Attimo zero (un racconto by @kork75)
Il motore del C-130 rimbombava nelle orecchie dei soldati da ormai due ore, un ronzio assordante che vibrava nelle ossa. Il sergente, con la voce rauca sopra lo stridore metallico, verificava l'imbracatura del compagno.
"Tutto a posto?" disse, con lo sguardo fisso nel buio oltre la rampa. Il soldato annuì, sentendo un brivido lungo la schiena. Il sapore metallico della paura gli invase la bocca. L'aria era densa di olio e sudore, un odore acre che si mescolava all'odore di polvere da sparo dei fucili d'assalto, pungente e intenso, simile a fumi metallici che evocavano ricordi di combattimenti passati.
L'olio lubrificante delle armi, con il suo aroma chimico, si intrecciava con il calore e il metallo, creando un'atmosfera carica di tensione. Il vento ululava attraverso le fessure della carlinga, un lamento gelido che preannunciava la notte incombente. La luce fioca dell'orologio proiettava lunghe ombre sul volto del soldato, increspando la sua uniforme da paracadutista.
Accanto a lui, il sergente stringeva forte l'imbracatura, con gli occhi fissi sul nero indistinto oltre la portiera. L'assistente al lancio eseguiva l'ultimo controllo all'equipaggiamento, facendo un cenno di approvazione con il capo, seguito da un pollice alzato.
[Immagine creata con Microsoft Copilot](pront by @kork75)
Il cuore del soldato batteva come un tamburo impazzito, un ritmo frenetico che si mescolava al ruggito del motore. Immagini di casa, della madre e di un futuro che forse non avrebbe mai avuto gli balenarono nella mente. Poi, scacciando via quei pensieri, si concentrò sulla missione. Doveva essere forte, per se stesso, per il suo sergente e per il suo reparto. Si strinse con energia l’imbracatura, sentendo il freddo metallo contro la pelle. Il cielo notturno, costellato di stelle, sembrava un’immensa tela nera su cui era dipinta la sua vita: un’opera ancora incompleta.
I paracadutisti sapevano che quel salto nel vuoto sarebbe stato ben diverso dalle esercitazioni. In quelle simulazioni tutto era controllato e prevedibile; ora si trovavano di fronte a una realtà spietata. Il tempo, scandito dal ticchettio metallico dell’aereo, sembrava dilatarsi, trasformando pochi istanti in un’eternità. L’amicizia che li legava, forgiata nelle trincee e nelle missioni più pericolose, fungeva da baluardo contro la paura che iniziava a serpeggiare nei loro cuori.
“Pronti?”, chiese il sergente con voce calma, cercando negli occhi del commilitone una conferma. “Siamo pronti" rispose il soldato con determinazione, voltandosi verso gli altri uomini, per poi stringere per un attimo la mano del collega in una stretta silenziosa. Ricordò per qualche secondo le notti passate a pianificare questa missione e i rischi che avrebbero dovuto affrontare insieme.
Il punto del lancio era ormai vicino e all’interno del C-130, l’atmosfera era carica di tensione. Le luci della cabina erano soffuse; un’illuminazione bluastra proveniva dai pannelli di controllo, creando un contrasto netto con il buio che si estendeva oltre la rampa aperta. I display degli strumenti brillavano come stelle lontane, fornendo indicazioni vitali mentre il rombo dei motori vibrava sotto i piedi dei soldati. I paracadutisti schierati lungo il corridoio si preparavano per il lancio. La luce fioca non riusciva a dissipare l’ansia che serpeggiava tra di loro. Quando la rampa si aprì completamente, un’ondata di luce esterna invase l’interno dell’aereo, abbagliando i soldati con la sua intensità.
[Immagine creata con Microsoft Copilot](pront by @kork75)
Il vento ululava come un animale ferito e il freddo dell’aria notturna penetrava all’interno, portando con sé un gelido richiamo all’azione. In quel momento cruciale, ogni dettaglio sembrava amplificato: il battito del cuore, il fruscio delle imbracature e il sussurro del sergente che impartiva gli ultimi ordini. L’illuminazione interna, progettata per mantenere la calma e la concentrazione durante le operazioni di volo, ora sembrava quasi un ricordo lontano mentre i soldati si preparavano a tuffarsi nel buio dell’ignoto.
La luce verde si accese e rivelò un abisso nero punteggiato da luci lontane e bagliori intermittenti degli spari in lontananza. Il rombo del motore si fece più forte mentre il sergente impartiva gli ultimi ordini via radio: “Ok, iniziamo il countdown. Tre… due… uno… via!” Con un profondo respiro, gli incursori si lanciarono nel vuoto. Il peso dell’equipaggiamento li tirò verso il basso mentre il vento li avvolgeva con una forza bruta, strappando via ogni grido.
Per un attimo, il mondo si ridusse a un vortice di stelle e tenebre. Il cuore gli martellava nel petto come un tamburo impazzito, contrastando con la calma apparente del cielo stellato. Il freddo pungente dell’aria gli ghiacciava il viso mentre l’adrenalina scorreva nelle sue vene: era caduto. Era libero. E terribilmente solo. Sotto di loro si stendeva un paesaggio infernale illuminato dai bagliori intermittenti degli spari.
La guerra era ovunque; loro erano semplici soldati in quel caos: piccoli puntini contro l’immensità della notte e della violenza che li circondava.
Mentre si avvicinavano al suolo, il soldato chiuse gli occhi per un attimo e pregò per tornare a casa.
Greetings by @kork75👋
TEAM 5
Grazie🙂 Saluti da @kork75
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