DETENUTO N°8496

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(ITA)

Giorno due.

Mio astro, se non fosse per la tua luce che risplende ancora dentro la mia mente l’oscurità di questo posto m’inghiottirebbe. Mi spiace avere una scrittura un po’ incerta e traballante quest’oggi, ma ho dovuto sostituire il pennino con un bastoncino di plastica e un po’ d’inchiostro perché il mio compagno di cella ha ben pensato di usarlo come un pugnale su un altro detenuto e l’hanno rinchiuso in isolamento, quindi stasera sarò solo nella mia cuccia a pensarti. Per fortuna questo posto brulica di persone che per affrontare la solitudine scrivono, perciò trovare inchiostro e carta non è stata un’impresa.
Oggi il mio compagno di cella mi ha fatto fare un tour nel nostro blocco per farmi ambientare: mi ha mostrato il punto di scambio dei detenuti, dove si smerciano favori, sigarette e molto altro, mi ha fatto vedere la lavanderia e i lunghi corridoi che collegano ogni posto; un po’ vuoto come ambiente, non credi?! Dopo una mattinata a visitare la prigione, siamo andati in mensa per il rancio, gergo marinaresco che significa cibo. È a quel punto che, mentre stavamo seduti al tavolo quasi immergendo le nostre teste nel piatto per evitare che qualcuno potesse avere l’opportunità di rubare qualcosa (così mi ha detto Ruben… A proposito, Ruben è il nome del mio compagno di cella), vedo Ruben alzarsi con in mano il mio pennino; me l’aveva rubato di tasca e ora si dirigeva con fare minaccioso verso un altro detenuto impugnando il pennino con gran forza, e con finale sorprendente ha accoltellato quella povera anima al collo. Stanno entrambi bene, il tizio avrà difficoltà a ruotare il collo e Ruben è stato randellato perché le guardie vogliono far rispettare l’ordine qui dentro. Oggi ancora niente ora d’aria per i nuovi arrivati, una cosa che un po’ mi tranquillizza tutto sommato. Devo concludere la mia lettera perché il corriere sta arrivando, e non accetta ritardi sulla sua tabella di marcia. Conto i giorni che ci separano mio amato.
Con tutta la mia passione, DG.

(ENG)

Day two.

My aster, if it were not for your light that still shines inside my mind, the darkness of this place would swallow me up. I'm sorry to have some uncertain and shaky writing today, but I had to replace the nib with a plastic stick and some ink because my cellmate thought well of using it as a dagger on another detained and they locked him up in solitary confinement, so tonight I'll be alone in my kennel thinking about you. Fortunately, this place is teeming with people who write to deal with loneliness, so finding ink and paper was not a challenge.
Today my cellmate took me on a tour in our block to get me acclimatized: he showed me the prisoner exchange point, where favors, cigarettes and much more are sold, he showed me the laundry and the long corridors that connect every place; a little empty as an environment, don't you think?! After a morning visiting the prison, we went to the canteen for the ration, seafaring jargon which means food. It is at that point, while we were sitting at the table almost dipping our heads on the plate to prevent someone from having the opportunity to steal something (so Ruben told me ... By the way, Ruben is my cellmate's name) , I see Ruben getting up with my nib in his hand; he had stolen it from my pocket and was now making a threatening move towards another prisoner holding the nib with great force, and with a surprising ending he stabbed that poor soul around his neck. They are both fine, the guy will have a hard time rolling his neck and Ruben has been bludgeoned because the guards want to enforce the order in here. Today still no air for newcomers, something that reassures me a little after all. I have to conclude my letter because the courier is arriving, and does not accept delays on his timetable. I count the days that separate us my beloved.
With all my passion, DG.