Mi sono perso a Bucarest - Episodio 4

in Italy2 years ago

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Buongiorno a tutti amici della Community,

sabato è il giorno in cui tutte le grandi città del mondo si animano ancora di più per offrire ai propri residenti lo svago necessario dopo una settimana di lavoro e, come abbiamo avuto il piacere di scoprire nel nostro quarto giorno passato in Romania, anche Bucarest ci tiene a non essere da meno in questo senso.

Uno dei vantaggi del fine settimana è certamente quello di trovare la metropolitana praticamente vuota. Il nostro programma odierno era quello di trascorrere la prima parte della giornata all'Obor Market, due giganteschi edifici da tre piani l'uno che da qualche anno ospitano uno dei mercati più grandi d'Europa, raggiungibile con una decina di fermate della linea gialla dalla nostra amata Piata Unirii.

Chi per lavoro o per altri motivi ha familiarità con una qualsiasi linea della metropolitana, sa bene quanto sia difficile trovare posto a sedere (figuriamoci cinque di fila, uno vicino all'altro) , ma evidentemente il sabato mattina in giro vanno per lo più i turisti e abbiamo potuto trascorrere in riposo preventivo per le gambe i venti minuti circa di durata dello spostamento.

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Arrivati ad Obor, quello che colpisce , oltre agli splendidi parchi con tanto di gazebo che fiancheggiano la via che porta al mercato, è la presenza di tutta una serie di venditori "non ufficiali", che tira a campare vendendo la propria merce su improvvisati teloni o direttamente da ceste di vimini, affrettandosi a raccogliere tutto e a scomparire non appena viene avvistata una pattuglia della polizia locale. Di solito si tratta di donne anziane o piccoli coltivatori, i cui prezzi sono per forza di cose ancora più bassi di quelli del mercato adiacente.

Appena messo piede nell'edificio, la voglia di afferrare il telefono e scattare qualche foto qua e là comincia a fare capolino, ma è bene farlo solo dopo aver chiesto il permesso ai proprietari della bancarella. Non appena abbiamo catturato la prima immagine siamo stati raggiunti da una solerte guardia, che agitando il dito indice ci ha immediatamente fatto capire che la cosa, come da cartelli affissi inizialmente non visti, non è permessa.

Nei punti importanti della città troverete molti di questi piccoli sceriffi in miniatura: di solito sono anziani con la pancia che si trascinano a fatica, e che quando individuano un turista lo seguono con la speranza di coglierlo in fallo e di dare un senso alla propria giornata. All'inizio può dare fastidio, ma salutandoli con un sorriso di solito capiscono che non avete intenzione vandaliche e si girano dall'altra parte, continuando la propria passeggiata.

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Qualche foto, in ogni caso, la abbiamo scattata lo stesso, sempre con il consenso dei proprietari delle bancarelle. Nel primo dei due edifici da tre piani ciascuno presenti ad Obor, potete trovare davvero qualsiasi cosa, dai biscotti sfusi al vino, dal caffè alle fette di torta, passando per frutta e verdura ed arrivando a saponi, batterie, cibo per animali, pesciolini e canarini in gabbia, mentre il secondo è introdotto da una specie di Brico, che dovrete obbligatoriamente attraversare per arrivare al reparto pesce e carne.

L'area esterna è tuttavia forse quella più caratteristica, che conserva ancora l'idea originale del mercato. Anche qui la fanno da padrone frutta e verdura, ma una buona zona è destinata all'artigianato, nonché ai banchetti del cibo da asporto, che è possibile consumare anche nei ristretti tavolini presenti in loco. I profumi, specialmente verso l'ora di pranzo, sono irresistibili e per 35 Lei (circa 7 euro) abbiamo comprato un paio di bistecche di capocollo cotte alla brace, una salsiccia, una enorme costina, patatine fritte e polenta, destinate a terminare la loro esistenza nelle nostre affamate pance da lì a poco.

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Dopo un caffè e un paio di fette di torta, comprate da una graziosa signora che si è illuminata quando l'abbiamo ringraziata con un locale "Multumesc" (fa sempre la differenza imparare le formule di cortesia e i saluti nella lingua del posto), avevamo bisogno di smaltire quanto appena ingerito e così via di tacco e suola verso il Museo di Storia rumena.

Alcuni oggetti della seconda guerra mondiale e una serie di ritrovamenti preziosi, dal neolitico ai tempi più moderni, più una ricostruzione della colonna di Traiano giustificano i 4 euro spesi per il biglietto, ma soprattutto ci hanno fatto scoprire l'adiacente museo del giocattolo, la cui entrata è gratuita: centinaia di giocattoli di tutti i tipi, appartenenti alla storia rumena, tra i quali il clone della Barbie (quella originale non era ovviamente importata ai tempi del comunismo), un aereo che costava circa 50 volte il prezzo di una torta e giochi in scatola che altro non erano che copie dei più famosi Monopoli o Meccano.

