Radici e ali (un racconto by @kork75)

in Italy2 months ago

Antonio era solo un bambino quando lasciammo la nostra isola, un piccolo paradiso ormai avvizzito dalla siccità. Salì su un transatlantico, un biglietto di terza classe strappato ai sacrifici di una famiglia che sperava in un futuro migliore oltreoceano. Aveva sei anni, un'età per giocare e sognare, ma per lui il mondo si era ristretto alle stive di quella nave.

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Ricordo ancora il giorno della partenza. Lo stringevo a me, il suo corpo minuto tremante contro il mio petto. I suoi grandi occhi scuri, come le profondità del mare che lasciavamo, riflettevano paura e meraviglia. Lasciavamo tutto: la nostra casa bianca con il tetto di tegole rosse, l'orto che profumava di pomodori e melanzane, i genitori, i fratelli, i giochi dell'infanzia. L'America, ci avevano detto, era una terra di opportunità, un luogo dove i sogni potevano sbocciare rigogliosi. Ma per noi, all'inizio, era solo una parola vuota, un'idea lontana e incomprensibile. Eravamo tanti su quella nave, stipati come sardine in scatola. Ricordo la sua prima notte, insonne e agitato dal rumore delle onde che urtavano contro lo scafo. Lo accarezzavo, sussurrandogli parole di conforto, cercando di scacciare i suoi incubi. "Tutto andrà bene, Antonio", gli dicevo, anche se dentro di me i dubbi erano tanti. Quando sbarcammo a New York, la città era un caos di luci e suoni che lo sopraffacevano. Io, con i miei diciassette anni, cercavo di fare da madre, da sorella, da amica. Il primo lavoro fu in un ristorante, un'esperienza dura per lui, così giovane e senza conoscere una parola d'inglese. Ma con il tempo, imparammo la lingua, ci facemmo nuovi amici e iniziammo a costruirci una nuova vita, mattone dopo mattone. Io come sarta, lui come cameriere. Il lavoro era faticoso, le ore lunghe, ma la voglia di farcela era più forte di tutto.
Oggi, Antonio è un uomo realizzato. Ha costruito una nuova vita, una nuova famiglia. Eppure, il legame con la nostra terra d'origine e con i nostri cari lontani rimane indissolubile. A volte, riuniti, sentiamo la mancanza di quel mondo che abbiamo lasciato, e ci chiediamo se la scelta di emigrare sia stata l'unica possibile.

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Greetings by @kork75👋

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