Pagare in bitcoin? Stripe ci rinuncia
La nota piattaforma di pagamento abbandona la criptomoneta perché non più usata dai suoi clienti, a causa dei costi delle commissioni e dei tempi di conferma. Ma Stripe non è la sola azienda ad avere dubbi
Addio bitcoin, o almeno arrivederci per un po’. Una delle società del settore pagamenti digitali che più aveva creduto sulla regina delle criptomonete fa un passo indietro e annuncia che da aprile ne terminerà il supporto. Stiamo parlando di Stripe, piattaforma per ricevere pagamenti online in varie modalità e valute (concorrente di PayPal), che ha tra i suoi clienti catene di negozi come Target, servizi privati di trasporto come Lyft, aziende di consegna prodotti a domicilio quali Deliveroo, e che ha stretto accordi con Twitter e Facebook.
“Bitcoin meno utile per i pagamenti” Dal 2014 Stripe aveva introdotto anche la possibilità di accettare transazioni in bitcoin. Ieri però ha pubblicato un post in cui annuncia di rinunciare alla criptomoneta. “Nell’ultimo anno o due, raggiunti i limiti di dimensione dei blocchi, Bitcoin è diventata più un asset che un mezzo di scambio”, si legge sul blog aziendale. Pur senza discutere le decisioni prese, prosegue il comunicato, resta il fatto che “Bitcoin sia diventata meno utile per i pagamenti. I tempi di conferma delle transazioni sono aumentati significativamente”; “le commissioni sono cresciute moltissimo”. “Per una normale transazione in Bitcoin, è comune trovarsi una commissione di decine di dollari”. Per tutti questi motivi, Stripe dice di aver visto una perdita di interesse verso l’uso della criptomoneta da parte dei propri clienti. “Ci sono sempre meno casi in cui ha senso accettare o pagare bitcoin”. Di qui, la decisione di abbandonare il supporto alla valuta digitale dal 23 aprile 2018. Quelli di Stripe addolciscono la pillola, specificando di rimanere ottimisti e interessati alle criptovalute in generale. Citano Ethereum, Bitcoin Cash, Litecoin e “altre varianti di Bitcoin”, che potrebbero diventare popolari mantenendo basse sia le commissioni sia i tempi di conferma. “La stessa Bitcoin potrebbe diventare di nuovo un valido mezzo di pagamento in futuro”. “Ci interessa quello che sta avvenendo con Lightning”, aggiungono, riferendosi a una tecnologia (Lightning Network) con cui molti sperano di risolvere gli attuali problemi di congestione del network bitcoin e che è ancora in fase di test. L’idea è - semplificata al massimo - di ridurre la quantità di messaggi/transazioni che devono essere processati dalla rete bitcoin, creando canali di pagamento separati. Ma il suo esito è ancora incerto. Altri ripensamenti Stripe non è l’unica azienda ad avere avuto ripensamenti su questo fronte. Lo scorso dicembre Steam, piattaforma di videogame online, ha rinunciato a bitcoin come mezzo di pagamento a causa della sua volatilità e delle commissioni alte - passate da 0,20 a 20 dollari, da quando l’avevano adottato ad allora spiegava il blog aziendale. A inizio gennaio anche Microsoft aveva sospeso i pagamenti in bitcoin per l’acquisto di giochi e app online sempre in ragione della volatilità della moneta. Tuttavia, dopo qualche giorno, ha comunicato di accettare di nuovo la valuta digitale, che aveva adottato nel 2014. Come se non bastasse, nello stesso periodo, una conferenza su bitcoin organizzata a Miami comunicava, negli ultimi giorni di vendita dei biglietti, di chiudere i pagamenti in bitcoin a causa delle difficoltà burocratiche nella gestione dei pagamenti. “Magari il prossimo anno ci sarà più unità nella comunità sulla questione di come scalare, e l’adozione globale diverrà una realtà”, si augurava il comunicato della North American Bitcoin Conference.