l'introduzione dell'UBI? E quanto costeranno? Non voglio imporre risposte a queste domande controverse, e quindi questo articolo discute solo di quanto sia grande il costo dell'UBI in sé e per sé: "UBI sotto vuoto", per così dire.
L'approccio UBI sotto vuoto non fa alcuno sforzo per considerare come un sistema UBI possa essere integrato nel sistema fiscale e previdenziale esistente. (grassetti miei)
Il risultato, stando alla mia interpretazione, risponde a questa domanda: data un’aliquota semplificata che vale per tutti, quanti x soldi bisognerà ancora trovare per finanziare un RBI che ammonta a y per z persone? Nel caso americano, 540 miliardi di $.
E per l’Italia?
Ho fatto un foglio di calcolo, prendendo i dati dei redditi dal MEF e supponendo un RBI di 9600€ per gli adulti (poco sopra la soglia di povertà di 780€/mensili per adulto singolo) , un terzo di questo per i minorenni, un’aliquota del 40% al posto del 50% dello studio di riferimento. Ho trovato la % di popolazione minorenne in Italia, supponendo che ogni classe di reddito assume la stessa % di figli, cosa falsa perché i più ricchi fanno più figli e le regioni ad incremento demografico si contano sulle dita di una mano, e ho tirato le somme.
Per l’Italia costerebbe circa 82 miliardi, compresi i costi amministrativi assunti come simili a quelli americani per la spesa amministrativa per le pensioni (da verificare).
Ricordo, come fa lo studio, per la seconda volta che:
La discussione di cui sopra si applica solo alla questione di quanto costi un UBI [RBI] in isolamento [chiamato precedentemente sotto vuoto].
Ma…
Trattandosi appunto di un conto fatto ad isolamento, rimane il problema di come integrarlo con l’attuale spesa pubblica (istruzione, sanità, difesa, etc.). Di sicuro una soluzione del genere rende ridondante una parte della voce sostegno alla gestione previdenziale (quasi 60 miliardi di €), trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro e indennità collegate alla cessazione del rapporto di lavoro (circa 9 miliardi di € include l’indennità di disoccupazione, la NASPI), invalidi civili, non autosufficienti, persone con disabilità (circa 20 miliardi di €).
Quindi solo citando queste tre voci, si avrebbe un massimo di 89 miliardi di € di ridondanza, a fronte di un costo netto di 82 miliardi per l’RBI. Il resto lo si potrebbe prendere, come ha già osservato Tria in merito alle coperture per un’imposta piatta risicata, dai rimborsi per imposte indirette (circa 32 miliardi di €), ma più in generale dalle detrazioni, delle deduzioni fiscali, dei crediti d’imposta e delle cedolari secche che sembrano costare circa 138 miliardi di €.
Altre questioni accessorie della soluzione, quale incarnazione politica, effetti sul mercato del lavoro, inflazione, effetti della abolizione della povertà, maggior incentivi per l’immigrazione, etc. non li tratto.
Discussione
Nutro dei dubbi sui conti che ha fatto l’autore dello studio, quindi sto attendendo la revisione tra pari dello studio, che risulta pubblicato circa 2 anni fa. Mi sembra anche strano che sul suo blog non risultano aggiornamenti a riguardo, e anche in articoli recenti ripropone lo studio non revisionato.
Quindi se la sua metodologia ha degli errori, errori metodologici e non quelli derivanti dalle semplificazioni riportate e fatte, anche i miei conti risulteranno fallati.
Ma in generale, come già detto circa 2 anni fa nel mio articolo citato all’inizio ma per motivi più sistemati, non mi trovo d’accordo con l’RBI perché tenta di sistemare la società attuale, basata sul modo di produzione borghese, più noto come capitalismo, cercando di riformare e rendere più efficiente uno dei suoi colli di bottiglia che funziona anche come tampone sociale: le imposte.
Da un punto di vista marxista, si occupa della distribuzione e non della produzione. Il modo di produzione risulta intaccato, al massimo marginalmente minacciato da qualche nuova imposta, e i proponenti avranno la sfida di dimostrare alla borghesia del paese di riferimento che la misura rilancerà il saggio del profitto. Perché, per questa classe, importa questo: la redditività. I keynesiani di oggi in larga parte non vi diranno perché la borghesia, dal secondo dopo guerra fino a circa gli anni 70, hanno accettato imposte molte più alte di quelle vigenti ora. Addirittura negli USA si arriva al 92% per il reddito più alto. In Italia il 72%. Perché ieri si e oggi no? La falsa coscienza dirà per la ricostruzione post-bellica.
Inoltre, sempre da un punto di vista marxista, bisogna fare attenzione alle [analisi marxiste erranti](- http://www.marxist.com/universal-basic-income-utopian-dream-or-libertarian-nightmare.htm ) come queste, che mischiano cose corrette con cose false ma in buona fede, visto che essenzialmente l’errore si basa sul costo sbagliato, che deriva appunto dall’usare come fonte articoli ed economisti che non hanno fatto i compiti a casa (se quello che dice Santens e Widerquist risulta vero).
Ben 144 anni fa, inoltre, Marx metteva in guardia certi socialisti che appoggiavano programmi che di socialista avevano ben poco, così come gruppi di sinistra e sindacati che oggi, in varie nazioni, rivendicano l’RBI come misura di sinistra.
