I bei tempi sono finiti - Good times are over [Multilanguage]

in Italy4 months ago (edited)

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Al centro, dietro al tennista Matteo Berrettini, l'attaccante del Sassuolo, Domenico Berardi. Palazzo Chigi, CC BY 3.0, da Wikimedia Commons

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CHI TROPPO VUOLE...

Avevo già scritto qualcosa di simile tempo addietro, pertanto mi scuso per la ripetizione, ma se fossi nei panni di Cristiano Giuntoli o di chi ha la facoltà di apporre l'ultima parola sul mercato della Juventus, adotterei una linea guida piuttosto chiara: chiudere i rubinetti nei confronti delle altre società italiane.

La Signora nell'ultimo decennio ha reinvestito nel mercato interno quasi un miliardo di euro, aiutando a risollevare le casse disastrate di molte società. Centoquaranta milioni, ad esempio, sono finiti a Firenze per la coppia Vlahovic-Chiesa (più un'altra quarantina poco prima per Bernardeschi), novanta al "buon" De Laurentiis nell'affare Higuain, e oltre settanta al Torino FC per far compiere ad Angelo Ogbonna prima e a Gleison Bremer poi il passaggio dalla sponda sconosciuta a quella giusta del Po.

La lista potrebbe essere lunga e comprendere i nomi di altri protagonisti del nostro campionato, come Pjanic e Vucinic, prelevati dalla Roma, Asamoah, Pereyra e Isla, "magico" trio proveniente da Udine, Dybala, pagato a peso d'oro a Zamparini quando militava nel Palermo, e più recentemente Manuel Locatelli, strappato al Sassuolo.

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Miralem Pjanic, Greger Ravik, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Nonostante il club bianconero abbia rivestito un ruolo chiave nel sostenere il calcio italiano, non appena si è presentata l'opportunità di colpirlo, con la storia dei presunti "sistemi" creati con le plusvalenze, la procura sportiva (che ora "stranamente" dorme per situazioni analoghe riferite ad altri club) non ci ha pensato un attimo, infliggendo alla società danni economici per almeno cento milioni.

Detto questo, per fortuna dei milioni di tifosi della Signora sparsi per il globo, ad occuparsi delle cose di mercato ci pensano i professionisti, mentre a chi vi scrive è riservato il compito decisamente meno impegnativo di compilare quotidianamente questo blog. Tuttavia, a differenza del periodo di gestione di quell'allegrone di Paratici, alla questione sembra essere riservata oggi molta più attenzione.

L'affare Di Gregorio, in chiusura per una ventina di milioni con il Monza, rappresenta chiaramente la nuova linea societaria, dettata anche dalla ricerca della sostenibilità finanziaria e dell'azzeramento del debito: spendere, soprattutto sul mercato interno, può anche andar bene, ma a costi accettabili e senza cedere alle folli richieste altrui.

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Michele Di Gregorio, Nehme1499, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Anche perché, come spesso capita, a tirare troppo la corda si finisce inevitabilmente per spezzarla. Ne sanno qualcosa al Sassuolo, che nella persona dell'Amministratore Delegato, Giovanni Carnevali, si può chiaramente ritenere responsabile del mancato trasferimento di Domenico Berardi alla Juventus nello scorso mercato. E chissà, magari, in senso lato, anche del grave infortunio capitato al ragazzo.

Se invece di impuntarsi nella richiesta di 35 milioni cash per un giocatore vicino ai 30 anni, il Sassuolo avesse ammorbidito le proprie posizioni, accettando contropartite o abbassando le pretese, tutte le parti in causa sarebbero state oggi di certo più contente. Con quella mossa invece, ai neroverdi, club da poco retrocesso in Serie B, è rimasto "sul groppone" un giocatore con uno stipendio altissimo, da oltre tre milioni annui, e un cartellino per forza di cose deprezzato dopo un anno di inattività e un infortunio al tendine d'achille dal quale è sempre complicato riprendersi.

Difficile oggi chiedere più di dieci milioni per Berardi, con la speranza di accordarsi magari intorno ai sette o agli otto. Discorso simile sembra stia riguardando oggi anche l'Atalanta, che ha visto la propria punta di diamante, l'olandese Teun Koopmeiners, infortunarsi nel riscaldamento della partita amichevole tra le nazionali di Olanda e Islanda.

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Teun Koopmeiners, Ardfern, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Nulla di paragonabile a quanto accaduto a Berardi, ma l'uomo con cui a Bergamo si pensava di finanziare l'intero mercato, puntando ad una cessione vicina agli ottanta milioni, ha già dovuto sopportare una rivisitazione al ribasso della propria quotazione (oggi siamo a circa sessanta) in seguito al problema muscolare che lo terrà lontano dai campi almeno dalle cinque alle sei settimane.

A Bologna, fortunatamente per uno dei protagonisti dello scorso campionato, nonché membro della pattuglia azzurra ad Euro 2024, non si parla di infortuni, ma la richiesta avanzata alle pretendenti di Riccardo Calafiori, circa 50 milioni, è sembrata davvero fuori luogo.

Non vi è dubbio che, a quelle cifre, dalle parti di Torino non si cominci nemmeno a parlare, un po' per necessità (in cassa non c'è tutta questa disponibilità per un singolo calciatore), un po' perché il tempo in cui si accontentava tutti sono decisamente tramontati. Alcuni sanno leggere gli avvertimenti inviati dal fato, altri decisamente meno. Speriamo solo non abbiano a pentirsene anche loro.

Statemi bene, alla prossima!

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