Come profetizzato da Molière, i malati immaginari guariscono sempre al momento giusto

Ormai ci siamo. Mancano poche ore al calcio di inizio della gara inaugurale dei mondiali più discussi della storia, che vedrà affrontarsi i padroni di casa del Qatar e l'Ecuador. In attesa di lasciare finalmente la parola al campo e di scoprire se, questa è la speranza di tutti, le critiche ricevute dalla FIFA per la scelta di organizzare la competizione calcistica più importante del mondo proprio nel Paese arabo, si riveleranno eccessive, tutte le nazionali protagoniste stanno ultimando la propria preparazione in vista dell'evento.

In questi giorni diverse formazioni hanno scelto di avvicinarsi all'esordio mondiale effettuando una sorta di mini ritiro presso centri sportivi all'avanguardia (il Brasile, ad esempio, si è allenato a Torino, utilizzando le strutture della Juventus), altre di farlo testando la propria forma all'interno di partite amichevoli con alcuni selezionati sparring partners.

E così, nella settimana di vuoto tra la fine dei campionati e l'inizio della coppa del mondo, gli appassionati italiani hanno a disposizione due scelte: accontentarsi delle due partite amichevoli assegnate alle nostra nazionale, la prima vinta in casa dell'Albania per 3-1, la seconda da disputare domani sera a Vienna, contro l'Austria, oppure appassionarsi alle sorti dei calciatori stranieri che militano nel nostro campionato e delle rispettive nazionali.

E se, come il sottoscritto, avete scelto di farvi male con i due goal segnati da Vincenzo Grifo, con tanto di doppio bacio allo stemma della nazionale azzurra, che vi hanno irrimediabilmente riaperto le ferite di una mancata qualificazione all'interno di un girone oltremodo abbordabile, avete perso l'occasione di rivivere, in chiave calcistica, una delle più belle commedie teatrali di tutti i tempi.

Permettetemi a tal proposito una piccola digressione. Il 10 febbraio 1673, presso il Palais Royal di Parigi, andava in scena la prima assoluta della commedia, scritta e interpretata da Molière, Le Malade imaginaire (Il malato immaginario). L'autore interpretava il ruolo del protagonista Argante, vecchio ipocondriaco curato in maniera sempre più bizzarra dai medici piuttosto inetti che lo circondavano.

La stato di malessere di Argante non era tuttavia legato a mali tangibili, ma frutto delle paure croniche nutrite nei confronti della malattia e della morte. La sua famiglia, pur di assecondarne i capricci, organizzerà sul finale una finta cerimonia, nella quale l'anziano potrà finalmente indossare in prima persona un camice bianco, essere proclamato a tutti gli effetti medico e avere l'opportunità di curarsi da solo.

Purtroppo Molière, davvero ammalato, morì il 17 febbraio dello stesso anno, poche ore dopo aver rappresentato per l'ultima volta il personaggio principale della sua commedia, ma nel corso dei secoli diversi altri protagonisti hanno portato in giro il suo capolavoro. Ogni Argante che si rispetti, in questi due secoli e mezzo di vita della commedia, una volta calato il sipario ha potuto dismettere i panni del malato e presentarsi fresco e pimpante per ricevere l'applauso del pubblico.

Volete che gli attori, nel senso letterale del termine (coloro che prendono parte ad una vicenda), dello sport con la palla più famoso del mondo, si tirino indietro di fronte alla sfida lanciata dal mondo del teatro? Chi meglio del trio della Juventus, composto da Ángel Di Maria, Leandro Paredes e Dusan Vlahovic potrebbe essere più indicato per rivestire il ruolo di un moderno Argante?

A soli quattro giorni dal calo del sipario sull'ultima partita di campionato, i due argentini e l'attaccante serbo hanno potuto riporre nell'armadio il costume di scena, e riscoprirsi improvvisamente in grande forma per l'appuntamento iridato. Dimenticate i problemi muscolari, la pubalgia e l'impiego con il contagocce: novanta minuti, due goal e un assist per Di Maria, un goal per Vlahovic e 75 minuti da titolare per Paredes.

Del resto, quella del malato immaginario altro non è che una parte, da interpretare con tutta la passione possibile. Chi sarebbe così pazzo da ammalarsi davvero per rendere più realistica un'interpretazione? Se poi ci sono i mondiali alle porte, che si vada pure in scena, ma vederli tutti e tre "recitare" in un'altra compagnia a gennaio, non sarebbe tutto sommato un grande dispiacere.

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