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All'uscita ci riposiamo cinque minuti sulle panchine poste all'interno di una chiesa ortodossa, facendo in tempo a vedere ben due spose, la prima nel bel mezzo di un servizio fotografico che non aveva nulla da invidiare a quelli dei cataloghi dei grandi stilisti, e prima di tornare a casa ci fermiamo a prendere la cena da Luca, comprando qualche fetta di pizza e alcuni hot dog conditi con formaggio e spezie alla maniera locale.

Questa volta non vogliamo assolutamente perdere lo spettacolo serale delle fontane di Piazza Unirii e arriviamo già qualche minuto prima delle nove, ma trovare posto, a bordo fontana o sulle panchine, è impossibile: il sabato la municipalità di Bucarest organizza uno show di circa un'ora con tanto di musica e l'affluenza è decisamente maggiore, ma vale la pena assistere anche in piedi e in seconda fila, perché cantare a squarciagola "Con te partirò" di Bocelli, in mezzo ad una folla di locali che ti guarda sorridendo non ha prezzo.

Ve ne lascio qualche secondo...

A domani!


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Giornate molto impegnative, vedo!

Si forse un po' impegnative dal punto di vista fisico, ma fosse per me viaggerei tutto l'anno 😄

si, anche io!

Sicuramente state faticando tanto, ma tra una fatica e l'altra vi state gustando un mondo di cose golose! Ma altrimenti che vacanza è! :-)))

Hai proprio ragione, poi diciamo che sul cibo da strada i prezzi sono ottimi un po' dappertutto e spesso ci lasciamo tentare dal provare le varie specialità locali 😀

Sono riuscita a leggere il primo e questo episodio (la mancanza di tempo libero s'è fatta sentire ulteriormente: mio marito ha avuto un piccolo infortunio e subito dopo influenza per entrambi, che lui ha quasi smaltito, ma io no, che l'ho presa a distanza di una settimana da lui). Che figata il volo a 12,99 euro, mai visto un affare simile! Altro che i voli che vanno in America latina, dove non si spende meno di 1000 euro per il biglietto di base, quello che non si può nemmeno cambiare.

Mi dispiace amica mia, spero possiate riprendervi presto. Questi voli si trovano spesso con le compagnie low cost, a patto di volare verso mete non troppo ricercate in Europa (di solito Europa dell'est, che è la mia preferita) e non in periodi di alta stagione

Le compagnie low cost, fin dove ne so, non sono use ai voli intercontinentali (dati i forti limiti sui bagagli, i viaggi a lunghissima percorrenza risulterebbero poco proponibili o almeno questo suppongo essere il motivo). Noi ci stiamo ripigliando, grazie per il pensiero.

So che da qualche anno la Norwegian Airways propone voli intercontinentali (da Milano per NY LA o San Francisco) ad un prezzo intorno ai 300 euro. Anche lì ovviamente non nei periodi di alta stagione e mettendo in conto di pagare extra tutto ciò che non è il semplice trasporto, dai bagagli in stiva al cibo. Sono contento che stiate meglio 👍

L'America latina (e pure i paesi asiatici, mi pare) li vedo i più penalizzati. Mai visto voli veramente economici di nessuna compagnia. E penalizzati sono pure i celiaci, soprattutto coloro affetti da comorbilità, perchè costretti a portarsi il cibo da casa senza alcuna franchigia (e sempre che qualche dogana troppo zelante non glielo faccia buttar via: purtroppo è proibito portarsi dietro cibo e bevande per certe destinazioni come Australia e USA e purtroppo mi è capitato di leggere di celiaci costretti a disfarsi dei loro alimenti, sicuramente per poi patire la fame durante un volo intercontinantale di magari oltre 24h). Probabilmente l'agenzia viaggi di turno non sapeva che ci voleva tanto di certificato medico che attesti la celiachia più comorbilità (sempre che non vi sia, pure a fronte di tanto, qualche funzionaio doganale troppo zelante, ma in questo caso vi sono gli estremi per una bella denuncia-). Ma pure così, sono costretti a pagare per il bagaglio aggiuntivo contenente i prodotti senza glutine e senza altri ingredienti dannosi (è spaventoso, ma ho letto di celiaci che sono allergici pure al mais, al riso, alla soia, alla frutta con guscio, alla noce moscata, al lupino e magari pure al lattosio a all'uovo).

Come puoi vedere, sto leggendo uno dopo l'altro ogni tuo post, mi sembra di viaggiare. Continua a conoscere e a mostrarci quei luoghi interessanti.

I diari di viaggio mi hanno sempre affascinato, così come programmi tv o YouTuber viaggiatori. Ci provo anche io nel mio piccolo e mi fa piacere sapere di trovare interesse in ciò che ho scritto 😀👍

Ti stai godendo la tua passeggiata è quello che leggo, la guardia fa solo il suo lavoro e tu fai e dici bene, un sorriso, che funziona sempre, continuerò a leggere le tue avventure nei seguenti post

É vero, passano tutto il giorno a fare su e giù, non li invidio, ci vuole un po' di comprensione anche verso di loro 😉

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