La Corte Europea sui Diritti dell'Uomo pronta a ribaltare Calciopoli - European Court of Human Rights ready to overturn Calciopoli [ITA-ENG]

in Italy2 years ago

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SCENARI CLAMOROSI ALL'ORIZZONTE?

Vi ricordate dell'avvocato belga Jean-Louis Dupont? Si dice che, a dispetto dell'aria distinta da bravo papà della porta accanto, quello che accompagna a scuola i propri figlioletti sobbarcandosi il peso dello zaino sulle spalle, nei tribunali europei il solo sentirlo nominare metta i brividi a tutti i colleghi chiamati anche solo indirettamente a confrontarsi con lui.

Le sue conoscenze di leggi, commi e cavilli in materia di diritto europeo pare non trovino eguali in nessun altro togato, e quando l'oggetto del contendere si sposta sul campo sportivo le possibilità di lasciarci le penne in un confronto diretto si moltiplicano, se possibile, ancora di più. Insomma, piuttosto che ritrovarselo contro in una causa, è molto meglio richiedere le ferie arretrate e trascorrere un sereno periodo di riposo con la propria famiglia in uno chalet di montagna.

All'estro di Dupont risalgono infatti alcune cause vittoriose capaci di cambiare drasticamente il volto del calcio, come l'arcinota sentenza Bosman, che ha abolito il precedente vincolo numerico imposto dall'UEFA sull'utilizzo dei giocatori comunitari nei campionati europei, o il cosiddetto "caso Charleroi", con il quale si è pattuito un indennizzo nei confronti delle squadre che "prestano" i calciatori alle nazionali per le varie competizioni.

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Antonio Giraudo (a destra) festeggia la vittoria della Champions League della Juventus, nel 1996. Public domain image

L'avvocato belga è diventato negli anni punto di riferimento della maggior parte dei top club europei, che a lui si rivolgono anche solo per semplici consulenze in materia di diritto sportivo, e la stessa causa sulla Super League, discussa negli scorsi mesi davanti all'Alta Corte Europea, ha visto proprio Dupont come difensore delle ragioni del Gruppo A22 Management, responsabile del progetto.

Nonostante le sue battaglie richiamino solitamente un grande clamore mediatico, ne esiste una passata pressoché inosservata di fronte ai media nostrani, quella relativa al ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per conto di Antonio Giraudo, ex Amministratore Delegato della Juventus dal 1994 al 2006, contro le condanne subite per la vicenda di Calciopoli.

Radiato dalla giustizia sportiva e sollevato dalla condanna per frode in Cassazione, a causa del sopraggiungere dei termini di prescrizione, Giraudo non si è accontentato, come tutti gli altri protagonisti della più assurda vicenda che il calcio italiano ricordi, di lasciare al tempo il compito di cancellare il ricordo delle angherie subite, ma ha proceduto, di ricorso in ricorso, di tribunale in tribunale, a portare avanti le ragioni della propria innocenza, consapevole del fatto che prima o poi il famoso "giudice a Berlino" profetizzato da Bertold Brecht avrebbe incrociato il suo cammino.

E sebbene il luogo designato a discutere della causa non sia la capitale tedesca, ma la città di Strasburgo, in Francia, il magistrato pronto ad ascoltarne le rimostranze, Giraudo sembra averlo trovato, dato che, ma questa è notizia risalente ormai al settembre del 2021, il ricorso presentato per suo conto da Dupont e dall'avvocato torinese Amedeo Rosboch è stato accolto dalla quasi impenetrabile istituzione comunitaria.

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Foto da Quirinale.it, Attribution, attraverso Wikimedia Commons

Potrebbe infatti sembrare fin qui questione di poco conto, l'ennesimo tentativo di riaprire una vicenda ormai chiusa da anni, ma nelle statistiche della Corte Europea sui Diritti dell'Uomo risiede in realtà l'importanza della vicenda: meno del dieci percento dei ricorsi presentati viene effettivamente accolto e ha la possibilità di trasformarsi in un dibattimento vero e proprio.

Tradotto in parole povere, da Strasburgo devono aver compreso che quanto accaduto a Giraudo e alla Juventus nel 2006 ha dei lati piuttosto nebulosi (per usare un eufemismo) e vogliono vederci chiaro. Un processo celebrato in fretta e furia in poche settimane, con un tempo concesso alla difesa di soli sette giorni per leggere incartamenti di migliaia di pagine, puzza di violazione del diritto alla difesa e ad un giusto processo lontano un miglio ed il compito per chi dovrà spiegare i motivi di quanto accaduto non saranno di certo facili.

I tempi non si preannunciano brevi, dato che da un anno e mezzo la palla dimora tra i piedi dei funzionari dello Stato italiano, chiamati a raccogliere la documentazione in suffragio del corretto operato da parte dell'allora giustizia sportiva, ma le novità che potrebbero scaturire da un eventuale pronunciamento della Corte in favore del ricorrente aprirebbero scenari assai interessanti.

