Se Facebook censura, usciamo da Facebook

Viviamo in un sistema che ammette un unico pensiero e un’unica voce. Chiunque osi dissentire dalla propaganda di regime, perpetuata a gran voce da giornali e televisioni lautamente finanziate per divulgare rabbia e paura, viene deriso, attaccato o addirittura censurato.

Multinazionali private come Facebook, Twitter, Amazon o Youtube, decidono cosa si può dire e cosa no, cosa leggere e cosa no, cosa pensare e cosa no… e dettano legge. Nel nostro Paese.

Alla faccia della Costituzione e dei Diritti Fondamentali dell’uomo, in Italia il libero pensiero non è più contemplato. Il dubbio, la critica, la domanda, la voce divergente, l’informazione indipendente… tutto sta venendo a mancare, tra le ovazioni dei fautori del dogma scientista e gli applausi di una parte della popolazione, annichilita in buona fede.

Negli ultimi 2 giorni sono accaduti due fatti che dovrebbero farci suonare un campanello d’allarme.

Facebook ha bloccato le pagine di “Siamo” (Movimento nato per la Libertà di cura) e “Comilva” (Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione).
Sulla pagina Facebook di R2020 è stato censurato il video di una deputata in parlamento, il luogo che dovrebbe essere il tempio della parola, del pluralismo delle opinioni, della libertà di espressione. Il discorso non è piaciuto alle “principali organizzazioni sanitarie”. Chi sono? Che fanno? Da chi sono pagate? Poco importa… “Le informazioni sui vaccini contenute nel tuo post sono false”. Punto.

Nella neolingua orwelliana “fake news” o “negazionista” sono i termini utilizzati dal mainstream per bollare qualsiasi idea critica rispetto all’unica narrazione contemplata.

Così si oscurano opinioni diverse, studi indipendenti, voci di medici e ricercatori. Basta un click, come un tempo bastava un falò di libri (o di uomini e donne) per bruciare storia, scienza e idee scomode.

Sono segnali allarmanti che mettono definitivamente fine a qualsiasi tipo di pluralismo e confronto democratico. A prescindere dai contenuti e dal come la si pensi sui singoli temi, siamo a un bivio: da una parte si paventa una società del controllo, della sorveglianza e della punizione. Meno diritti, meno libertà, meno spazio… in cambio di una promessa vana di sicurezza e di un rassicurante senso di omologazione.

Dall’altra c’è una strada in salita, spesso ignota, di certo non facile. Una strada in cui scardinare abitudini e abbattere visioni calate dall’altro per seguire la propria anima e essere coerenti con sé stessi e con la propria morale.

Non possiamo risolvere i problemi utilizzando gli stessi strumenti che li hanno creati, si potrebbe dire parafrasando Einstein. Bene. Queste piattaforme, questi social, queste modalità di gestione dei pensieri e delle parole, sono anch’esse all’origine della crisi che stiamo vivendo. Sono multinazionali private, con consistenti interessi economici in gioco, padrone dei nostri dati, del nostro tempo e delle nostre menti, in grado di agire a livello globale, con un potere enorme e nessun limite alla loro azione.
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Liberarsene potrebbe sembrare arduo. Ma non è impossibile. Anzi. Esistono già oggi strumenti alternativi: per comunicare, per scriversi, per telefonarsi, per incontrarsi, per discutere.

Dalla sua nascita R2020 aveva analizzato alcune di queste alternative, dando indicazioni concrete su come procedere.

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