"La stampante", settima puntata
Il terzo pranzo del mese di marzo fu, inaspettatamente, col vecchio avvocato. Giulio Nasi, burbero e autoritario, era prossimo ai settantatrè ed esercitava la professione da quando ne aveva venticinque.
Praticamente era il decano degli avvocati della città.
L’ultima cosa che Clarissa avrebbe desiderato era di pranzare con lui, ma si trovò costretta sempre a causa del maxiprocesso, dato che Nasi jr era malato, Bruno Dondi a Milano per una causa e i praticanti si erano volatilizzati.
Così si trovarono loro due da soli, stavolta in un ristorante caratteristico maremmano, che serviva tortelli e pappardelle al cinghiale.
Nasi senior era piuttosto corpulento, alto e massiccio e con una faccia sempre schifata.
Clarissa non era affatto timida, solo riservata. Ma Giulio Nasi non sapeva distinguere queste sfumature.
“Tu, ragazza, devi essere meno timida, capito, se vuoi fare l’avvocato”
“Ma non lo sono, mi creda. Solo preferisco non parlare a sproposito e magari ascoltare chi ne sa più di me, come lei, per esempio”
“E fai bene! – tuonò lui soddisfatto – Già sei una donna e le donne capiscono il giusto. Se poi sei un’oca come le segretarie o una pseudo donna in carriera come le tue colleghe, siamo fritti”
Clarissa non rispose.
“Guarda, io non avrei mai pensato che si finiva con tutte quelle sgallettate col tailleur che hanno colonizzato il tribunale.
E quel cretino di mio figlio che tra tutte queste donnine non ne trova una da sposare. Alla sua età, a trentacinque anni, avevo già le mie prime due figlie, Lorena e Flora. Poi è nato lui quando le bambine già andavano alle elementari.
Ero così contento che fosse maschio e invece … è molto più smidollato delle sorelle”
“Che lavoro fanno le sue figlie, avvocato?”
“Lorena insegna storia dell’arte all’università e Flora è laureata in giurisprudenza, ma io non l’ho mai voluta nello studio. Così è entrata in polizia ed abita a Torino dove si è sposata con un collega e ha due figli. Anche Lorena ha una figlia, ma purtroppo è separata. Queste donne, troppo indipendenti e pretenziose. I matrimoni non reggono più”
“Beh, avvocato, magari è colpa anche degli uomini, non crede?”
“No, è che si è sovvertito l’ordine naturale delle cose. Mia moglie non ha mai lavorato, eppure è laureata in lingue. E’ stata a casa e si è occupata dei figli e questo dovrebbero fare le donne”
“Mia madre è medico – replicò Clarissa – eppure si è occupata moltissimo di noi. Ed è molto meno frustrata di una casalinag, di sicuro”
“Bah, vorrei vedere che ne pensa tuo padre”
“Ne è felice, collabora in casa e insieme gestiscono al meglio la famiglia”
“E quindi tu, anche se ti sposassi, vorresti lavorare, fare l’avvocato, insomma”
“Certo. Ma scusi, avvocato, questa sua mentalità retrograda è inaccettabile. Veramente non capisco come pensi e dica certe cose”
Clarissa era piuttosto alterata e Nasi la guardò un po’ sorpreso.
“Non sarai mica femminista, eh?”
“Se per femminista si intende una che brucia i reggiseni, non lo sono. Ma, se si intende una convinta della assoluta parità tra uomo e donna e in qualche caso superiorità, allora sì, lo sono. E ne sono fiera”
“Come ti chiama quel bellimbusto di Bruno, Clarabella, vero?
Assolutamente inadatto. Non fai pensare a un fumetto, per niente. Sei una vera sorpresa, potrei dire che hai le palle”
“No, guardi, avvocato, io le palle non le voglio avere. Sono una donna e tengo alla differenza di genere. Non credo che avere i testicoli, in senso stretto o figurato, mi renderebbe migliore in qualche modo. Comunque ora andiamo, perché il processo riprende e poi, francamente, questa conversazione mi ha un po’ stufato”
Nasi la guardò interdetto e scosse il capo.
Ma, da quel momento, pensò alla giovane praticante come a una persona determinata e grintosa. Sicuramente molto diversa da una stampante, come talvolta qualcuno dello studio l'aveva definita.
(continua)
Ohh, finalmente iniziamo a tirare fuori gli artigli, visto che giustamente la ragazza non è dotata di sfericità maschili, anche se effettivamente ad honorem le avrebbe eccome!!!