La ripartizione dei mezzi di consumo è in ogni caso soltanto conseguenza della ripartizione dei mezzi di produzione. Ma quest'ultima ripartizione è un carattere del modo stesso di produzione. Il modo di produzione capitalistico, per esempio, poggia sul fatto che le condizioni materiali della produzione sono a disposizione dei non operai sotto forma di proprietà del capitale e proprietà della terra, mentre la massa è soltanto proprietaria della condizione personale della produzione, della forza-lavoro. Essendo gli elementi della produzione così ripartiti, ne deriva da sè l'odierna ripartizione dei mezzi di consumo. Se i mezzi di produzione materiali sono proprietà collettiva degli operai, ne deriva ugualmente una ripartizione dei mezzi di consumo diversa dall'attuale. Il socialismo volgare ha preso dagli economisti borghesi (e a sua volta da lui una parte della democrazia), l'abitudine di considerare e trattare la distribuzione come indipendente dal modo di produzione, e perciò di rappresentare il socialismo come qualcosa che si aggiri principalmente attorno alla distribuzione. Dopo che il rapporto reale è stato da molto tempo messo in chiaro, perchè tornare nuovamente indietro?
Critica al programma di Gotha, grassetti mieie
Essenzialmente, perché spendere così tante energie per cambiare una forma di distribuzione borghese, quando si può spendere quelle energie per cambiare il modo di produzione e di conseguenza il modo di distribuzione stesso? Risposta breve: per l’egemonia che ha la borghesia sulla cultura, e non solo il campo politico-economico.
La società borghese, che fa della massimizzazione dei profitti e l’accumulo di questi una delle sue ragioni di vita, ha creato un assetto di stato borghese, un po’ dopo la prima guerra mondiale ma in larga parte dopo la seconda, che assorbe una parte di plusvalore ed accumulo prodotto dalla borghesia (grazie al lavoro vivo di qualcun’altro), tramite imposte dirette, indirette, etc. e lo utilizza per rendere il capitalismo più stabile dal punto di vista sociale. Non si tratta infatti di un caso se le disuguaglianze e tutto ciò che generano (tipo i populismi) vengono fuori dal neoliberismo degli anni 70, che guarda caso ha anche rilanciato i profitti della borghesia, e attualmente ha esaurito la sua funzione. Non si tratta infatti di un caso se il mondo, da 50 anni a questa parte, risulta socialmente più instabile. E l’instabilità politica rappresenta soltanto un effetto di questo.
La società socialista, che possiede un tipo di accumulo diverso, in quanto si basa sui bisogni e non sui profitti, il collo di bottiglia non ce l’ha sulle imposte, che virtualmente non esistono, ma sulle risorse e i lavoratori. Al netto del parassitismo della burocrazia del socialismo reale che può frenare di molto lo sviluppo, ma questo nei manuali di politica-economica di socialismo reale, o stalinista, non viene detto.
Conclusioni
Secondo lo studio, il costo di un RBI risulta in ogni caso minore di quanto sparato nei siti più noti. Rimane il fatto che può necessitare di contro-riforme, come ad esempio tagli sullo Stato sociale non ridondante come sanità ed istruzione, Ma soprattutto non va a modificare il modo di produzione attuale, che rimarrebbe comunque con le sue contraddizioni (es. sovraproduzione) ma magari con più stabilità simile a quella vista nel periodo keynesiano, occupandosi solo di un diverso modo di distribuzione piuttosto che produzione, quindi rientra a pieno titolo nel riformismo e non in una mossa rivoluzionaria quale, ad esempio, la conquista delle leve economiche di uno Stato tramite l’esproprio delle grande aziende e la gestione democratica di queste, ai fini della trasformazione dello scopo dell’economia (bisogni e non profitti).
Risorse
- https://basicincome.org/news/2017/05/real-cost-universal-basic-income/ It’s currently under peer-review at an academic journal and available in un-reviewed form on my website.
- https://www.researchgate.net/profile/Karl_Widerquist
- conti anche con l’aliquota al 35%: https://usbig.net/papers/BackOfTheEnvelope--4Posting--2017Jun.pdf
- http://www.marxist.com/universal-basic-income-utopian-dream-or-libertarian-nightmare.htm mischia cose vere da un punto di vista marxista ma fallate per l’UBI, come il costo ad esempio
- https://budget.g0v.it/
- https://www.marxists.org/subject/economy/authors/pe/
Interessante, in Italia al di là delle varie considerazioni politiche, dovrebbe essere evidente ai direttori delle reti televisive e dei giornali che certa gente, quelli che le sparavano e le sparano oggi per altre questioni, dovrebbero sparire mediaticamente per una mera convenienza interna a non sputtanare il proprio prodotto editoriale. Ed invece accade tutto il contrario, e ogni volta questi si presentano come "persone perbene" acculturate quando sapevano benissimo di mentire.
Non so quanti di quegli errori risultano in malafede, anche perché esistono think thank conservatori che parlano della misura, ma ne basta uno ben piazzato mediaticamente (tipo il NYT, che risulta) per contaminare di brutto l'opinione pubblica.
Congratulations @gabriele-gio!
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Esercizio interessante, ma per fortuna nessuno penserebbe mai di applicarlo, già il reddito di cittadinanza é stato un discreto fail, solitamente quando per risolvere un problema si fa un Airdrop di soldi non si risolve mai nulla, basta vedere gli ultimi 50 anni del sud italia
per completare il minestrone potrei aggiungere il Quantitative Easing, ma si tratta di cose molto diverse tra di loro.