Si va dalla completa revisione del processo sportivo, che potrebbe restituire gli scudetti alla Juventus o obbligare ad un nuovo procedimento (e questa volta le intercettazioni venute a galla sulle società "immacolate" non beneficerebbero della prescrizione), fino ad una più che probabile causa di risarcimento danni, intentata dai bianconeri alla FIGC, per una cifra che potrebbe arrivare a sfiorare, a spanne, i cinquecento milioni di euro.

Altro che plusvalenze o manovre stipendi, Gravina e soci si troverebbero verosimilmente a dichiarare bancarotta e costretti a portare i libri in tribunale. Uno scenario apocalittico che getterebbe nell'ignoto l'intero movimento del pallone italiano, ma del resto a scherzare col fuoco, si sa, prima o poi si finisce per bruciarsi.

Statemi bene, alla prossima!

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SENSATIONAL SCENARIOS ON THE HORIZON?

Do you remember the Belgian lawyer Jean-Louis Dupont? It is said that, in spite of the distinguished air of the good dad next door, the one who takes his children to school with the weight of his rucksack on his shoulders, in the European courts the mere mention of his name sends shivers down the spines of all colleagues who are even indirectly called upon to deal with him.

His knowledge of the laws, paragraphs and quibbles of European law seems to be unmatched by any other law clerk, and when the subject of the dispute shifts to the field of sport, the chances of getting killed in a direct confrontation multiply, if possible, even more. In short, rather than find oneself up against it in a lawsuit, it is far better to ask for back leave and spend a serene period of rest with one's family in a mountain chalet.

To the inspiration of Dupont in fact date back some victorious cases capable of drastically changing the face of football, such as the well-known Bosman ruling, which abolished the previous numerical constraint imposed by the UEFA on the use of EU players in European championships, or the so-called Charleroi case, in which compensation was agreed upon for teams 'lending' players to national teams for various competitions.

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Antonio Giraudo (right) celebrating Juventus' Champions League victory in 1996. Public domain image

Over the years, the Belgian lawyer has become a point of reference for most of Europe's top clubs, who turn to him even if only for simple sports law advice, and the Super League case itself, which has been argued in recent months before the European High Court, has seen Dupont defending the arguments of the A22 Management Group, which is responsible for the project.

Although its battles usually attract a great deal of media clamour, there is one that has gone almost unnoticed by the Italian media, that relating to the appeal filed with the European Court of Human Rights on behalf of Antonio Giraudo, former CEO of Juventus from 1994 to 2006, against the convictions he suffered for the Calciopoli affair.

Disbarred by the sporting justice system and relieved of his conviction for fraud at the Court of Cassation, due to the lapse of the statute of limitations, Giraudo was not content, like all the other protagonists of the most absurd affair that Italian football can remember, to leave to time the task of erasing the memory of the harassment suffered, but proceeded, from appeal to appeal, from court to court, to advance the reasons for his innocence, aware that sooner or later the famous 'judge in Berlin' prophesied by Bertold Brecht would cross his path.

And although the place designated to hear the case is not the German capital, but the city of Strasbourg, in France, the magistrate ready to hear his grievances, Giraudo seems to have found him, since, but this is news now dating back to September 2021, the appeal presented on his behalf by Dupont and the Turin lawyer Amedeo Rosboch was accepted by the almost impenetrable EU institution.

In fact, it might seem to be a trivial matter so far, the umpteenth attempt to reopen an affair that has been closed for years, but in the statistics of the European Court of Human Rights lies the importance of the affair: less than ten per cent of the appeals filed are actually upheld and have the possibility of turning into a real trial.

To put it simply, they must have realised from Strasbourg that what happened to Giraudo and Juventus in 2006 has a rather nebulous side (to put it mildly) and they want to see it through. A trial rushed through in a few weeks, with only seven days given to the defence to read files of thousands of pages, reeks of a violation of the right to defence and to a fair trial from a mile away and the task for those who will have to explain the reasons for what happened will certainly not be easy.

The times are not going to be short, given that for a year and a half the ball has been at the feet of the Italian state officials, called upon to collect the documentation in support of the correct action on the part of the then sports justice, but the novelties that could arise from an eventual pronouncement of the Court in favour of the plaintiff would open up very interesting scenarios.

They range from the complete revision of the sporting trial, which could return the championships to Juventus or force a new procedure (and this time the interceptions that have come to light on the 'immaculate' companies would not benefit from the statute of limitations), to a more than likely lawsuit for damages, brought by the Bianconeri against the FIGC, for a sum that could reach, roughly, five hundred million euros.

Other than capital gains or salary manoeuvres, Gravina and partners would likely find themselves declaring bankruptcy and forced to take their books to court. An apocalyptic scenario that would plunge the entire Italian football movement into the unknown, but after all, if you play with fire, sooner or later you burn yourself.

Stay safe, see you next time!

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