Ma che colpa abbiamo noi? [#steemexclusive]
Photo by AlLes , free to use (Pixabay)
Read this post in your language with Google Translate!
Carlo Verdone potrebbe sposarsi con gli argomenti trattati all'interno di questo post un po' come i proverbiali cavoli a merenda: pur essendo appassionato di calcio, è un grande tifoso della Roma e non lo immagino ieri sera, durante la partita tra Villareal e Juventus, valevole per gli ottavi di finale della Champions League, esattamente intento a mordersi le unghie o a sobbalzare sulla sedia per i destini della squadra bianconera.
Eppure, anche l'ideatore dei celebri personaggi di Bianco, Rosso e Verdone, riesce in qualche modo, con la sua genialità espressa nelle decine di film da lui interpretati e diretti, ad essere citato all'interno di argomenti all'apparenza distanti. Ma che colpa abbiamo noi non è solo il titolo di una pellicola del 2002, nella quale il buon Carlo, oltre a curare la regia, interpreta il ruolo di Gegé, giovane industriale succube del padre, ma anche l'espressione che probabilmente molti tifosi bianconeri avranno pronunciato ieri sera, al termine della gara che ha visto protagonisti i propri beniamini.
E su questa domanda, così diretta e disarmante, che voglio mettere le basi della mia riflessione. Ma che colpa abbiamo noi (inteso come tifosi bianconeri) per essere condannati a vedere la nostra squadra del cuore essere presa a pallate da qualunque avversario? Che si chiami Inter, Atalanta, Torino FC, Monza o Villareal, la musica non cambia: novanta minuti di sofferenza, con la speranza di spuntarla in qualche maniera, magari per un capriccio della sorte.
Ma come, si dirà: e quella svolta con la quale i tifosi bianconeri si riempivano la bocca dopo l'ultima campagna acquisti? Quell'entusiasmo che aveva portato la Juve a schierare per qualche partita un tridente d'attacco, oltre ad interpretare le gare finalmente con uno spirito propositivo? Tutto finito, cancellato, morto e sepolto, probabilmente per sempre. Non si può chiedere a chi nasce gatto di diventare tigre, così come non si può trasformare la sabbia in oro o far diventare coraggioso chi non lo è mai stato.
Lungi da me sminuire l'importanza di un centravanti d'area mortifero come Dusan Vlahovic, o di quel polipo di centrocampo rapido ed essenziale come Denis Zakaria (al quale viene ancora spesso e volentieri preferito inspiegabilmente Rabiot), ma è inutile aggiungere cavalli ad un motore, quando a guidare la macchina rimane il solito, spaurito, pensionato malfermo della domenica.
E così la guida tecnica della Signora, invece di fondare le basi della propria rinascita sulle sensazioni scaturite dalla prestazione contro il Verona, sul secondo tempo della gara di Coppa Italia con il Sassuolo, o sulla sfida giocata a viso aperto contro l'Atalanta, è tornata agli antichi vizi, preferendo rifugiarsi in quel caldo nido difensivo che tanto ne conforta e riscalda la testa priva di piume.
Pensare che la penosa prestazione vista contro il Torino FC (discreta squadra, ma non di certo del valore del Manchester City o del Paris Saint Germain) potesse far ravvedere Don Abbondio Allegri e forzarlo a proseguire sulla linea del coraggio, si è rivelata pura utopia. In Spagna è andata in campo la peggior versione della Juventus, il cui goal iniziale altro non ha fatto che accentuarne la timidezza e mandare in cantina i propositi bellicosi di cui sempre dovrebbe disporre una grande squadra.
Mi spiace dovermi scostare dall'equilibrio che credo contraddistingua sempre i miei post, ma se, come dicevano i latini, la locuzione nomen omen dispone di un fondamento di verità, siamo arrivati ad un punto in cui mi è d'obbligo esprimermi con sincerità: credo che per Allegri non si possa più nemmeno parlare solo di atteggiamento, senza tenere conto di una buona dose di stupidità.
Non è possibile per un addetto ai lavori dal cervello dotato di QI nella norma, non comprendere che schierare la squadra con uno sconclusionato 5-4-1, con Morata spesso e volentieri costretto a fare il mediano, esponga per novanta minuti alle pallate avversarie e al più che probabile score negativo. E' normale non rendersi conto di come, dichiarando il proprio terrore all'avversario, lo si rincuori infondendogli un'autostima che magari non avrebbe mai avuto? E' un po' come se un pugile, in grado di mandare al tappeto il proprio avversario nel primo round, invece che insistere cominci a farsi tremare le gambe e a correre in tondo per conservare il vantaggio ed evitare i pugni del rivale.
Questo non significa che si debba sempre e comunque buttarsi scriteriatamente in avanti, specialmente contro determinati avversari. Il gioco all'italiana, banalmente riassunto in "catenaccio e contropiede", ha fatto la fortuna di alcune squadre tricolori in un determinato momento storico e può ancora risultare l'unica arma a disposizione al momento contro realtà decisamente superiori in caratura tecnica, ma quando il tuo "nemico" si chiama Villareal, e non Real Madrid, rappresenta una forma di masochismo molto vicina alla purezza.
Torniamo indietro di qualche giorno, alla partita con l'Atalanta: come sarebbe finito lo scontro diretto per il quarto posto, se la Juve non l'avesse affrontato con l'atteggiamento propositivo e battagliero che ha dimostrato? Molto probabilmente con una vittoria dei padroni di casa, ma la buona prestazione, invece che rafforzare le convinzioni di Allegri le ha riportate indietro di due mesi, dove il risultato di ogni match, contro qualunque avversario, dal Milan alla Salernitana, diventava impronosticabile come un'estrazione del Superenalotto.
Se davvero Andrea Agnelli si confermerà così scriteriato da voler affidare la rifondazione ad Allegri, buttando all'aria inevitabilmente altri anni, ci permetta almeno di cambiargli il soprannome, da acciughina in sardina, il pesce che, secondo una nota freddura, è talmente stupido da chiudersi in casa e lasciar fuori la chiave.
This post has been upvoted by @italygame witness curation trail
If you like our work and want to support us, please consider to approve our witness
Come and visit Italy Community
Ieri ho fatto una scommessa sul calcio femminile, le squadre erano TURKS AND CAICOS ISLANDS vs NICARAGUA, la mia scommessa era 10 goal, il risultato finale della partita è stato, 19 a 0, vittoria NICARAGUA, ho vinto la scommessa, ma mi sono sentito triste quando Ho visto la pioggia di gol segnati contro la squadra avversaria
Questo aspetto che hai sottolineato è sa sempre oggetto di discussione: cosa deve fare una squadra quando è di molto superiore ad un'altra? Fermarsi dopo una certa soglia o continuare a giocare come se nulla fosse? Molti sostengono che la prima soluzione non rispetterebbe l'avversario, a differenza della seconda, ma io non sono molto d'accordo. Sono d'accordo con te: secondo me, quando hai già raggiunto un risultato largo, infierire contro l'avversario non è necessario.