DETENUTO N°8496

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(ITA)
Giorno tredici.
Mia musa, la tua immagine è la fonte d’ispirazione per le mie lettere, che scrivo per non dimenticarmi di te. Il tuo ricordo rimane indelebile finché posso macchiare d’inchiostro un pezzo di carta raccontandoti le mie vicende, le mie sensazioni, i miei pensieri che, come puoi desumere dalle altre epistole che hai ricevuto, si rivolgono solo e unicamente a te, quasi sembra ti stia dedicando un manoscritto, un minimo gesto che sicuramente meriti per essermi stato accanto per tutta la mia vita. Eri lì la prima volta che ci siamo conosciuti, una frase un po’ ridondante forse ma tu eri lì in piedi, di fronte a me, e per la prima volta ho provato quel brivido lungo la schiena e ho iniziato a sudare anche se quel giorno faceva freddo; eri lì quando, con fierezza e terrore ho rivelato il mio amore per un altro uomo ai miei genitori; eri lì nei momenti più significativi della mia vita, e ci sei ancora.
Oggi dopo la consueta ora d’aria sono stato travolto da un bagliore, una luce che ha avvolto i miei pensieri; forse un po’ biblica come metafora, ma stare in questo posto mi ha fatto cercare un sostegno anche in qualcosa di superiore, di immenso e magnifico. Sono stato nella casa del Signore, la cappella del carcere, a seguire la cerimonia della Santa Domenica; sono entrato dalla piccola porta in ferro all’interno di una stanza diversa dal resto della prigione, molto simile ad una vera e propria chiesa. Panche in legno su cui sedevano i detenuti più fedeli che, devo dirtelo, sono più numerosi di quanto immaginassi; sfogliavano vecchie versioni della Bibbia, con le copertine lacere e i bordi frastagliati, probabilmente mai sostituite da quando è stata costruita quest’area. Sono entrato in ritardo, appena prima che il sacerdote iniziasse l’omelia, mi sono seduto in ultima fila e sono stato lì ad ascoltare le sue parole; non ricordo esattamente a quale passo della Sacra Scrittura facesse riferimento né la sua interpretazione, ma ho iniziato a pensare che mancasse qualcosa tra di noi, mio Jeff, ho capito che ti voglio vicino in un altro momento della mia vita, così vicino da essere addirittura al mio fianco. Proprio prima che scoppiasse una furente rissa all’interno della Casa del Signore, ho realizzato che io desidero stare con te per l’eternità. È poco romantico mio amato, ma con questa lettera ti sto chiedendo, in ginocchio di fronte a te, anche se non puoi vedermi, e di fronte al Signore, di concedermi l’onore di diventare tuo marito, di essere tuo sempre e per sempre, non solo con le mie buone parole ma con i fatti. Il nostro amore brucerà in eterno non perché siamo due sodomiti che vogliono unirsi nel sacro vincolo del matrimonio, ma perché sento che il mio cuore non può e non vuole amare altri che te.
La rissa è stata sedata e io ne sono uscito incolume; nonostante il trambusto l’officiante continuò la messa, e quando gli animi si calmarono, ci raccolse nella sua preghiera e io pregai, pregai e pregai per poter tornare da te, per inginocchiarmi d’innanzi a te e per chiederti con una voce rotta e le lacrime agli occhi pronte a cadermi lungo le guance: “Mio caro Jeff, mio angelo, mio astro, mi faresti l’onore e il privilegio di essere tuo marito?”. Non so se possa essere altrettanto romantico chiedertelo con una lettera, ma sappi che lo faccio perché tu possa conservare il ricordo di ora, perché non so quanto cambierò da qui alla fine della mia pena, so solo che non smetterò mai di amarti e, anche se sarò restio, se mi sarò chiuso in me, voglio che tu sappia che io desidero ora e per sempre avere la tua mano, voglio che tu senta che ora e per sempre io ti amo.
Mio promesso, attendo con ansia le tue prossime lettere.
Io ti dono me stesso, DG.

(ENG)
Day thirteen.
My muse, your image is the source of inspiration for my letters, which I write in order not to forget you. Your memory remains indelible as long as I can stain a piece of paper with ink, telling you my stories, my feelings, my thoughts which, as you can deduce from the other epistles you have received, turn only and only to you, it almost seems to you I am dedicating a manuscript, a minimal gesture that surely deserves to have been by my side all my life. You were there the first time we met, a somewhat redundant phrase maybe but you were standing there, in front of me, and for the first time I felt that shiver down my spine and I started to sweat even if that day it was cold; you were there when, with pride and terror I revealed my love for another man you have my parents; you were there in the most significant moments of my life, and you are still there.
Today after the usual hour of air I was overwhelmed by a glow, a light that enveloped my thoughts; perhaps a little biblical as a metaphor, but being in this place made me seek support even in something superior, immense and magnificent. I was in the house of the Lord, the prison chapel, to follow the ceremony of Holy Sunday; I entered through the small iron door inside a room different from the rest of the prison, very similar to a real church. Wooden benches on which the most loyal prisoners sat which, I must tell you, are more numerous than I imagined; they leafed through old versions of the Bible, with tattered covers and jagged edges, probably never replaced since this area was built. I entered late, just before the priest began the homily, sat in the back row and was there to listen to his words; I do not remember exactly which passage of Sacred Scripture he referred to or his interpretation, but I started to think that something was missing between us, my Jeff, I understood that I want you close at another moment of my life, so close as to be even by my side. Just before a furious brawl broke out inside the House of the Lord, I realized that I wish to be with you for eternity. It is unromantic my beloved, but with this letter I am asking you, on your knees in front of you, even if you cannot see me, and in front of the Lord, to grant me the honor of becoming your husband, of being yours always and forever , not only with my good words but with deeds. Our love will burn forever not because we are two sodomites who want to unite in the sacred bond of marriage, but because I feel that my heart cannot and does not want to love anyone but you.
The fight was quelled and I came out unharmed; despite the hustle and bustle the officiant continued the mass, and when the hearts calmed down, he gathered us in his prayer and I prayed, prayed and prayed to be able to return to you, to kneel before you and to ask you with a broken voice and tears in my eyes ready to fall down my cheeks: "My dear Jeff, my angel, my star, would you do me the honor and privilege of being your husband?". I don't know if it can be just as romantic to ask you with a letter, but know that I do it so that you can keep the memory of now, because I don't know how much I will change from here to the end of my sentence, I only know that I will never stop loving you and, also if I am reluctant, if I am closed in myself, I want you to know that I want your hand now and forever, I want you to feel that I love you now and forever.
My promise, I look forward to your next letters.
I give you myself, DG.